"Crollava tutto: io ero sepolta dai sassi accanto a me c'era mio marito morto"

"Crollava tutto: io ero sepolta dai sassi accanto a me c'era mio marito morto" Parlano le vittime del nubifragio che ha sconvolto la Val d'Ossola "Crollava tutto: io ero sepolta dai sassi accanto a me c'era mio marito morto" DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DOMODOSSOLA — La prima immagine del disastro si ha a Cuzzego, in frazione Beura di Cardezza. E' sulla statale che porta a Domodossola. La strada è coperta di fango secco che si solleva in nubi di polvere ad ogni auto. La piazza della chiesa invasa dalla piena sembra ora una pietraia. Poco oltre c'è il ponte sul torrente La Valle, un corso d'acqua che non aveva mai visto una piena. Nel suo alveo è franata una massa enorme di detriti e rocce e il suo letto si è alzato di 15 metri. Vicino alla strada, c'è un camion rosso rovesciato su un fianco, nessuno sa di chi sia. Sulla sponda destra del La Valle c'è una casa che è pericolante. L'acqua è passata nelle cantine, ha scardinato le porte e spinto fuori tutto quello che ha trovato. Pietro Sappo, 32 anni, uno degli inquilini, racconta: «Avevo nel garage due auto e una moto. Adesso sono sotto metri di terra». Angelo Manara, 34 anni, ha gli occhi lucidi di lacrime. «L'ondata mi ha strappato via la cinta della casa, i tubi dell'acqua, tutto. Adesso siamo qui disperati. Se dovesse ancora piovere che cosa facciamo?». Racconta ancora: «Tre anni fa avevamo fatto una petizione per far pulire il torrente, dragarlo insomma. Nessuno si è mai fatto vivo. E' già una fortuna che questa valanga d'acqua scendendo si è spostata sulla destra, rispetto al torrente. Se si fosse incanalata dall'altra parte, la frazione Buera oggi non esisterebbe più. Ho visto scendere questo disastro dalla montagna. Avevo già fatto uscire i miei dalla casa e io mi sono fermato un istante aggrappato alla ringhiera del ponte. Fissavo la cappella della Madonila che è lassù, a mezza costa. Improvvisamente da dietro il tempietto è uscita una colonna d'acqua colore del fango. Era immensa, è piombata a terra con un boato. Ho visto schizzare in alto alberi e rocce». Il paese successivo è Casasco di Trontano. Sui muri lungo la statale ci sono i manifesti a lutto che annunciano la morte di Agostino, Pietro e Cinzia Manini, Agostino aveva 37 anni, era sposato con Angela Grassi, 31 anni e Cinzia, 8 anni era sua figlia. Era fratello di Pietro, 31 anni, sposato con Rosaria Bruschetti, 23 anni e padre di Davide, 2 anni. I fratelli si erano costruiti due villette uguali, l'una vicino all'altra, in frazione Porcelli. Davanti c'era un prato all'inglese tutto recintato e dietro un piccolo frutteto. Sei anni di duro lavoro per costruire le case; pochi istanti per morire. Le villette sono ancora in piedi, il fango è arrivato fino all'altezza del primo piano. Il recinto del prato è scomparso. C'è una persiana spaccata e si vede la cameretta di Cinzia. Il fango ha sollevato il lettino sino al soffitto: tutto il resto è intatto, anche il mobiletto dove la bambina teneva un orsacchiotto. Un'immagine che stringe il cuore. La mamma di Cinzia è all'ospedale di Domodossola. Ha il volto, le braccia e il petto coperti di graffi e croste. «Non volevano dirmelo che mio marito e mia figlia sono morti, ma io ho capito» dice con rassegnazione. «Non ho la forza di muovermi. I miei vanno alla tomba senza di me» poi piega la testa verso la finestra e fissa nel vuoto. Nello stesso ospedale, in ortopedia, c'è Rosaria, la moglie di Pietro. E' accanto al letto di Davide, un bambino biondissimo con gli occhi azzurri. Il piccolo ha il petto e il braccio destro avvolti nel gesso. Anche sua madre ha l'avambraccio ingessato per una lussazione al polso. Racconta con estrema lucidità il dramma che ha sconvol¬ to la sua vita e quella del figlio. «Non ho mai visto piovere in quel modo — dice — sembrava il finimondo. Improvvisamente abbiamo sentito un colpo contro la casa e dalla finestra del retro è entrata la radice dì un albero». La donna non sa ancora che era franato il vigneto che era sulla montagna, a una ventina di metri sopra la casa. «Mio marito è uscito sul balcone e sul pianerottolo dell'altra casa c'era già mio cognato con la moglie e la bambina. Il nostro cortile sembrava un torrente, avevamo tutti paura. Mio marito ha preso in braccio Davide e siamo scappati verso le case della frazione. Dopo una trentina di metri siamo passati davanti alla casa di Pelgantini. Era la più robusta del paese ed era vuota. Abbiamo rotto un vetro, aperto la porta e siamo entrati. Fuori c'era il diluvio. Mio marito e mio cognato hanno acceso il caminetto e ci siamo messi attorno al fuoco per asciugarci. Non è passato un quarto d'ora. E' crollato tutto. Mia cognata è riuscita a liberarsi ed è stata lei che è andata a chiedere aiuto. Io ero coperta di sassi e sotto di me c'era Davide. Arcuavo la schiena per non schiacciarlo. Non potevo muovermi, sulla testa avevo il cadavere di mio cognato. Anche mio marito era lì vicino morto». Rosaria Manini pensa alla cognata. Dice: «Il suo è un dolore più grande del mio. Lei ha perso il marito e la figlia, io ho lui che mi aiuta» e indica Davide che nel frattempo si è addormentato. E' impossibile descrivere il terrore vissuto lunedi pomeriggio nell'Ossola. Si era fatto buio, sembrava che tutte le nubi dei cieli si fossero ammassate per scaricare acqua sulla valle. Per due ore terra e cielo sono stati uniti da una colonna liquida. L'epicentro del disastro è stato a Santa Maria Maggiore, dove c'è imo spartiacque che divide il Melezzo. Il torrente ha raccolto tutta l'acqua che scendeva dai fianchi della montagna ed è piombato a valle con una forza distruttrice immane. Al suo passaggio crollavano ponti, case, franavano argini. Il torrente è arrivato in pianura con il rombo di un tuono e a Masera, alla fine della Valle Vigezzo, ha portato via un pezzo della statale, ha superato le arcate del ponte ed è passato sulla strada. La sua piena si è esaurita subito, come un'onda che si infrange sulla riva. Ma dietro di sé ha lasciato distruzione e morte. In Valle Vigezzo sette paesi sinistrati: Druogno, Santa Maria Maggiore, Malesco, Toceno, Craveggia, Re, Villette. In Valle Anzasca, sei paesi: Piedimulera Colasca Castiglione, Bannio Anzino, Vanzone con San Carlo, Ceppo Morelli e anche Macugnaga, che è rimasta senza luce. In Valle Antrona: Viganella, Seppiana, Montescheno, Antrona ed infine in Val d'Ossola: Villadossola, Pieve Vergonte, Monte Crestese, Masera, Beura Cardezza, Trontano, Vogogna e Anzola. Un'ora dopo, le prime colonne di militari salivano per portare aiuto. Aldo Popaiz