Terra degli aironi

Terra degli aironi Terra degli aironi Da Aztlan «Terra degli aironi» o «Terra bianca», prese nome l'antica popolazione azteca che ivi si stabili nel 1100 d.C. La località è, a tutt'oggi, molto discussa: si parla dell'America settentrionale e di altri continenti (si ipotizza persino' sull'Atlantide), certo è che gli' Aztechi passarono in Messico fermandosi ad Anahuac (Terra fra le acque), cosi detta perché posta nella conca di un lago, già cratere di un. vulcano . spento. Circa nel 1320'costruirono Tenochtitlan ricca di templi, bellissimi palazzi e pregevoli sculture, che divenne poi l'attuale Città del Messico, capitale di un regno teocratico che vantò undici dinastie, fino all'arrivo di Héman Cortes nel 1521. Egli, creduto il dio Quetzalcoatl, Serpente Piumato (da Quetzal uccello e Coati serpente), di ritorno dal suo volontario esilio, fu ricevuto con onori regali da Montezuma che commise il grave errore di mostrargli floride città, enormi ricchezze ed usanze religiose, comprensive di rituali màgici e sanguinosi, che lo indussero a pensare che diaboliche potenze imperassero su quei luoghi. Quelzalcoatl era l'unico a non gradire sacrifici umani, egli era venuto ad insegnare a coltivare la terra, a costruire palazzi, a lavorare i metalli ed ogni arte e mestiere, ed a rispettare le leggi di bontà ed amore da lui stesso portate, ma fu vinto dal crudele dio Tezcatlipoca e fuggì dallo Yucatan in Oriente. La civiltà azteca, quando giunsero gli Spagnoli, era al massimo del suo splendore, né potremo mai sapere quale grado avrebbe raggiunto poiché da quel giorno, lutto fu sistematicamente distrutto e, persino i libri, scritti su carta (già da allora conosciuta), furono bruciati come eresie. Gli Aztechi curavano molto la persona: d'estate si bagnavano nei fiumi e, d'inverno, nella terme munite di sistemi a vapore. Vestivano, a secónda del sesso, perizomi o gonne dai policromi disegni, su cui indossavano vistosi mantelli; le classi più elevate portavano preziosi monili d'oro e d'argento anche 'nel labbro inferiore forato come i lobi delle orecchie. Il Re scendente divino, sposava sorella per non contaminare la stirpe e, solo i suoi figli avevano diritto al trono (icpalli) schiavi erano proprietà del drone che poteva liberarli venderli solo tre volle: la quarta erano sacrificati sugli altari. Il più grande studioso di storia azteca Jacques Soustelle ci dà ampie descrizioni degli aspetti più salienti della vita di questo popolo, che, purtroppo dobbiamo sintetizzare al massimo. Accanto al Re governavano mini- di- u na Gli pa- stri e dignitari con mansioni diverse. La pena di morte era usata come il taglio della mano ed altre pene corporali consistenti, per lo più, in mutilazioni. Mentre da un lato la civiltà assimilata dai Toltechi era un elemento educativo e moderatore, d'altra parte il substrato latente di crudeltà ereditato da non lontane origini barbare, si esternava specialmente nelle usanze e nel simbolismo religioso che, in simbiosi con la natura, ci riporta all'idea dualistica vita-morte implicita in tutte le concettualizzazioni azteche e pre-colombiane in genere. Sul corpo delle divinità la testa è un teschio ghignante dai diversi copricapi; solo i guerrieri o i sacrificati divenivano «Compagni del Sole» Huitzilopochtli, ascendendo al cielo. Tra le vittime l'eletto, giovane e bello, era circondato di cure, e delle più nobili fanciulle perché potessero generare con lui figli divini e forti. Indi veniva isolato, purificato, condotto in cima al teocalli, sdraiato sulla pietra-altare ed i sacerdoti gli incidevano il petto con un coltello di ossidiana strappandogli il cuore che, ancor vivo, era offerto al dio in un bacile di pietra a forma di serpente o giaguaro, simbolo del guerriero. Il corpo, precipitato dall'alto, era atteso dal popolo che se ne contendeva i pezzi per cibarsene e divenire più forte. Chi poi aveva l'onore di essere immolato a Xipe-Totec (lo scorticalo), veniva, da vivo, privato della pelle usala in riti propiziatori. Gli anziani e i moribondi si raccomandavano alla dea del peccato Tlazolteol che li assolveva una sola volta nella vita. Tlaloc era il dio della pioggia: «che bagnava gli uomini e la terra su cui posavano i piedi, come le radici delle piante e degli alberi, rigenerando il mondo». Dall'alto del teocalli insanguinalo Cortes pose a Montezuma che lo accompagnava, l'atroce aul-aut: la conversione o la distruzione, ma l'imperatore guerriero e valoroso muore il 30 giugno 1522, rifiutando di farsi cristiano, solo e disprezzato dal suo popolo. Con lui fini lo splendore dell'Impero Azteco ed ebbe inizio uno dei più orrendi genocidi: si chiude con la ritirata degli spagnoli, carichi d'oro, la storia triste per riaprire il capitolo archeologia nel 1841 con l'americano .Lloyd Stephen* e molti altri così, come l'araba fenice risorge dalle ceneri, l'antico splendore ed i nomi delle antiche divinità, sono tornati a vivere nelle piazze e nelle strade Velia Armuzzi Dea della morte e del peccato Tlazolteol

Persone citate: Armuzzi, Cortes, Jacques Soustelle, Lloyd Stephen

Luoghi citati: Anahuac, Città Del Messico, Messico