Il supermarket della mortalità

Il supermarket della mortalità Il supermarket della mortalità CARLO CARENA Per chi va a Londra: dopo pagata la visita ai grandi magazzini di Oxford Street e alle tombe di Westminster, altro «grande magazzino della mortalità» secondo la definizione di Addiseli, e assorbita la funerea noia delle musiche dei moderni supermarket come la «gradevole malinconia» che emana da quell'altro ambiente fastoso, dopo, una mattina a curiosare da Christie o da Sotheby. Qui, alle 11 ante meridiem in punto, sale sul podio il signor Peter Wilson, così puntuale da venir esibito per pub; blicità d'una marca di orologi al modo in cui le lavandaie diKònigsberg si regolavano per le otto del mattino sull'uscita di casa del professor Kant diretto all'università. Per spiegare agli increduli l'attrattiva di questa sosta, sunteggiamo il catalogo degli articoli posti all'asta da Sotheby un lunedì dello scorso luglio. Quel lunedì era esposto e in vendita al 34 di New Bond Street il manoscritto autografo dei Watsons di Jane Austen, con la scrittura minuta d'una Morante del XVIII secolo; il taccuino dell'umanista A. E. Housman, «con le sue caratteristiche sfuriate»; una lettera dell'ammiraglio Collingwood scritta il giorno seguente la battaglia di Trafalgar; una lettera del Direttore delle Baldorie, Sir Henry Herbert, a proposito della stagione teatrale londinese del 1660; la confessione dei suoi peccati redatta di proprio pugno dal regicida Miles Corbet nella Torre; il libretto degli assegni di Charles Dickens; una lettera di John Ruskin alla sua governante in cui le chiedeva come fosse venuta a sapere ch'era affetto da sifilide; un'altra lettera, di T. E. Lawrence, con la notevole ammissione di essere frigido nei riguardi delle donne; l'epistolario di un bigamo che, in galera, si faceva passare per il medesimo Lawrence; un altro incalcolabile numero di missive di altri scrittori e di re e regine, notoriamente numerosi in Inghilterra quanto i papi. Ancora all'asta da Sotheby figuravano in quella seduta gli occhiali di Robert Browning, il tavolino ovale usato per il breakfast delle nove da Robert Burns, un ricciolo della chioma di Byron. E peccato aver perso quell'altra precedente seduta in cut fu presentato e venduto dallo stesso martello di mister Wilson il WC foderato in daino della carrozza ferroviaria della regina Vittoria, che il catalogo garantiva «usato una volta sola». Come si vede, un altro «grande magazzino della mortalità» da non perdere.

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Oxford Street