Begin ora propone: con l'Egitto "un'intesa limitata permanente,, di Giorgio Romano

Begin ora propone: con l'Egitto "un'intesa limitata permanente,, Un altro "ballon d'essai,, prima di Camp David Begin ora propone: con l'Egitto "un'intesa limitata permanente,, NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Si delinea l'attegiamento ohe Israele assumerà alla Conferenza di Camp David, alla quale — contrariamente a quanto si era detto inizialmente — sembra che la sua delegazione comprenderà anche i ministri degli Esteri e della Difesa e che quest'ultimo parteciperà H?li incontri anche nell'ipotesi ohe il generale Gamasy non vi Si rechi. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi e delle congetture e conviene per il momento attenersi ai fatti. Sono da segnalare per contro due discorsi abbastanza impegnativi di Begin e di Dayan, che ci danno l'idea della posizione che gli israeliani intendono assumere al vertice negli Stati Uniti, del quale si cerca intanto di attenuare il peso e le conseguenze: «Importante certo, ma non decisivo », come ha detto Begin parlando alla cerimonia per la distribuzione dei brevetti di ufficiale ai cadetti che avevano compiuto il loro corso. Il primo ministro ha introdotto nella sua disamina un concetto nuovo per i prossimi passi del negoziato: quello di «accordi parziali permanenti che possono costituire un corridoio verso la pace». Come rivela Maariv nel suo editoriale di ieri sera, «è un concetto che richiede chiarimenti perché se il premier intende parlare di frontiere aperte, di relazioni commerciali, e di. libera circolazione tra i due Paesi (Egitto e Israele, n.d.r.), in che cosa consisterebbe il carattere "parziale" che ha sottolineato? Non si vede nemmeno dove sarebbe la differenza tra un trattato di pace e un accordo limitato che non si sa se dovrebbe essere formalmente sottoscritto oppure convenuto in via pragmatica». Viene ricordato il caso della Germania Federale che, dopo la seconda guerra mondiale, non ha firmato alcun accordo di pace, mentre si è stabilito un «accordo permanente parziale» che è servito di base a normali relazioni tra gli Stati «ed è questo che Israele vuol conseguire a Camp David». Ma — come nota il giornale del pomeriggio — la Germania era un Paese occupato e vinto e il parallelo col Medio Oriente sembra insostenibile, anche perché non è realistico pensare che l'Egitto sia pronto ad accettare una normalizzazione delle relazioni negoziando la restituzione di una parte soltanto di territori occupati nel 1967. Begin ha scartato la possibilità di intese interinali che a suo avviso non avrebbero altro risultato che quello di una ritirata israeliana senza contropartita, «come è avvenuto in passato», ed ha così indicato in termini generali come vede la prospettiva dei colloqui che dovrebbero avere inizio il 5 settembre e che «potrebbero concludersi rapidamente, ma anche durare molti giorni». Questo concetto del summit sembra unilaterale e poco realistico e presuppone che gli egiziani si rechino all'incontro con una strategia più flessibile sulle questioni territoriali. Altrimenti, secondo quanto ha dichiarato il vice premier Yigael Yadin alla radio, Israele tenterà di lanciare una discussione sul piano di pace proposto nel dicembre scorso dal primo ministro, perché a suo avviso «in effetti questo piano non è mai stato discusso dalle parti». Concretamente la nozione di difesa e di sicurezza si preciserà in due elementi fonda¬ mentali: presenza militare israeliana e unificazione delle frontiere. Il ministro degli Esteri, in un discorso tenuto mercoledì sera agli attivisti della corrente liberale, ha constatato che le linee del 4 giugno 1967 non rispondono all'imperativo di un minimo di sicurezza per lo Stato ebraico, ma ha aggiunto che «Israele deve sforzarsi di non annettere territori in cui abita una grande popolazione araba », pur esistendo « un minimo territoriale a cui non si può rinunciare». Dayan ha pure sostenuto che si deve cercare di mettere fine al più presto all'amministrazione militare in Giudea e Samaria. La posizione israeliana sembra dunque cristallizzarsi all'avvicinarsi di questo vertice: gli israeliani vanno a Camp David per negoziare un trattato di pace completo e definitivo sulla base del progetto Begin, oppure per questo tentativo nuovo di una pace limitata. Malgrado la richiesta e l'impegno, di non fare dichiarazioni prima della riunione, gli esponenti israeliani parlano ogni giorno. E' vero che talvolta le parole servono a nascondere il pensiero, ma tanta verbosità non sembra utile, anche perché solleva reazioni all'interno. Il «Fronte del lavoro» ha già preso posizione contro l'idea di Begin e ha affermato che questo suo concetto di distinguere tra accordo interinale e «intesa limitata e permanente» sembra destinato p preparare un voltafaccia nell'atteggiamento del Likud verso un'accettazione di accordi parziali e provvisori: «Un'intesa limitata permanente è solo un tentativo di salvare la faccia di Begin e di Dayan che in passato s; erano opposti agli accordi interinali». Frattanto l'inaugurazione di due nuovi insediamenti semiurbani in Samaria (Haref e Tapuah) da tempo predisposti e già parzialmente abitati (da oggi ospitano anche le famiglie dei primi coloni), costituisce un altro elemento di disturbo mentre si prepara l'incontro tripartito. E' vero che alle cerimonie di ieri si è dato il minor risalto possibile, proprio per considerazioni di opportunità, ma la stessa costituzione dei due centri (il primo abitato da lavoratori dell'industria militare, il secondo dai seguaci di Gush Emunim) rivela che la colonizzazione continua Giorgio Romano