Ferisce il marito che insidia la figlia di Ezio Mascarino

Ferisce il marito che insidia la figlia Madonna di Campagna: sanguinoso epilogo di un dramma familiare Ferisce il marito che insidia la figlia Da anni la donna età sottoposta a continue angherie dal capofamiglia sempre disoccupato (i figli, anche i più piccini, sono costretti a un lavoro nero) - Ieri mattina, all'alba, l'uomo era in procinto di far violenza alla figlia tredicenne - La moglie lo ha sorpreso: sopraffatta dallo sdegno e dal disgusto ha afferrato un coltello e l'ha colpito - E' grave: frattura del cranio E' la storia di una donna di 35 anni, piccola e minuta, capelli corvini, ricciuti. Un volto ohe conserva qualche traccia della bellezza giovanile, disfatta da sei gravidanze. Accanto a lei un marito scontroso, manesco, violento. Botte ogni giorno, senza un motivo, soprattutto da quando ha preso a bere. Ieri notte l'ha sorpreso nel bagno a insidiare la figlia di 13 anni: « Dio, che scena disgustosa, pazzesca. Ho preso un coltello da macellaio, l'ho colpito. Due, tre volte sulla testa. Poi ho stretto tra le braccia Ivana, piangeva. L'ho portata via perché dimenticasse subito quell'incubo ». Lui, il marito, è ricoverato all'ospedale Maria Vittoria. Gravissimo. Maria Luigia Angius, 35 anni, nata in un piccolo paese del Cagliaritano, a San Nicolò Gerrei. n Un paese di pastori, tra rocce e arbusti ». Vent'anni fa ha conosciuto Antonio Coni, del Nuorese, dieci anni più vecchio di lei. « Difficile trovare lavoro nell'isola. Dopo il matrimonio abbiamo deciso di venire nel continente ». E sono finiti a Torino. Gli anni del « boom »: lavoro per tutti, anche Antonio Coni finisce in un'officina. « Tutto andava nel senso giusto. Una buona paga, serenità in casa. Sono nati i figli, sei. Armando, il più grande ha 17 anni; Iris, la più piccola, nove ». Vivevano in un piccolo alloggio, due camere e cucina. L'affitto era basso, ma la casa poco confortevole. « Abbiamo latto domanda all'Istituto case popolari. Tutti ci avevano detto "con tanti bimbi non avrete problemi, ve 10 assegneranno subito". E abb' mo avuto fortuna ». Tre anni fa consegnarono loro le chiavi di un alloggio in corso Grosseto 373. E' al quarto dei dieci plani di una « torre ». Le « torri » sono tre, quaranta famiglie ciascuna, molti gli immigrati, moltissimi i bimbi che corrono ogni istante per le scale, festosi e chiassosi, 0 che rincorrono il pallone nei giardini in cemento che circondano il quartiere: « Un bell'alloggio, tre camere, spaziose, luminose. Sembrava d'aver toccato 11 cielo ». Ma a oscurare questa felicità, 1 prir.ii problemi. Antonio Coni ha perso il lavoro, non riesce a far fronte alle necessità della famiglia. Cambia carattere, diventa manesco, violento, aggressivo. E passa molte ore all'osteria. « Tsr tirare avanti il primogenito, Arnaldo, si è impiegato in un negozio di pelletteria. Noi tutti, io e ì mìei figli, abbiamo preso un lavoro da lare in casa. Montiamo i fiori dì plastica ». Gambo, corolla, petali, anche 1 sepali in plastica, di vari colori. I bimbi raccontano: « E' un lavoro bellissimo. Ci si diverte. Spesso facciamo la gara per vedere chi ne fa di più in un'ora ». Seduti attorno ad un grande scatolone di cartone, a montare pezzo su pezzo. Maria Luigia Angius però non nasconde la sua amarezza: « Certo, è una sofferenza vedere questi ragazzi fare questo lavoro mentre i coetanei giocano in cortile. Ma ci danno due soldi, dobbiamo confezionarne tanti, in poco tempo ». In questi giorni madre e figli si mettevano sul balcone, per prendere un po' di sole, tutti attorno al grande scatolone di cartone nel quale gettavano, spesso in gara tra loro, i fiori finiti. « Tutte le sere lo stesso dramma. Antonio tornava a casa tardi, dopo essere stato in giro tutto il giorno. Cercava lavoro, mi diceva. Ma senza