Segreti del pianeta cancro

Segreti del pianeta cancro UN LETTORE RISPONDE AD ARPINO Segreti del pianeta cancro Signor Direttore, eravamo proprio degli ingenui sprovveduti! Per anni abbiamo lavorato in un campo, servito una causa (tutt'altro che un paradiso!), creduto negli uomini e nelle istituzioni, ammirato e protestata la nostra devozione per i grandi che di volta in volta salivano alla ribalta con qualche innovazione o scoperta a segnare un piccolo progresso. Ci siamo fissali nella mente l'immagine di questi uomini come un supremo modello: Kenraway, Huggins, Papanicolau hanno rappresentato qualcosa per tanti di noi. Ci accorgiamo ora di quanto eravamo fuori strada! C'è voluto l'articolo di Giovanni Arpino sulla Stampa del 20 luglio u.s. per aprirci gli occhi a questa realtà, sotto la spinta del suo tacito interlocutore. Nelle pubblicazioni scientifiche oggi si usa inserire in una nota a pie pagina le «parole chiave». Sono espressioni più frequentemente citate Per la vertenza delle edicole nell'articolo che costituiscono l'argomento della trattazione. Se volessimo elencare da quell'elzeviro le parole chiave, spunterebbe un florilegio a base di: rituali-settascopi remoti-autonomia e strapotere-servitori e padroni-speculazioni e lotte-inimicizie-regole occulte e persino orni cidi. Abbiamo finalmente appreso da quel pezzo che la nostra, come quella di migliaia di studiosi in laboratori e corsie d'ospedale, è stata non una lotta contro il male, un nobile tentativo di fare qualcosa per l'umanità, o l'apporto del nostro granello alla costruzione di un più solido edificio, bensì l'asservimento ad un volgare sistema speculativo, comandato da pochi, diretto dall'alto, come burattini di cui tirano i fili a piacimento pochi padroni. La nostra dabbenaggine è giunta al punto da anelare la partecipazione ad associazioni, la frequenza di congressi e simposi, ciechi di fronte all'ostentato strapotere di una oligarchia che giudica e manda, boccia ed esalta, rifiuta e premia secondo l'interesse delia propria convenienza. Abbiamo persino osato portare il nostro piccolo contributo a convegni segreti presentati come « scientifici », ignari del tranello che si celava in quelle oscure carbonerie. Peccato! Della folla di studiosi che in tutto il mondo popolano l'oncologia quanti si saranno accorti di tale mistificazione? Per cosa hanno lavorato Karnofski e Fabber prima di venire loro stessi travolti dal male che tanto hanno contribuito a conoscere e curare? Sembra di sognare! Il pessimismo sottile dell'interlocutore nascosto non può far credere ai lettori che dietro una facciata che incute rispetto a cittadini e governi la lotta contro il cancro nasconda una accanita battaglia per il potere (quale potere poi?), oscure e mal riposte ambizioni, torvi disegni per favorire un discepolo, esaltare una procedura per abbatterne una più degna, favorire un progetto di cure per sostituirlo con una «speculazione» a danno dei malati creduloni, per imporre la volontà di pochi. Non esserci resi conto di tutto questo che veniva consumato alle nostre spalle e, peggio, a quelle dei poveri malati, è non solo grave, addirittura colposo! A noi pare che l'aver creato istituzioni o promosso convegni e simposi non possa suonare titolo di demerito per chicchessia perché lo scopo è stato sempre quello di fare uscire dall'empirismo un settore dominato fino a po¬ chi decenni fa dalle pastoie di una conoscenza imprecisa e soggettiva. Che l'ambizione abbia spinto alcuni uomini a primeggiare entra se mai nell'ordine naturale delle cose, una comprensibile e tranquilla aspirazione, ma stentiamo a credere in questo potere assoluto che giunge fino alla emarginazione dei ribelli. Se una emarginazione esiste o è esistita è quella che ha automaticamente escluso dal novero delle persone degne coloro che non sottostanno alle sole regole che fanno legge nel campo medico: il rispetto dell'etica e della persona umana. Lasciamo andare l'offerta di danaro per traviare i risultati di una ricerca. Ci sembra un assurdo tale che meriterebbe una segnalazione pubblica! Sì, può darsi che cose inutili si facciano in questo come in altri settori dell'attività dell'uomo, che molto danaro venga anche sprecato, ma occorre rendersi conto delle difficoltà di questi studi, difficoltà che si riflettono nella povertà di risultati in alcune forme di tumori, compensate tuttavia dai successi che in altre forme hanno costituito i progressi dell'era moderna. Trovare la strada giusta costerà ancora molta fatica e molto denaro, perché finora i soli segreti di questo pianeta sono quelli celati nell'interno della cellula e I chissà ancora per quanto! Enrico Anglesio Non mi stupisce l'ironia di Enrico Anglesio, mi sembra anzi tipica di chi soffre il solletico. Io mi sono ben guardato dall'ironizzare. conducendo un certo discorso — da profano ma attento — sul Pianeta Cancro. Me lo vietava anche la statura dello scienziato che in quell'occasione si confidava con me. E così sono tutti bravi e buoni e disititeressati all'interno del Pianeta e intorno alla cellula che lo muove. Me ne compiaccio. Ma prendo atto che agli abitanti «esterni» (finché sani) di quel Pianeta è vietato imbastir qualsiasi discorso, è proibito attingere informazioni e magari strappare una briciole, dell'ideologia formatasi dentro e sopra tanta illustre attività. Anche qui ci si trova davanti a inespugnabili fortezze, il cui accesso è evidentemente consentito solo agli addetti. Il mio discorso proveniva da un addetto: e come tale l'ho ripreso. Forse quello scienziato amico mio è già pentito. Forse medita di non uscire più dalla sua cella. In questo caso Enrico Anglesio ha ragione da vendere. Noi, del cancro, addetti e non addetti, siamo solamente i sudditi. g. arp.

Persone citate: Enrico Anglesio, Giovanni Arpino, Huggins