Tra il gioco e l'agonismo: le bocce

Tra il gioco e l'agonismo: le bocce Altra tappa dell'inchiesta sui parenti poveri degli sport miliardari Tra il gioco e l'agonismo: le bocce E' una disciplina antica che appassionò anche Ampère, Paganini e Garibaldi - Torino ne è la capitale italiana, con novemila tesserati, innumerevoli dilettanti, gloriose società - Sono i francesi i grandi rivali di sempre - Accanto ai campionati, il giornaliero cimento degli anziani sui campi di periferia - Un esperimento di successo (e verrà ripetuto) : lezioni di bocce nelle scuole Un pergolato di vite vergine, alcuni tavolini, 11 fiasco di vino appoggiato al tronco di un albero, uomini in maniche di camicia impegnati in una partita all'ultimo punto; altri osservano, commentano, incitano. Il quadro antico e bonario (in quante edizioni lo vedremo oggi, Ferragosto, in città e fuori?) si ripete col passare delle stagioni, la partita è motivo d'incontro, per molti anziani 11 pomeriggio non è vuoto, l'età, così, pesa meno. Le bocce come gioco, che non impegna neppure troppo poio, perché a perdere nessuno ci sta, anche se in palio c'è soltanto una sobria bevuta. A migliaia lo praticano, e Torino ne è da sempre considerata la capitale italiana, come in Francia Lione. Ma le bocce sono anche sport, e sport pesante. E antico. Si legge sull'Enciclopedia Larousse. « Conosciuto dagli antichi Egizi e dai Greci che lo praticavano in luoghi pubblici impiegando pietre rotonde, piastrelle o palle tornite, il gioco delle bocce si diffuse in Inghilterra fin dal XIV secolo ». Negli austeri secoli del Medioevo il passatempo doveva essere considerato una follia, qualcosa forse di peccaminoso tanto che nel 1319 Carlo IV lo proibì perché « stornava il popolo da esercizi più convenienti alla difesa del reame quali il tiro con l'arco e con la balestra ». Ma la gente continuò lo stesso a prender di mira il pallino e a misurarsi In abilità. E' HI dicembre 1576 quando nella serenissima repubblica di Venezia, con un proclama, il gioco viene proibito « causa la sua pericolosità », spiegava la grida. Gioco forse considerato diabolico, le bocce erano una passione anche per 1 ministri d'Iddio: e al sinodo di Parigi, 11 26 settembre 1696, si decise di proibire « agli ecclesiastici la boccia... in luoghi pubblici e alla vista dei civili ». Giocarono umili e grandi: slr Francis Drake, l'ammiraglio corsaro, è raffigurato in una stampa mentre cerca il punto della vittoria; lo scienziato Ampère, il violinista Paganini e Garibaldi giocavano a bocce. Come oggi. C'erano partite dappertutto, in campagna e dentro le mura delle città, presso le osterie, le case patrizie. La prima Unione boccioflla nasce in Piemonte, a Rivoli, nel 1899. Vent'anni dopo, a Torino sorge l'Unione boccioflla Italiana, nel '26 la federazione entra a far parte del Coni. Nel '29, anno VII del ventennio nero, la Unione boccioflla è trasferita al¬ lccldnllbsdh1 l'Opera nazionale dopolavoro e si chiama Federazione italiana Gioco Bocce. Solo nel dopoguerra l'Ubi torna nel Coni. A bocce si gioca con almeno due sistemi: quello tecnico internazionale, detto anche « di volo » praticato dagli aderenti all'Ubi e quello di « punto, rafja e bocciata ». I giocatori tesserati sono 170 mila fra l'Ubi e la Federazione italiana gioco bocce che hanno deciso di fondersi dopo 15 mesi di trattative. A fianco di questa schiera qua¬ si smisurata di giocatori tesserati ce n'è un'altra molto più esigua: i mille appassionati della Petanca, un gioco praticato per lo più in Francia con regole simili a quelle delle bocce ma con sfere di dimensioni ridotte. Nella « capitale », cioè a Torino, sono circa 5 