Giornalista Usa non rivela le sue fonti La Corte costituzionale lo fa arrestare di Ennio Caretto

Giornalista Usa non rivela le sue fonti La Corte costituzionale lo fa arrestare Per il caso del medico che "uccideva con il curaro,, Giornalista Usa non rivela le sue fonti La Corte costituzionale lo fa arrestare dal nostro inviato speciale WASHINGTON — Il New York Times e uno dei suoi più noti cronisti, Myron Farber, sono al centro di un clamoroso caso giornalistico e giudiziario insieme, in cui è già intervenuta ripetutamente la Corte Costituzionale, e dal cui esito dipenderanno la vita di un medico e la libertà di stampa negli Stati Uniti. In breve, si tratta dì questo. Sia il cronista, sia l'autorevole quotidiano rifiutano di consegnare alla giustizia i loro appunti e di rivelare i nomi dei loro informatori a proposito della morte di alcuni ammalati in un ospedale del New Jersey per sospetto avvelenamento da curaro, tra il '65 e il '66. Sotto processo per queste morti è il dottor Mario Jascalevich, il quale protesta la propria innocenza, affermando che i suoi principali accusatori, un altro medico, il dottor Michael Baden, e il cronista del New York Times, hanno ordito un complotto ai suoi danni. li motivo per cui il New York Times e Myron Farber tengono nascoste le loro fonti e le loro note è die ritengono fondamentale per la libertà di stampa la segretezza dell'informazione. Essi hanno pubblicamente asserito che solo celando i nomi di chi dà notizie «pericolose» si può giungere talvolta alla verità. In tribunale si sono difesi ri¬ facendosi al cosiddetto primo emendamento della Costituzione, che tutela appunto la libertà di stampa. La Corte Costituzionale però non è stata del loro avviso. Ha decretato che in questo caso le generalità degli informatori e gli appunti del cronista e del giornale sono fondamentali per il corso della giustizia, in particolare per il destino del dottor Jascalevich, e ha condannato Myron Farber e il New York Times al pagamento di una multa di cinquemila dollari (oltre quattro milioni di lire) al giorno. Il braccio di ferro tra l'autorevole quotidiano e il cronista da una parte e il tribunale del New Jersey e la Corte Costituzionale dall'altra, è complicato dal fatto che Myron Farber ha venduto ad una casa editrice i diritti d'autore dì un libro sulle sospette morti da curaro ottenendo un anticipo di 75 mila dollari, circa 65 milioni di lire; e che ha consegnato a essa copia degli appunti in discussione. Farber aveva taciuto questo particolare al suo stesso giornale, il quale, appena venutone a conoscenza, ha ritirato la richiesta di una sua immediata scarcerazione, pur continuando ad appoggiarlo. Secondo il medico, il suo principale accusatore, il dottor Michael Baden, sarebbe mosso da motivi di carriera, la speranza di prendergli il posto; e Farber sarebbe mosso dalla volontà di vendere il libro e dì far soldi. Il medico li ha perciò citati entrambi come testimoni a sua difesa. \ Farber non ha rilasciato dichiarazioni, ma il direttore del New York Times, Seymour Topping, ha ribadito che il particolare del libro non toglie nulla al merito del caso sulla libertà di stampa. «La segretezza dell'informazione — ha ripetuto più volte — è ciò che più ci interessa». Topping ha sostenuto che è in gioco non soltanto il prestigio del New York Times, ma quello di tutti i giornali americani, che in base alla Costituzione possono considerarsi investiti di un ruolo pubblico. La contesa è di difficile percezione in Italia, ma in America, dove la stampa è considerata il quarto potere, con compiti impliciti di sorveglianza degli altri tre (legislativo, esecutivo, giudiziario), riveste una importanza decisiva per il progresso dello Siato. Da almeno una decina di anni, infatti, soprattutto sotto la presidenza di Nixon, il ruolo di sorveglianza dei giornali americani è stato messo in discussione, come intrusione, interferenza indebita. Più volte gli organi esecutivi (di meno quelli legislativi e giudiziari) hanno cercato di limitare l'influenza dei mass-media nella vita pubblica: non riuscendovi però mai, e provocando di solito una accesa reazione da parte degli americani. Ennio Caretto

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