fortuna. Qualche mese in un cantiere, poi disoccupato. Dieci giorni fa, finalmente, lo hanno assunto in una officina. Ma era cambiato. Arrivava a casa e mi aggrediva con male parole, davanti ai bimbi. Mi picchiava, sempre, sotto l loro occhi. Se era ubriaco, schiaffeggiava anche loro se tentavano di difendermi ». La scorsa notte Antonio Coni è rincasato verso le 5. « Noi eravamo già c letto. Luì ha sbattuto la porta, svegliandomi. Mi sono alzato per andargli incontro. Era rosso in volto, lo sguardo spiritato. "Hai bevuto?" gli ho chiesto. Mi ha riso in faccia. Ed ha cominciato a picchiarmi. Schiaffi e pugni. "Perché, perché?" gli chiedevo. E lui giù botte. Poi ha aperto la porta della camera da letto delle bimbe. Sì è avvicinato alla brandina dove riposava Ivana. Ha 13 anni, è già quasi una donna. Era sveglia, si era destata per le grida di mio marito, e per il mio pianto. Ma come tante altre sere, come fanno sempre i suoi fratelli non si era alzata perché tutti hanno paura del padre, dei suoi pugni, delle sue minacce. Antonio ha srl sorriso alla piccina, l'ha accarezzata. Pensavo volesse tranquillizzarla. Aveva gli occhi sbarrati dal terrore, povera bimba ». La donna, con il cuore In gola per lo spavento si è rincantucciata in cucina: « Si calmerà, verrà a dormire subito e tornerà tranquillo ». Antonio Coni, invece ha preso per la mano la figlia, continuando ad accarezzarla e l'ha portata nel bagno. « Non potevo immaginare quali erano le sue intenzioni. Una cosa così tremenda, criminale ». Padre e figlia sono rimasti nello stanzino per qualche minuto, una decina forse. « Ma cosa sta capitando?, mi sono chiesta. Cosa sta facendo? ». Maria Luigia Angius ha aperto la porta. « Che vergogna, che disgrazia. Aveva strappato il pigiala ad Ivana. Lui sorrideva, lei lo guardava con i suoi grandi occhi neri, sbarrati, chissà cosa pensava, chissà cosa ricorderà un giorno dì quegli attimi ». Maria Luigia Angius si è buttata sul marito, urlando per la disperazione. Lui ha afferrato un coltello a mannaia, riposto su un armadietto. « Ha cercato di colpirmi. Poteva uccidermi, forse lo voleva davvero. Mi sono difesa con disperazione. Non per me, ma per Ivana, per i mìei figli. GII ho strappato quel coltellaccio, l'ho afferrato con le due mani e l'ho colpito. "Madonna mia, aiutami" urlavo ». Tre, quattro fendenti. Anto- nio Coni è caduto a terra. La moglie è corsa via, si è chiusa nella camera chiamando attorno a sé i suol figli: « Non è nulla, state calmi. Papà, lo sapete, a volte è troppo allegro perché beve troppo. Il vino è traditore, lo dicono anche i nonni ». Poi ha dato l'allarme. Ha chiamato un'ambulanza della Croce Verde, ha avvisato la polizia. Antonio Coni è stato trasportato all'ospedale Molinette, poi al Maria Vittoria. La prognosi è riservata: frattura del cranio, altre lesioni alla fronte. Malia Luigia Angius, è stata interrogata a lungo in questura. Gli stessi funzionari sono rimasti sconvolti dalla cupa calma con cui la donna ha raccontato la sua storia: « Sembrava che cosi, parlando lentamente, senza fermarsi mai. quasi neppure per respirare, si liberasse da un incubo ». E davvero un incubo era stato. Non è stata denunciata. Deciderà il magistrato: ma sembra un chiaro caso di legittima difesa. Cosi è tornata a casa, per accudire ai suoi figli. Antonio Coni, dopo le cure, è stato trasportato In reparto. Parla, riesce anche a sorridere: « Sì è vero, ero pieno di vino. Avevo bevuto troppo. Sono cose che capitano ». Lui, invece, è stato denunciato per maltrattamenti, lesioni, atti di libidine violenta, con molte aggravanti. Ezio Mascarino ma Antonio Coni è ricoverato all'ospedale in gravi condizioni. La moglie, Maria Luigia, rilasciata dopo l'interrogatorio. Una foto di famiglia con i sei figli della coppia

Luoghi citati: San Nicolò Gerrei, Torino