mila coloro che prp.Licano, come tesserati, il sistema tecnico intemazionale, un migliaio in meno coloro che giocano a punto e ratta. Mille i campi, disseminati un po' ovunque, che accolgono 1 dilettanti. C'è un'area assai vasta in piazza d'Armi dove non passa giorno senza che vi si svolgano sfide « all'ultimo punto ». Protagonisti di prima Ala 1 pensionati. A Torino si svolse nell'ottobre di due anni fa un « mondiale » indimenticabile, grandi avversari 1 francesi, come negli Anni Cinquanta, quando una partita di finale andò avanti per sette ore. La squadra azzurra è campione in carica per 11 gioco a coppie, a Macon si svolgeranno i mondiali per « quadrette », cioè con squa- e a o a a a o e l 8 a n è dre di quattro. Molti nazionali provengono dal Piemonte, da Novara, da Torino dove antiche gloriose società continuano a vantare campioni, come la Sls che organizza ogni anno 11 Torneo degli assi, la Fortino, il Lancia, la Planelli e Traversa. Ma questo sport, considerato gioco, non attira soltanto la persona di mezza età, appassiona anche i giovanissimi. Dice il dott. Luigi Sambuelli, 63 anni, presidente dell'Ubi dal 1956 e della Federazione internazionale dal 1960: « E' utile avviare i giovani al gioco in forma corretta. Quest'anno si è fatto un esperimento: istruttori hanno tenuto in dieci scuole elementari un ciclo di dieci lezioni agli scolari di quarta e quinta. Si svolgevano durante l'ora di educazione fisica, si sono registrate 4 mila presenze. I ragazzi apparivano entusiasti. Le lezioni verranno riprese il prossimo anno ». Verranno probabilmente tenuti a: aloghl corsi anche in altre città, tutto dipende dalla disponibilità di istruttori: l'attenzione degli allievi sembra garantita. In Francia, che vanta giocatori di bocce molto forti, si è proposto di trasformare il gioco in materia didattica. Gli spettatori che assistono alla partita disputata fra anziani contendenti, magari soltanto per passatempo in un campo fuori mano, diventano migliaia quando ci sono gli scontri per il campionato del mondo. Racconta una cronaca del '68 che al palazzo dello sport « la sera vi erano seimila spettatori e anche più sulle gradinate attorno ai campi con i giocatori che avevano mosse armoniche e potenti ». Si ricorda il silenzio di quel pubblico. « Pareva di essere a teatro, fra gente che tratteneva il flato al virtuosismo dell'artista ». Perché il gioco delle bocce fa anche questo: educa. Afferma il dott. Sambuelli: ti Per gare provinciali, regionali o nazionali, sovente giocate in contemporanea su numerosi campi affiancati, c'è un solo arbitro. Interviene raramente, perché sono i giocatori, per lo più, a decidere l'assegnazione di un punto. Senza litigi. Soltanto ai mondiali gli arbitri sono due ». A questo sport camuffato-da gioco è dunque facile avvicinarsi: una serie di bocce non ha prezzo astronomico, numerose le società e i campi, numerosi gli appassionati, a Torino come a Venezia, a Genova, a Trapani, a Bari. Anche se ricchezza e fama per i campioni sono garantite da altre discipline. Ma la soddisfazione, l'orgoglio di essere il migliore, non hanno prezzo. Tanto per il fuoriclasse torinese Granaglia quanto per 11 pensionato che descrive le sue Imprese al giardino pubblico come una grande campagna vittoriosa. Vincenzo Tessandori llllllllllllllllllllllll ninnimi illuminili Mondiali del '76 a Torino: il campione va a punto - La stessa concentrazione, prima dello scatto, ieri in un campo di bocce per dilettanti alla periferia vittoria; lo scienziato Ampère, il l'Opera nazionale dopolavoro e si si smisurata di giocatori tesseC'è un'area assai vasta in piazza dre di quattro. Molti nazionali