Hua inizia domani a Bucarest un'altra lunga marcia cinese di Frane Barbieri

Hua inizia domani a Bucarest un'altra lunga marcia cinese Il primo passo di Pechino nel blocco sovietico Hua inizia domani a Bucarest un'altra lunga marcia cinese Dopo la Romania, visiterà Jugoslavia e Iran, in un'offensiva diplomatica per rompere l'accerchiamento di Mosca -1 timori di Ceausescu e Tito, costretti a rassicurare il Cremlino - Entusiasmo (e tensione) dei romeni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BUCAREST — Ci troviamo nella capitale romena per assistere all'inizio della seconda « lunga marcia » di Hua Kuo-feng. Il successore di Mao arriva domani, ospite del presidente Ceausescu. Lunedì prossimo si sposterà a Belgrado, per una visita a Tito di nove giorni. Sulla via del ritorno, Hua si incontrerà con lo Scià di Persia, fermandosi a Teheran per due giorni. Ciascuna delle tre tappe del primo grosso giro extra asiatico del capo cinese (finora è stato una sola volta all'estero: durante il recente viaggio in Corea del Nord) ha un significato caratterizzante per il nuovo corso della politica estera di Pechino. I cento fiori vengono man mano trapiantati su tutti i campi dello scacchiere mondiale. Arrivando in Romania, Hua praticamente mette piede all'interno del blocco sovietico. Infatti, durante gli incontri fra Breznev e i capi dei Paesi del Patto di Varsavia, avvenuti come al solito in Crimea, nelle ultime due settimane, tutti hanno accolto la richiesta sovietica di condannare assieme la « politica antisocialista » dei dirigenti cinesi. Soltanto Ceausescu si è dissociato. L'incontro di Bucarest rompe definitivamente l'accerchiamento in cui Mosca intendeva tenere Pechino nell'ambito dei Paesi comunisti. Recandosi poi a Belgrado, Hua Kuo-feng spazia già in un altro e ancor più vasto mondo. L'incontro con Tito mette in contatto Hua con le zone autonome del movimen¬ to comunista e, fatto ancora più rilevante, crea un nesso fra la nuova dottrina cinese dei k tre mondi » e il suo alleato naturale: il Terzo Mondo, del quale i « non allineati » sono l'espressione più genuina e dei quali a sua volta Tito rimane l'ultimo capo carismatico. A Teheran, infine, il presidente cinese conquista un altro punto a sua favore nella battaglia che Pechino sta conducendo con Mosca per aggiudicarsi le zone di influenza sul continente asiatico: i russi hanno sottratto il Vietnam ai cinesi e questi si sono rifatti nel Cambogia, i russi hanno fatto il colpo nell'Afganistan, i cinesi hanno legato più strettamente la Corea, e mentre Mosca cerca di recuperare lo spazio perduto nell'India, Pechino si è conquistata un grosso vantaggio firmando l'altro giorno l'accordo con Tokyo. Un eventuale accordo con l'Iran comporterebbe un altrettanto duro colpo per il Cremlino. La lunga marcia internazionale di Hua Kuo-feng, che segna un rilancio della politica estera della Cina, mirante ad affermarla come terza superpotenza o più appropriatamente come anti-potenza, non si ferma qui. Era già previsto che questo viaggio lo portasse anche nell'Occidente europeo. Poi il programma è stato cambiato, per non lasciarlo assente dal Paese per un periodo troppo lungo. Così è stata progettata una seconda tornata della « lunga marcia » internazionale che porterà Hua Kuo-feng a Parigi, Bonn e Bruxelles, in quan- to capitale della Comunità Europea. Chiare e allettanti per la Cina, le implicazioni del viaggio di Hua si fanno più delicate e più complesse per i governi che lo ospiteranno. Anzitutto per quello romeno, in quanto fra i tre è più direttamente soggetto alle pressioni sovietiche. Ceausescu ha dovuto compiere tutta una operazione di persuasione nei confronti di Breznev, per rassicurarlo sul fatto che Bucarest, fra Mosca e Pechino, non fa una scelta decisiva a favore di quest'ultima. Cosa si siano detti a Oreanda, residenza del capo sovietico e luog d di pellegrinaggio estivo dei capi dell'Est, si può cercare soltanto di intuire. Ceausescu però ha facilitato questo compito avendo pronunciato alla vigilia del viaggio in Crimea l'i discorso sulle relazioni internazionali ai massimi quadri del partito. Ha fissato tre cose: la Romania intende sviluppare ulteriormente i rapporti di collaborazione con l'Urss, « tanto più che siamo Paesi vicini »; la Romania rimane fedele agli accordi di collaborazione fra i Paesi socialisti; la Romania considera che i conflitti fra questi Paesi, anzitutto quello fra Cina e Urss, Vietnam e Cambogia, siano « negativi per la forza e il prestigio del socialismo ». E ha pronunciato una frase significativa: « Non vogliamo contrapporre i nostri rapporti con la Cina e altri Stati socialisti asiatici alle relazioni di amicizia e di collaborazione con l'Urss e altri Stati socialisti. I rapporti del¬ la Romania con tutti gli Stati socialisti rappresentano senza eccezioni una sola unità ». Breznev poteva sentirsi rassicurato fino a un certo punto. Infatti sembra che abbia obiettato a Ceausescu di aver messo arbitrariamente sullo stesso piano gli appartenenti al Patto di Varsavia, di cui anche la Romania fa parte, e quanti lo attaccano e contestano (secondo i cinesi si tratta di un « patto social-imperialista»). L'equiparazione diverrebbe ancor più grave dal momento in cui non è puramente verbale ma si spinge fino a portare il successore di Mao nel recinto chiuso del Patto di Varsavia, preparandogli per giunta accoglienze trionfali. Il capo romeno ha retto alla difficile prova. Lo si deduce anche da certi aspetti protocollari, spesso importantissimi nella cremlinologia. Prima di tutto egli si è fermato in Crimea soltanto otto ore, il necessario per parlare e pranzare con Breznev e Gromyko. Gli altri capi dell'Est si sono trattenuti in vacanza, ospi- ti del capo sovietico. Il comunicato romeno - sovietico, oltre a non far menzione della Cina, non parla nemmeno, come fanno invece gli altri, del rafforzamento della cosiddetta comunità socialista e del Patto di Varsavia. Ceausescu non rompe con Mosca (« tanto più che siamo vicini »; diremmo: pericolosamente vicini), però si prende tutta la possiDile autonomia nel muoversi e allacciare rapporti laddove può rafforzare la propria indipendenza, anche se si tratta del terreno « proibito ». Reinserendo la Cina nei rapporti intercomunisti, dove Mosca sta manovrando per tenere isolata Pechino, Ceausescu conta di sminuire il ruolo preponderante del Cremlino e sgusciare dalla disciplina « monolitica » del blocco. Una politica, questa di Ceausescu, di dosaggi molto delicati, anche perché la linea di Mosca passa uno dei suoi periodi più duri. A Bucarest si percepisce la possibilità che lo spettacolare arrivo di Hua Kuofeng possa avere un doppio effetto: svincolare ulteriormente la politica romena o rendere più duro il condizionamento sovietico. I giornali misurano ogni parola, cercando un equilibrio quasi geometrico in ogni frase. E pubblicano giorno per giorno pagine intere di telegrammi in appoggio alla politica internazionale di Ceausescu: un entusiasmo e una euforia che celano a stento una carica di tensione. Frane Barbieri Il primo ministro cinese, Hua Kuo-feng