Ha quarantanni l'uomo nuovo che guida la PeugeotOtroen

Ha quarantanni l'uomo nuovo che guida la PeugeotOtroen L'OFFENSIVA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO FRANCESE Ha quarantanni l'uomo nuovo che guida la PeugeotOtroen PARIGI — C'è un nome nuovo nell'automobilismo europeo, quello di Jean-Paul Parayre. Da poco più di un anno al vertice del gruppo Peugeot-Citroèn, è il principale artefice del recentissimo accordo che ha modificato la struttura dell'industria dell'auto a livello mondiale, permettendo alla società francese di assorbire tutte le attività europee del gruppo americano Chrysler, e facendone così, tra la sorpresa generale, un nuovo grande colosso industriale. Parayre ha solo quarantun anni e può essere considerato una sorta di ragazzo-prodigio. Proviene dalla famosissima Ecole Nationale d'Administration da cui escono i grandi funzionari pubblici francesi. Negli Anni Cinquanta nelle industrie comandavano gli ingegneri, negli Anni Sessanta i politici hanno cercato di controllarle, Parayre oggi rappresenta forse un nuovo tipo di «manager*, una sorta di compromesso vivente tra esigenze politico-burocratiche ed esigenze di un 'economia di mercato. Estremamente schivo, dall'aria giovanissima, Parayre sembra anche fisicamente il perfetto tecnocrate. Era un giovane e brillante funzionario sulla trentina quando venne chiamato, in qualità di rappresentante dello Stato, nel consiglio d'amministrazione della Renault, la grande industria francese dell'auto, sotto controllo pubblico. Questo giovane taciturno aveva il compito, insieme con i suoi colleghi consiglieri, di garantire che, nella Francia gollista, i «managers- dell'auto si muovessero rispettando le grandi direttive della politica industriale del governo. Parayre si trovava cosi in una posizione invidiabile: proveniva dalla burocrazia ed aveva la possibilità di studiare il funzionamento reale dell'economia, poteva esaminare i «managers», studiarli, conoscerne a fondo i problemi, ma con distacco, sema essere uno di loro. ■in questa posizione lo trova l'avvento di Giscard alla pre- sidenza; nella nuova amministrazione ci sono moltissimi funzionari e politici che sono usciti dalla sua stessa scuola, magari sono stati suoi compagni di corso. Essi portano, insieme al nuovo presiedente, l'esigenza di una nuova flessibilità. Non bisogna, cioè fare piani troppo rigidi, specie in un mondo che, dopo il 1973, presenta mutamenti rapidi e talvolta drammatici. Per l'auto, questa nuova flessibilità significa che è pericoloso puntare sulla sola Renault, e legare a quest'impresa, che pure è molto valida, le sorti dell'automobilismo francese. Meglio far sorgere un altro gruppo, possibilmente privato, che faccia da contrappunto alla Renault, senza necessariamente en- trare con essa in una concorrenza diretta e distruttiva. ^ . I risultati di questo cambiamento d'indirizzo non si fanno attendere. Contrariamente alle previsioni, che vedevano come probabile la fusione della Citroen (terzo produttore) con la Renault, si effettua un matrimonio tra la Peugeot (secondo produttore) e la stessa Citroen. Nasce cosi il gruppo Peugeot-Citroèn, in mani private, di dimensioni paragonabili alla Renault. Il tutto richiede imponenti risorse finanziarie ed il governo francese presta alla Peugeot oltre centocinquanta miliardi di lire. Insieme al prestito, alla Peugeot arriva anche Jean-Paul Parayre. I primi tempi del giovane Parayre nelle alte sfere della Peugeot devono essere stati duri La Peugeot è un'impresa privata orgogliosa della propria tradizione, dove i «managers- vengono dal basso e non sono «importati» dall'esterno. L'ingegner Jordan, artefice del successo della casa negli Anni Cinquanta, era