Questa «nazionale» a Moser non piace di Maurizio Caravella

Questa «nazionale» a Moser non piace Oggi la Tre Valli Varesine, prima corsa di rifinitura per gli azzurri Questa «nazionale» a Moser non piace DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VARESE — Questa «nazionale» a Moser non place: si sente, come' dice qualcuno, un generale senza esercito. Aveva chiesto quattro gregari della Sanson, ne ha avuti tre: Fabbri, Bortolotto e Beccia, mentre Fraccaro — l'altro scudiero che il campione del mondo avrebbe voluto accanto a sé sul Nuerburgring — è stato «bocciato», perché ha dimostrato di andare più piano degli altri selezionati. Poiché in squadra è entrato Panizza, che l'anno prossimo correrà per la Sanson e quindi si sente già, in' pratica, al servizio di Moser, si pensava che Francesco potesse ritenersi soddisfatto. E invece non è così: 'Fraccaro — ha detto — doveva essere incluso: nelle tre corse che mancano prima della partenza per la Germania, avrebbe avuto la possibilità di mettersi alla pari con gli altri. E se non ci fosse riuscito, sarebbe stato retrocesso nel ruolo di riserva. In questo caso, io non avrei avuto alcun motivo per protestare». Ma a Moser quésta «nazionale» non piace non soltanto perché è stato escluso Fraccaro, uno dei suoi uomini di fiducia. Non gli piace, perché non la sente abbastanza «sua». Ci sono cinque uomini, forse sei, dei quali il campione del mondo non si fida completamente: corridori che sono abituati a correre soprattutto per se stessi e che difficilmente, secondo lui, riusciranno a cambiare' mentalità da un giorno all'altro. I nomi? Baronchelli, Battaglin, Gavazzi, Bitossi e Gimondi: e forse si può aggiungere anche Visentini, entrato in squadra all'ultimo momento, grazie ad un Giro di Romagna che lo ha visto protagonista. Per quanto riguarda i primi tre, Moser ha dovuto accettare di averli in squadra e stare zitto: Baronchelli e Battaglin si sono guadagnati la promozione sul campo ed a Gavazzi, campione d'Italia, una maglia azzurra spettava quasi di diritte. Ma Gimondi e Bitossi. Moser non li voleva. Non li voleva perché ritiene che, su un percorso così duro, difficilmente riusciranno a rendersi utili: secondo Moser, più che aiutare gli altri, Gimondi e Bitossi dovranno impegnarsi per se stessi, per non rischiare di scivolare nelle retrovie ed essere costretti al ritiro. Ma forse non li voleva anche per un'altra ragione: Gimondi e Bitossi, «bandiere» del nostro ciclismo, con la loro personalità gli fanno sentire questa squadra azzurra un po' meno «sua». Dice che il ruolo di «punta» spetta soprattutto a lui: perché è campione del mondo; perché ha molta esperienza internazionale (sicuramente, più di Saronni); perché ha dimostrato di essere il più forte degli azzurri. Ma in questa «nazionale» si guarda intorno e, forse, ha l'impressione di non vedere tante facce amiche. A complicare le cose, la prova opaca di Saronni al Giro di Romagna. Il «bimbo d'oro» del nostro ciclismo dovrebbe essere, nei piani di Martini, capitano alla pari con Moser, ma il campione del mondo non è d'accordo, non lo è mai stato. E se Saronni stenta a tenere le ruote dei migliori in salita —com'è successo appunto a Lugo —, Moser si convince una volta di più di aver ragione. Martini, commissario tecnico con tanti problemi, ha promosso in maglia azzurra, con molta coerenza, gli uomini migliori, ma I guai ricominciano adesso: perché la squadra finalmente c'è, ma molti sono scettici sul fatto che riesca a funzionare, proprio perché i cosiddetti «battitori liberi» (ma liberi non saranno affatto, secondo Martini) sono in gran numero. E' un gioco di difficili equilibri: con Moser e Saronni, ovviamente, impegnati a tirare la corda ciascuno dalla propria parte. Oggi si disputa la Tre Valli Varesine, domani è in programma la Coppa Agostoni, martedì la Coppa Bernocchi, poi la squadra partirà per la Germania. In queste tre corse di «rifinitura». Martini dovrà svolgere soprattutto un difficile lavoro psicologico, smussare altri angoli. E dovrà anche «bocciare» due corridori, relegandoli al ruolo di riserva. Moser ha tre gregari della Sanson e dice che sono pochi: togliergliene uno sarebbe come fargli un dispetto, o almeno lui lo considerebbe tale; Saronni ne ha uno solo, Riccomi, e vuol tenerselo stretto; Gimondi e Bitossi vogliono dimostrare a Moser che la loro promozione è meritata. Insomma, I da oggi la «bagarre» ricomincia. | Maurizio Caravella I

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