Una giovane sposa di Biella spiega perché ha abortito clandestinamente di Marina Cassi
Una giovane sposa di Biella spiega perché ha abortito clandestinamente Non c'è consultorio, i medici dell'ospedale sono obiettori Una giovane sposa di Biella spiega perché ha abortito clandestinamente Già madre di due bambine, non si sentiva in grado di affrontare una nuova maternità - Per rimanere nascosta si è rivolta a un medico generico, poi si è dovuto ricoverarla all'ospedale Ora dice: "La gente mi guarda, ho perso la serenità, quest'altra volta mi tengo il figlio" DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BIELLA — « Non ho fatto niente di male, sono a posto con la coscienza, cosa vuole, ne ho già due, non gli faccio mancare niente, ma un altro proprio non possiamo ». A. B., venticinque anni, ci riceve nel piccolo alloggio di duo camere su un ballatoio. Il palazzo alla periferia di Biella porta chiari i segni del tempo. « Signora, perché ha abortito clandestinamente? Ormai c'è una legge, poteva andare in ospedale ». Il volto si increspa in un sorriso forzato, mentre le figlie (tre, e un anno e mezzo) le saltellano intorno vivaci: « Sì lo so, ma ho chiesto prima alla maternità, mi hanno detto di andare dal mio medico, però lui mi ha sconsigliato l'ospedale e mi ha inviata al consultorio, ma qui a Biella non c'è, io non sapevo cosa fare. Poi non volevo dirlo a mia madre, perché mio padre è morto da poco. E allora ho cercato altrove ». Racconta con semplicità, tormenta nervosa con le mani il centrino del tavolo, spiega, come se fosse la cosa più naturale del mondo: « Sono andata da un medico: sapevo che faceva aborti. Da sola, una mattina, il 7 agosto. Avevo paura, parlavo, parlavo per darmi coraggio, come una scema, parlavo e ridevo. Poi, da sveglia mi ha operata, un male che non le dico. Sono subito uscita, ho lasciato 50 mila lire, sono venuta a casa, mi sono riposata un po'. Ma il giorno dopo avevo dei dolori tremendi, lui mi aveva dato delle supposte, ma non mi facevano niente; allora ho telefonato al medico, mi ha risposto la moglie, mi ha detto di stare tranquilla e di prendere altre supposte. Poi ho visto del sangue, allora sono corsa in ospedale, avevo tanta paura, sa non volevo mica morire, sono giovane ». Al Pronto soccorso ha raccontato la sua storia, il medico di guardia ha stilato il referto: « Resti procurato aborto ». L'agente di servizio ha inoltrato il fonogramma alla questura e di qui alla procura della Repubblica. L'iter giuridico si è svolto normale, mentre la città chiusa per ferie ha sussurrato, bisbigliato e rapidamente dimenticato. Anche A. B. finge di avere dimenticato, sembra che la sua maggiore preoccupazione sia la sorte del medico: « Poverino, mi spiace, è così anziano, non vorrei che gli accadesse qualcosa. E' stato gentile con me, io avevo bisogno di abortire e lui mi ha aiutata. Spero che non finisca in prigione. Io lo conoscevo da sempre, lui ha tanti soldi, la clinica, la fabbrica, le macchine. Però, mi sembra che quando una ha già due figli potrebbe anche farglielo gratis l'aborto ». Mentre parla si alza in continuazione: per le bambine, per il pranzo sul fuoco, per la finestra che sbatte. Ha dimenticato in fretta dolore e paura, si preoccupa del medico, come se i due giorni di ospedale si fossero cancellati, come se fosse normale continuare ad abortire in un quarto d'ora, clandestinamente. « Se all'ospedale non fossero tutti obiettori, se ci fosse il consultorio, se qualcuno le avesse dato un consiglio lei sarebbe andata lo stesso dal medico? ». Ci pensa un momento, due rughe profonde le solcano la fronte, risponde con esitazione, come se l'ipotesi fosse remoia: « Forse, non so, credo ». Quello di A. B. è il primo caso di aborto clandestino a Biella dopo l'approvazione della « 194 », l'unico conosciuto. Ma potrebbe ripetersi tra una settimana o tra un mese. Perché a Biella, per il momento, manca tutto. I no¬ ve medici del reparto di ostetricia e ginecologia obiettano, in tutto l'ospedale hanno obiettato, oltre a loro, anche persone che con l'aborto non hanno nulla a che fare: inservienti, cuochi, ammii nistratori. Il consiglio di amministrazione ha fatto il possibile: ha acquistato le apparecchiature per il Karman, ha stipulato I una convenzione con due gij necologi di Vercelli, che ogni i giovedì arrivano, fanno gli | interventi (in tutto finora I 15) e se ne vanno. Neppure I il consultorio è stato aperI to, perché tutti i medici erano obiettori anche in questo caso, ed un consultorio dove non si firma neppure un certificato per l'aborto evidentemente è carente di una | sua funzione istituzionale. Adesso, dopo interpellanze in consiglio comunale del | gruppo comunista, pare che si riuscirà ad aprire a metà settembre, ma sempre con un medico di Vercelli. « Abbiamo diffuso un volantino di denuncia delle carenze della situazione biellese e abbiamo chiesto che la legge sia resa nota ed applicata »: Daniela Marigo dell'Udì provinciale non si nasconde la difficoltà di modificare una cultura femminile che ancora oggi pesa, e molto, sulle scelte delle donne: « L'aborto clandestino esiste anche perché le i lè i donne sono abituate a viverlo da sole, senza che la gente lo sappia, per vergogna, per paura ». Il medico che ha eseguito l'aborto è molto conosciuto a Biella: anziano, ricco, non è ginecologo, ha una clinica fuori città, piccola, bellina, con tutte le finestre sprangate, un grande giardino, due lupi ed un cocker nero. Al citofono qualcuno ha risposto: « Il professore è fuori, non sappiamo quando torna ». Impossibile parlargli. In Procura l'atmosfera ferragostana è evidente, nei lunghi e freschi corridoi dell'antico palazzo si incontra poca gente, ma il procuratore Mario D'Alessandro è al suo posto, assicura: « Sto indagando, il caso è delicato, ma in fondo modesto, un aborto clandestino. Comunque me ne occupo seriamente. Raccolgo elementi, valuto e poi deciderò ». Nella città calda, semideserta, sono rimasti in pochi: un magistrato all'opera, un medico introvabile, una donna che si chiede: « Ma perché la gente quando passo per strada mi guarda e parla a mezza voce, sapranno già tutti cosa mi è successo? Io la prossima volta il figlio me lo tengo, perché tutta questa vicenda mi ha tolto la serenità». Marina Cassi iIji Daniela Marigo
Persone citate: Daniela Marigo, Mario D'alessandro
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