Speranze nell'Ossola ferita

Speranze nell'Ossola ferita Ad una settimana dal disastroso nubifragio che ha seminato lutti e distruzione S n I Speranze nell'Ossola ferita Ovunque si continua a lavorare per ritornare il più presto possibile alla normalità - I soccorritori dragano i fiumi alla ricerca di eventuali vittime - Il ponte gettato dai militari della "Centauro" - I "miracolosi" interventi dell'elicottero dei vigili del fuoco di Genova - Ritrovata la salma di una donna A una settimana dal terribile nubifragio è possibile valutare in tutta la sua ampiezza lo sconvolgimento della terra, lo spettacolo desolante che ha lasciato dietro di sé il terribile nubifragio che si è abbattutto sulla Valle d'Ossola. Torrenti che hanno cambiato percorso e adesso scorrono tranquilli dove prima c'era una strada, vaste sassaie dove prima c'era campi e strade, carcasse di animali che marciscono al sole. L'ossolano ha un carattere duro, tenace, non si abbatte facilmente. « Cominciamo a fare l'abitudine ai disastri — dicono —. Nel '77 abbiamo già avuto due alluvioni con molti danni e adesso quest'ultima. Ma tiriamo avantirimetteremo tutto a posto. Channo promesso degli aiutisperiamo che arrivino in fretta». Squadre sono al lavoro giorno e notte. Ricostruiscono gli argini, demoliscono le case pericolanti, gettano passaggi sui torrenti. E' la valle che riprende a vivere con volontà, una forza della disperazione che scaturisce dalla fede di riuscire a superare anche questa terribile provaLa strada che sale verso Macugnaga, è stretta e tortuosa: a sinistra c'è l'« orrido » dove corre il torrente, a destra la montagna che scarica ancora acqua e pietreIn più punti il sottile parapetto è stato strappato viasostituito con assicelle dlegno che danno una sicurezza effimera. Si arriva in frazione Molini e qui c'è iponte « Bayley » gettato damilitari della « Centauro » sutorrentello La Valle: un corso d'acqua che lunedi è ingrossato a tal misura da sradicare il vecchio ponte in cemento. Il « Bayley » è una costruzione robusta, nata peil passaggio dei carri armatiIl traffico è regolato da due semafori ed è da sabato sera che c'è un viavai di automezzi. Sono i turisti che erano rimasti bloccati nella valle e che adesso tornano a casa. Lunghe colonne d'auto che scendono verso Novara oppure salgono verso la Svizzera. Vicino al ponte della « Centauro » c'è n'è un altro iniiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiMiiiiiiii legno. I pilastri sono tronchi d'albero appoggiati saldamente sulla roccia che fa da letto al torrente. Lo hanno costruito in una notte i valligiani della frazione Molini, con loro c'era anche il sindaco di Calasca Castiglione, Renato Lometti, comune dove dipende il gruppo di case. Si può dire che tutta la situazione nella Valle d'Ossola è sotto controllo: tutte le comunicazioni sono state ripristinate. Resta ancora molto lavoro per la « Forestale ». Dice il maresciallo Francesco De Negro: « Dobbiamo rifornire i pastori isolati con il gregge in alta montagna. Ieri siamo stati qui a Motogno (1863 metri) e abbiamo portato fieno per gli animali e anche cibo per le persone. Adesso salgo con l'elicottero per la punta Cazzala, ci sono anche qui — e indica la carta geografica — cinque pastori con ottanta mucche. Tre sono state portate via dalla frana. A Cravaviola ci sono altri 8 pastori e necessitano molte balle di fieno. E' una fortuna che lunedì ab¬ bia nevicato in alta montagna, altrimenti il disastro avrebbe assunto proporzioni inimmaginabili ». Il campo base per gli elicotteri è stato trasferito nello stadio comunale « Curotti » di Domodossola. Domenica mattina piovigginava e la montagna si stava coprendo di nubi. « Speriamo che non ritorni a venire