L'impresario Ezio Radaelli ha ricevuto un avviso di reato

L'impresario Ezio Radaelli ha ricevuto un avviso di reato L'impresario Ezio Radaelli ha ricevuto un avviso di reato Nel baraccone del "Cantagiro,, forse c'erano anche dipinti falsi DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Per Ezio Radaelli, il più famoso organizzatore di spettacoli di musica leggera in Italia, i guai con la giustizia sono arrivati con la pittura. Nel mondo delle carovane pittoresche e strombazzanti che girano d'estate la Penisola e anche l'Europa pubblicizzando dentifrici e cantanti, bottiglie di liquore e i flirt dei divi del 45 giri, Radaelli aveva infatti portato anche l'arte mettendo insieme mostre itineranti di quadri di pittori famosi, quotati e giovani, con intenzione di creare un insolito connubio di mercato. Ed è qui che Radaelli, 59 anni, milanese, ha messo in sospetto l'autorità giudiziaria. Nel treno del «Canteuro- pa», variazione invernale del «Cantagiro» nostrano, l'ultimo vagone era allestito con sfarzo ed era diventato una galleria viaggiante: Guttuso, De Chirico, alternati a nomi di giovani che non erano conosciuti all'estero. «Un modo — aveva detto il patron della canzone — per portare la cultura italiana a spasso per il mondo». Ma sta di fatto che, ora, Ezio Radaelli rischia quattro anni di carcere. Il magistrato romano Giorgio Santacroce è arrivato a lui dopo una lunga inchiesta che aveva portato l'anno scorso al rinvio a giudizio di 36 persone, mercanti e gestori di gallerie d'arte. Secondo i sospetti del magistrato — Radaelli ha ricevuto un avviso di reato — in una ramificata organizzazione di trafficanti d'arte falsa il music-man di Sanremo avrebbe potuto avere l'incarico di vendere e diffondere le opere. Nelle carovane di cantanti era allegata la «galleria» con tanto di catalogo illustrativo. E tutto si riallaccia alla scoperta di una collezione trovata dai carabinieri in una villa di via Nicolò Piccolomini di tele firmate De Chirico e Guttuso (che si ritiene possano essere false). La proprietaria aveva fatto il nome di Radaelli. «/ quadri mi sono stati affidati da lui in custodia». I dipinti di via Piccolomini facevano parte del «catalogo» del Cantaeuropa. In base a questi risultati la magistratu ra disponeva una perquisizione negli uffici della «organizzazione pubblicitaria Radaelli» in via Savoia 84. Sotto sequestro sono finiti diciotto tele firmate Giorgio De Chirico. Secondo una prima indagine alcuni dei quadri sarebbero falsi anche se sono accompagnati da bolli, «expertise» e autentiche notarili. E' comunque in corso una perizia che Santacroce ha affidato ad esperti di pittura moderna accreditati presso il tribunale come periti. Altre cinque tele sono state sequestrate presso Tifi arte, una organizzazione finanziaria di Firenze che concede sovvenzioni su opere d'arte lasciate in garanzia. Le cinque tele (tre De Chirico, un Guttuso e un'ultima di un pittore francese) servirono a Radaelli per ottenere un cospicuo finanziamento. Anche in questo caso si tenterà di stabilirne l'autenticità. Ezio Radaelli respinge le accuse e parla di un errore: secondo lui tutti i quadri sono autentici. Interrogato dal sostituto procuratore Giorgio Santacroce l'organizzatore del Cantagiro e del Canteuro- pa afferma di essere assolutamente estraneo ed innocente. E non resta che attendere il responso degli esperti. Il caso Radaelli fa tornare alla ribalta il mercato delle opere d'arte, da alcuni anni sempre più spesso al centro di intricate vicende giudiziarie: esiste un giro di miliardi e — si sa — esistono centinaia e centinaia di falsi che sono passati di mano in mano che hanno certificati e perizie, convalide e firme. Tutto questo è possibile in un Paese dove il problema del patrimonio culturale non è sentito, dove si rubano statue e tele dalle chiese, do¬ ve non si ha rispetto per quanto resta del lavoro geniale degli artisti passati e presenti e soprattutto dove impera, nei campo dell'arte contemporanea, una grande ignoranza. A ciò si aggiunge che sono molti coloro che, sia per prestigio che per speranza di accumulare danaro, comprano dipinti o meglio «firme» di artisti affermati. E spesso molte persone si mettono nelle mani di mercanti disonesti che sfruttano la situazione, approfittando di una legislazione carente e vendono per fior di milioni ignobili «croste».

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