La danza pretende sacrificio

La danza pretende sacrificio La danza pretende sacrificio FELICE ANDREASI Quelli che fanno i comici di professione non mi divertono. In genere mi fanno ridere le persone o le notizie serie, ma poste in modo anomalo. Non sono cattivo, io, ma un poco fatuo e leggero certamente sì. Vi faccio un esempio: una delle più grandi risate dalla mia vita me la sono fatta anni fa davanti al video. Durante un telegiornale la voce fuori campo di uno «speaker » con una certa enfasi annunciava: «E' morto Campbell, l'uomo più veloce del mondo ». Questo mentre una spietata ripresa filmata mostrava un velocissimo motoscafo dal quale provenivano via radio in lingua inglese gli strilli angosciati e via via sempre più smozzicati del pilota che aveva perso il controllo. Dopo una corsa sempre più pazza, sbatacchiando con atroci sobbalzi sulle onde dei prodigi della tecnica si disintegrava totalmente con un ultimo acutissimo strillo (anche quello in inglese) dello sfortunato pilota. Un secondo dopo compariva sul video una immagine incredibilmente assurda per la circostanza: la fotografia della moglie dell'ex campione che, colta in un momento particolarmente felice della sua vita, sfoderava il più radioso dei suoi sorrisi. Le mie convulsioni finirono soltanto quando comparve sul video la faccia dell 'ti 11 o ia ministro del- le Finanze. Vi assicuro che se avessi letto la notizia nuda e cruda su un giornale avrei provato un forte senso di raccapriccio, ma posta così... Una sicura fonte di riso per me sono i balletti classici. Chi se ne intende dice che quella dei ballerini classici è una vita di grandi sacrifici e rinunce. Io, che per il mio lavoro sto spesso dietro le quinte dei teatri, ho constatato che è vero. Ho visto ballerine e ballerini classici come mummificati (credo che si spalmino nascostamente di amido corpi e vestiti per ottenere una maggiore ieraticità) provare e riprovare per ore di tensione solitaria e del tutto incuranti dell'animazione che li circonda. C'è in loro un sussiego, certo non voluto, che mi pare sproporzionato ma in parte lo si deve forse al fatto che i loro corpi inamidati ad un dato punto diventano di pietra. Lo so perché ho toccato a tradimento il polpaccio di una grande artista di cui non faccio il nome. In un fugace momento di sua deconcentrazione le ho anche domandato: « Signorina, non ha mai pensato a sposarsi, lei? ». « Ho sposato la danza », mi ha risposto senza guardarmi, ma mettendomi sotto il naso, con uno scatto improvviso, uno dei suoi piedi rigidi. E lì ho scoperto che la danza sulle punte è un bluff. Un trucco. Questi ballerini classi¬ Nonsensi A monte c'era una mia certa idea di mare. Non vuol prendere il sole, è lunatico. Considerazioni sui prezzi, al mare: "Qui è salata persino l'acqua". L'ombrello, seccato, alla pioggia: "Tu cadi dalle nuvole!". Vi raccomando, acqua in bocca. ci ai piedi hanno scarpini di ferro con le punte mozze che aderiscono alla terra senza interessare le dita dei piedi. E sulle quali anch'io, con un po' di esercizio s'intende, riuscirei a danzare. Ma non credo che 10 farò mai perché, per fare 11 callo alle scarpe di ferro, mi ci vorrebbero anni. Infatti io ho la pelle dei piedi (e anche del resto) molto delicata. Già un paio di morbidissime scarpe nuove mi fanno venire vesciche dappertutto. Figuriamoci quelle orride scarpette di ferro. E poi, proprio non ho voglia di inamidarmi tutto per provare. Non parliamo inoltre dei ballerini maschi. Datemi pure del morboso, ma quando li vedo incedere sul palcoscenico a testa alta e straordinariamente leggeri, trovo che quel pacchettino che esibiscono in genere a mezza altezza stona decisamente con la spiritualità della danza. Per cui ho sempre pensato che se oltre allo smisurato amore per la danza avessero anche un briciolo di senso estetico dovrebbero amputarsi quel corpo estraneo (alla danza) o perlomeno stuccarlo e inamidarlo (anche lui, corpo estraneo) per evitare l'effetto comico distraente. So che a qualcuno di voi queste mie asserzioni sembreranno oziose, ma ve l'ho detto prima: sono un tipo fatuo e leggero seppur — lo oso dire — non stucchevole.