giù acqua — dicevano i piloti —. Sarebbe un grosso guaio per noi che dobbiamo volare ». Pietro Corrado, motorista dei vigili del fuoco di Genova, gruppo elicotteri è arrampicato sul traliccio di tubi rossi del suo velivolo e asciuga con la pelle di camoscio la cupola di plexigas. « Abbiamo fatto 58 missioni lassù in montagna, noi vigili ci rammarichiamo di non averne potute fare di più. Abbiamo solo questo piccolo elicottero a nostra disposizione ». Il pilota Ennio Terenzi ha trasportato qualcosa come 4 mila chili di materiali vari (pale, picconi, tubi, viveri, medicinali, carburante). Un peso enorme se si considera che questo « piccolo » velivolo può sollevare come massimo 150 chili, oltre il pilota e il motorista. « Mettevamo meno benzina nei serbatoi — continua Pietro Corrado —. Calcolavamo con un cerio margine di sicurezza l'alidata e il ritorno in favore del peso che potevamo caricare in più ». E sono proprio i Vigili del Fuoco di Gendva quelli che hanno svolto le missioni più impegnative e pericolose. « Ma questo è il nostro lavoro — aggiunge Terenzi —. Non abbiamo fatto niente di eccezionale ». Però a sentire gli altri piloti, quelli dei carabinieri, della finanza e dell'aeronautica, Terenzi e Corrado sono stati veramente in gamba. «Non si sono risparmiati un solo minuto, mai un lamento o un rifiuto. Partivano con carichi pericolosi, tornavano, il tempo di riempire i cestelli del loro velivolo e via di nuovo. Sono scesi con il loro "frullino" in posti che non credevamo possibile, Terenzi maneggia l'elicottero come un artista ». tdsbsnsgnrgvqtbmpmCpazs2dsGussn11111 r 1111111111 r t ■ 11111 a 1111 ■ 1111 r 1111 ■ 111111111111111 Di pompieri genovesi ne erano arrivati tre, ma uno, Mario Bruzzone, per tutto questo tempo ha dovuto fare la spola con il furgoncino da Domodossola all'aeroporto di Cameri (Novara) per fare rifornimento di benzina avio necessaria ad alimentare il loro elicottero. Nessuno aveva pensato di fare arrivare una piccola cisterna dell'esercito. Continua incessante il lavoro delle ruspe nel letto del torrente Melezzo, alla confluenza con il Toce. Anche qui troviamo i pompieri che dragano ogni metro quadrato ad una profondità di 80 centimetri. Ogni tanto i denti della pala strappano dal fango un pezzo d'auto. Domenica è saltato fuori il volante contorto di una « Citroen ». « Temiamo che qua sotto ci siano dei morti — dice l'ing. Ugo Riccobono, vice comandante della caserma di Domodossola —. E' un lavoro enorme quello che dobbiamo fare. Dopo la piena l'alveo del torrente si è allargato, ha invaso campi e si è ritirato lasciando metri di terra. Ed è proprio lì sotto che dobbiamo guardare». Si ritorna a parlare del tunnel di Masera, all'imbocco della Valle Vigezzo, dove sostavano numerose auto. Sembra proprio che siano diverse le vetture spinte nella piena dall'acqua che ha percorso con forza spaventosa la galleria. « Certo che se c'erano delle persone sulle vetture — aggiunge Renato Guglielmetti, capo squadra dei vigili di Novara — chissà quando le troveremo. Ogni tanto la ruspa urta contro un blocco di roccia e ci dobbiamo fermare. Forse li sotto potrebbe esserci qualcuno, ma come possiamo saperlo. Comunque tutto quello che è possibile lo stiamo facendo, anche di più rispetto ai mezzi che abbiamo a nostra disposizione ». Domenica mattina alle 10 e 20 di Maria Giorgis, 92 anni, a& sieme ad Antonietta e Lucia Giorgis e Rita Peloso, 45 anni, una turista di Padova. Erano sotto le macerie della loro casa che la frana aveva trascinato a valle. Aldo Popaiz hanno ritrovato il corpo 111 i i l 11 ■ 11111111 iiilllllliiilliilllllllilliliii eMqlDCn In tutta la Valle si è iniziata l'opera di ricostruzione (« La Stampa » - Piero Goletti)