Nel Torino Pecci e Zaccarelli lavorano anche a Ferragosto

Nel Torino Pecci e Zaccarelli lavorano anche a Ferragosto Gli infortunati devono recuperare il tempo perduto Nel Torino Pecci e Zaccarelli lavorano anche a Ferragosto TORINO — «Che sonno che ho. Questi fanghi di Acqui sembrano una fesseria ed invece quando torni all'ovile ti ritrovi con tanta stanchezza nelle ossa». Pecci ha raggiunto i compagni a Villa Sassi. Lo incontriamo dopo pranzo. Ci regala una parte dei suoi tre quarti d'ora di «ricreazione», quando gli altri mescolano per la millesima volta il mazzo di carte o si vanno a sdraiare nel verde del parco. Eraldo ha un'espressione seria, vorremmo che per un attimo il volto si illuminasse con un sorriso da ragazzo, come un tempo. Ma lui dice, passandosi una mano tra i capelli e sprofondando, in tuta arancione, nel sofà: «Forse sono cambiato, chi lo sa. Spetta a chi mi sta intorno giudicare. Certo si matura, si fanno tante esperienze, il lavoro piano piano ti fa comprendere l'aspetto vero della vita». Pecci non dona battute, rinuncia all'aria sbarazzina. L'hanno mandato in fretta e furia a curarsi una caviglia «rovinata» contro l'Inter, per cercare di prevenire guai fisici durante la stagione. «Ora — dice — ricomincio gradatamente, dovrò poi giocare con bendaggi stretti. Non mi concederò un po' di pausa neanche il giorno di Ferragosto. Con me ci saranno anche Zaccarelli e forse Santin. Purtroppo costringeremo il buon Cazzaniga a star qui a seguire da vicino la nostra ripresa. Si tratta di mettersi al passo il più in fretta possibile. Non potrò ovviamente fare ciò che ho perso ad Entrèves ed in questi giorni, ma l'importante è inseguire il gruppo con volontà». Ogni tanto porta una mano sulla parte dolorante. E' un gesto quasi meccanico. «Mi dà fastidio, maledizione. Devo muovermi con cautela. Questi sono gli aspetti più brutti nella carriera d'un calciatore. Vorresti correre dietro un pallone ed invece ti ritrovi malandato, hai sempre qualche timore per il domani, il medico diventa il tuo confessore, quasi il migliore amico, a furia di frequentarlo». Tra due settimane Eraldo diventerà padre. Una moglie giovanissima, un figlio in arrivo, responsabilità che certo non mancano. La città non gli dà più quel senso di angoscia, quando finiva per sentirsi sempre solo, quando forse avrebbe rinunciato ai milioni ed alla carriera per fuggire a casa, in Romagna. «Adesso qui al Torino sto bene, anche se non nascondo d'aver passato quest'inverno dei momenti balordi. C'erano delle incomprensioni con Radice, era necessario un chiarimento per tirare avanti, per proseguire un rapporto». Ad Acqui leggeva sui giornali ciò che stava capitando in casa granata. Società con lancia in resta per la questione dei reingaggi, squadra compatta e prontissima alla replica. E lui, come «sindacalista», a vivere da lontano il momento. «Ogniagosto, quando si torna dal mare si sente la stessa musica. Loro da una parte e noi che giustamente difendiamo i nostri diritti. Certo spiace che quest'anno sia venuta fuori questa sceneggiata, lo ritengo comunque che la vertenza possa risolversi. Del resto chi non è d'accordo è sempre pronto a cambiare aria a novembre. Anche a me potrebbe ipoteticamente capitare di chiedere d'essere ceduto se proprio non si riuscisse a giungere ad un accordo». Ma ora Eraldo più che ai soldi pensa alla salute, ad una guarigione rapida. Certo ci vuole un pizzico di fortuna che accompagni la sua strada agonistica. Il Torino che ha «sbuffato» nel battesimo di Ivrea, ha fatto subito pensare al suo forzato forfait, a quello di Zaccarelli, a due assenze che potevano servire anche come valide e facili scusanti per il clan. Ma Pecci replica con immediatezza: «Il Torino ha bisogno senza dubbio di tutti, ma non è un solo giocatore che può sorreggere la baracca. E' essenziale che si ritrovino alcuni valori: è la pura verità, non sono frasi fatte. Senza "pressing" non possiamo vincere nulla, il Torino non esiste. Lo sanno anche i bambini, lo cosa chiedo? Di potermi esprimere con semplicità, di riscoprire insieme alla squadra quei momenti magici che ci portarono allo scudetto». Gli occhi di Eraldo stanno per chiudersi, Radice è a due passi per «imporre» all'atleta il sonnellino pomeridiano. Un delicato lavoro attende il centrocampista dopo questo stop nella preparazione. Non ci sarà lunedi ad Udine, ma già il tecnico sta pensando ad una utilizzazione per la gara col Genoa. Gigi giustamente guarda avanti. Non dimentica neanche la Coppa Uefa. Dal 21 agosto gli spagnoli del Gijon organizzano un veloce torneo con la partecipazione del Santander. Austria Vienna e Lokomotive Sofia. Radice conta di esserci. Ferruccio (avallerò Eraldo Pecci

Luoghi citati: Acqui, Austria, Entrèves, Ivrea, Romagna, Torino, Udine, Vienna