Un Ufo per l'estate di Giorgio Manganelli

Un Ufo per l'estate NON PASSA LA VOGLIA DELL'ASSURDO Un Ufo per l'estate Esiste oramai una tale letteratura sulla fantascienza, che pare impresa disperata supporre esistano annotazioni che ancora attendano di essere scritte, ignote prospettive da scoprire e disegnare. Per chi è stato, fin dai tempi meno sospetti, un vagheggino di questo genere spurio, è una situazione demoralizzante. Quando scopersi Charlie Brown ancora inedito in Italia, il ragazzino aveva una strana testa, e Snoopy era un ingenuo cane, senza segretario. Come cambiano i tempi. Suppongo che i primi cinquanta cristiani, quando si accorsero che stavano diventando cinquantamila, avranno provato un analogo senso di frustrazione. Qualcuno sarà tornato al tempio di Iside, in quei bei tempietti semivuoti, con le sagrestane che lucidavano le statue. Incoraggiata dall'interesse di. psicologi, etnologi, letterati, storici, sociologi, profeti, futurologi, inventori, e ragazzini con le efelidi, la fantascienza ha assunto una tale dignità da diventare il salotto buono in cui si danno convegno tutti i simboli, che nessuno accoglie più nei romanzi da premio Gli autori di fantascienza non leggono, credo, i formalisti russi e nemmeno gli storicisti, ma i classici orientali e Eliade. Nel film Guerre stellari c'era tanta buona salsa taoista e zen, e nel successivo Incontri ravvicinati c'è il Monte Meni: prima di leggere questi libretti o incunaboli da edicola, meglio ripassare i Simboli della scienza sacra di Guénon, e il Trattato di Storie delle Religioni di Eliade. Simbolici, irrealistici, catastrofici, angosciosi, i libri di questo genere sono gli unici esempi che oserei chiamare «la letteratura del nostro tempo». Quest'anno sono di moda gli Ufo, che cominciano ad avere un dolce sapore di cose lievemente invecchiate in solaio; cose con cui abbiamo giocato. Forse ci saranno anche Ufo con i pizzi, oppure con il monogramma di lato, per non confonderli quando li lavano; Ufo che mandano orchidee, che portano garofani all'occhiello, che giocano al solitario e si cambiano per cena. Agli Ufo hanno dedicato una della loro consuete, sempre gustosissime antologie Frutterò e Lucentini: Questa notte attenti agli Ufo (Mondadori, lire 7000). Si comincia con il testo di quella famosa trasmissione radio — dico «radio» — manipolata da Orson Welles, che nel 1938 gettò nel panico l'intera America — dico 1938, e America —. Anche letto, lascia pensare che doveva essere una trasmissione abile; tuttavia quello sgomento di un continente ci sgomenta. Qualcosa era già in opera, un tarlo, una volontà di paura e, insieme, di farla finita come che sia, dateci la Notte di Valpurga e non pensiamoci più. Erano ancora gli anni di Marte come «stella», s'era fatto una buona posizione dal tempo di Schiapparelli, ricordo un libro or- mai disperso, autore un logorroico demente, Desiderius Papp, che dimostrava fuor d'ogni dubbio che Marte era tutto un fervore di vita, di acque, di industrie: meglio della Ruhr e della Costa Azzurra. Nessuno sospettava che fosse uno dei tanti cadaveri mai nati in mezzo ai quali ci tocca campare. Ray Bradbury scopre quali sono i veri complici dell'invasione, coloro che portano la distruzione con gioia: i bambini. Semplice, no? Ci sono certi giochi, vero? Un racconto sull'infanzia oggi deve essere lievemente macabro. Grazie, Freud. Lasciate che i perversi polimorfi vengano a me. Degli Ufo si può a.iche ridere, ma con giudizio. Ci si prova Philip K. Dick, un autore che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi mesi, bella ed estrosa fantasia. Non vi dirò qual è il punto debole degli Snul, così come lascerò a Eric Frane Russell il compito di spiegarvi con quali metodi si può tenere testa alle ingegnose astuzie di un Vegano. Il lettore di fantascienza vuole anche spaventarsi e dormire male: Robert Moore William ha messo assieme un macchinoso ma abbastanza orroroso racconto su una' miniera, (birra, simboli, panini) con dentro tante cose che fanno terrore. Il pezzo esemplare della raccolta viene da uno scrittore che in genere dà un po' sul didattico, Arthur C. Clarice, con un sapiente enigmatico incontro con Rama: do^e Rama... bene, leggetelo, vi darà una lieve tachicardia da lettore di libri pii. Pii! Ecco la parola giusta. Quando si chiude un libro come questo, si ha l'impressione di aver sfogliato un libro di pietà. L'ultimo racconto è il disperato, inconcluso tentativo di un tale di farsi risucchiare dentro un Ufo. Come Dedalo, che s'era finto meccanico, per viaggiare nelle regioni del cielo e del sole. Pietà: ma di quale pietà si tratta? Si è scritto che si tratta di cascami religiosi — perché no? Non sarà l'unico caso che il nostro universo va avanti a furia di cascami, surrogati, plastica e vilpelle, giochi delle tre tavolette e contorsionisti che vogliono passare per Dio, o almeno studiano, la sera, da Arcangelo. E allora? Avete di meglio da proporci? Ci sono modi più tranquilli per parlare di miracoli, di senso, e che ,so io, con gente che non campa più con la normale razione di «realtà» e di «realismo»? Quando si è in galera si scappa, se si può, come si può. Sarebbe meglio scappare con la cravatta, e con l'abito chiaro delle evasioni. Non tutti possono. Intanto, sui giornali colti, qualcuno parla ancora di «ondata irrazionale», di «moda» dell'assurdo. E si scrive anche che si deve tornare al «razionale». Sarà. Chesterton ha scritto che «il pazzo è colui che ha perso tutto fuorché la ragione». La moda degli Ufo passerà, ma badate non passerà la voglia dell'assurdo. Fate attenzione che dopo la gola degli Ufo, non venga la smania della fine del mondo! Quel panico, quella frenesia che cominciarono quarant'anni fa, in America. Giorgio Manganelli ars V 9 4 rf k Una scena del film "Incontri ravvicinati"

Luoghi citati: America, Italia, Ruhr