Rapinatrice per amore dell'asilo nel film d'una regista «scomoda»

Rapinatrice per amore dell'asilo nel film d'una regista «scomoda» Incontro a Locamo con la tedesca Margarethe Von Trotta Rapinatrice per amore dell'asilo nel film d'una regista «scomoda» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LOCARNO — Un film ha acceso discussioni e dibattiti in questi ultimi giorni del festival. E' secondo risveglio dì Cr-rista Klages, della regista tedesca Margarethe Von Trotta, alla sua «opera prima». Si ispira ad una vicenda realmente accaduta nel 1971 in Germania: una ragazza che rapina una banca per finanziare l'asilo autogestito in cui è insegnante. Ne è interprete una giovane attrice, Tina Engel. La vera protagonista del fatto, Margit Czenky, fu «beccata» subito dopo l'assalto, ha trascorso cinque anni in carcere ed ha una piccola parte nel film che racconta la sua storia, ma con conclusioni diverse. Christa Klages dopo la rapina fugge con uno dei due complici, e si rifugia da un pastore protestante, ma egli rifiuta di spedire al-1 l'asilo il provento del «colpo». La ragazza cerca allora aiuto da un'amica; questa riesce a portare a destinazione il bottino, che viene però respinto dalle altre donne dell'asilo: la rapina è un'azione individualistica. Incomincia per Christa una grave crisi esistenziale; si rifugia in Portogallo, dove la raggiunge l'amica, ed entrambe lavorano in una cooperativa agricola all'epoca della «rivoluzione dei garofani». Per alcune circostanze, è costretta a partire e, stanca di nascondersi, ritorna in Germania, dove fa di tutto per essere riconosciuta ed arrestata. Ma la ragazza che era stata suo ostaggio durante la rapina, nel confronto al posto di polizia finge di non riconoscerla, e Christa riacq. ista la libertà. Un finale «rosa» che ha rischiato di non far uscire il film. La televisione di Francoforte, cui la regista (che ha fatto anche la sceneggiatura) si era rivolta per trovare finanziamenti, ha trovato i personaggi «troppo positivi» ; ma il fatto che dalle casse di questa tv non sia uscita una lira, è dovuto soprattutto alla non-punizione della protagonista. Il film ha poi potuto essere portato a termine con il contributo della televisione di Colonia. «Se lo avessi girato dopo il caso Schleyer — precisa Margarethe Von Trotta —, non avrei trovato neanche quei pochi soldi». Margarethe ha da poco passato la trentina. E' piccola, bionda, due bellissimi occhi azzurri. Un passato studentesco a Parigi, dove lìa conosciuto il mondo del cinema, poi il ritorno in Germania e l'incontro, nel '69, con quello che poi sarebbe diventato suo marito, Volker Schloendorff, . uno dei registi di «grido» del nuovo cinema tedesco. Con lui la neo-regista ha fatto sceneggiature, è stata coautrice di film ed interprete nel '72 di Fuoco di paglia. Ora, ha trovato logico «mettersi in proprio». Dice con naturalezza: «Primo o poi, dovevo fare un film da sola, o meglio insieme ad altre donne: è giusto che anche noi ci impadroniamo dei messi tecnici». Ecco allora quest'opera prima, girata in una Germania ossessionata dal terrorismo. E' un atjo di coraggio? Margarethe smentisce: «La Bild Zeitung mi ha rivolto attacchi feroci, ha definito il film "con tuttii clichés della sinistra", ha scritto che io difendo sullo schermo una criminale. Ma questo è un film molto "calmo", non è un'apologia, ma un lavoro di riflessione. Mi interessa la dinamica dei caratteri, ed ho cercato di far vedere il doppio processo di emancipazione attraverso il quale Christa Klages diventa una donna libera»-. Nel girare un film di questo genere in Germania, avrà certo incontrato delle difficoltà. «E' vero, fare un film così è scomodo. Ma io ho detto: ho gli occhi per vedere, vedo cose intorno a me, ho bisogno di cercare di capire quello che succede nel mio Paese. Siamo già tutti così condizionati, che tutti fanno presto a condannare certi fenomeni, e pochi si sforzano di capire. Io, non sono ancora cosi integrata». Come le è venuto in mente, la storia della terrorista? «L'ho conosciuta attraverso i giornali, poi quando Margit è uscita dal carcere abbiamo parlato a lungo. Il film è una finzione, perché non avrei mai trovato chi finanziasse una storia intessuta di tutte le motivazioni politiche della vera protagonista». Nel Secondo risvéglio di Christa Klages, colpiscono i molti ritratti di donne: oltre alla rapinatrice, c'è l'amica che l'aiuta, con una vita resa impossibile da un marito freddo e teso soltanto alla carriera. E c'è l'impiegata di banca che dopo l'assalto fa ricerche per scoprire la vita «privata» di colei che l'ha tenuta sotto il tiro della pistola, e finisce per appassionarsi alle sorti del giardino d'infanzia. «Mi piace — dice Margarethe —descrivere personaggi femminili, siamo state per tanto tempo sotto il controllo dell'Istituzione, ed è positivo riuscire a descrivere noi stesse, tracciare i nostri ritratti psicologici. Questo, soprattutto, è stato il mio intento ». Quale sarà il prossimo film? • Un ritratto psicologico di tre impiegate che lavorano insieme. Sono amica della sorella di Gudrun Esslin, e vorrei fare anche un film su loro due. Ma, per ora, è un progetto lontano». Marinella Venegoni Tina Engel è la protagonista del film in concorso "Il secondo risveglio di Christa Klages"

Persone citate: Christa Klages, Klages, Marinella Venegoni Tina, Tina Engel, Volker Schloendorff

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Parigi, Portogallo