entrato come impiegato trentanni prima. La famiglia Peugeot mantiene un controllo attento sull'impresa e sui suoi profitti, ed ha tre membri nel consiglio d'amministrazione; la sua tradizione protestante la induce ad un notevole paternalismo nei confronti dei 180 mila dipendenti. Parayre, però, ha qualcosa in più. Laddove i Peugeot sono provinciali, egli conosce i meccanismi della grande burocrazia; gli servono le conoscenze nel governo; egli serve l'impronta razionalizzatrice, cartesiana, che gli ha dato la sua scuola. Si rivela anche gran diplomatico, attutendo i contrasti e le tensioni che si manifestano tra i dirigenti Peugeot e quelli della Citroen, appena assorbita, fieri portatori anch'essi di una lunga tradizione. La fusione con la Citroen si rivela un successo, così come più in generale si rivela un successo la politica giscardiana dell'auto. L'industria francese batte nuovi record produttivi, mentre la produzione tedesca ristagna; ormai, è prossima ai livelli dei rivali d'Oltre Reno. Si tratta di un'espansione basata sulle esportazioni (circa la metà della produzione) e che porta con sé buoni profitti. Nel 1977 Peugeot-Citroèn fa registrare un utile pari ad oltre duecento miliardi di lire; il fatturato supera i seimila miliardi. Così, Parayre giunge al vertice della società, a capo di un triumvirato di amministratori che comprende un rappresentante della famiglia. Pierre Peugeot, oltre a Gerard de Pins. Vi giunge, a metà del 1977, in un momento particolarmente delicato: in Francia le sinistre sembrano prossime a prendere il potere nelle elezioni d'autunno; più in generale, la concorrenza giapponese diventa più marcata ed è necessario procurarsi a tutti i costi nuovi sbocchi all'estero. Lo stile di Parayre lo porta ad azioni rapide, nelle quali è spesso presente, come nelV «affare Chrysler-, l'elemen to sorpresa. Sorprende la Francia quando restituisce anticipatamente il prestito ottenuto tre anni prima dal governo, e che le sinistre hanno violentemente criticato; e comincia a cercare a tutti i costi nuovi sbocchi all'estero. Nel mondo dell'auto, ormai, accanto alle grandi innovazioni tecniche, contano sempre di più le reti di distribuzione e di assistenza; se le macchine so¬ no sempre meno differenti tra di loro, è imperativo fornirle agli acquirenti con rapidità e garantire la loro manutenzione. La Peugeot tenta cosi di concludere un accordo con l'American Motors, una casa statunitense di dimensioni inferiori a quelle dei «grandi-, ma sempre ragguardevoli, ma è preceduta in quest'operazione dalla Renault Nel frattempo stipula un accordo per un nuovo stabilimento in Iran, e dà vita, insieme con la Fiat ad una nuova iniziativa industriale per lo stabilimento di Val di Sangro. Il «colpo- della Chrysler si colloca così in una logica progressione secondo una strategia industriale indubbiamente efficace, che vede tra l'altro un certo sincronismo di movimenti, una notevole convergenza di mentalità, tra governo, burocrazia, industria, a differenza di quello che avviene, ad esempio, in Italia, dove questi tre mondi molto spesso non riescono a comprendersi. E' una nuova Francia, ambiziosa e dinamica, che ha modificato in positivo i dettati del gollismo: dal «no- alle multinazionali straniere, si è passati al «sì- alle multinazionali francesi, jyf ari0 Deaglio IIP' "t ' •Ri ^ «W 9 ^ lÉSìi ■ s Parigi. Uscita di operai negli stabilimenti Renault di Boulogne-Billancourt. E' in quest'azienda che Jean-Paul Parayre, allora giovane e brillante funzionario, iniziò la carriera che l'ha portato al vertice del gruppo Peugeot-Citroén (Foto Grazia Neri)

Persone citate: Boulogne, Deaglio, Grazia Neri

Luoghi citati: Francia, Iran, Italia, Parigi