Vertice di Camp David «possibilismo» di Israele di Giorgio Romano
Vertice di Camp David «possibilismo» di Israele Begin prepara l'incontro con Carter e Sadat Vertice di Camp David «possibilismo» di Israele nostro servizio particolare iTEL AVIV straordinaria del dei ministri, ieri mattina, a Gerusalemme: Begin, che ha interrotto le sue vacanze, ha fatto una relazione sulle vicende che hanno portato all'invito per la riunione tripartita di Camp David e sui particolari degli incontri di Alessandria che gli sono stati riferiti il giorno prima da William Quandt, emissario di Vance, mentre un altro emissario, Alfred Atherton, si è recato in Arabia Saudita e in Giordania per informare Riunione iConsiglio |quei governi della situazione, La riunione di ieri è sta ta solo la prima a livello governativo di molte altre destinate alla preparazione del vertice di Camp David: essa è stata tenuta come «Consiglio supremo della Difesa» e quindi segreta e senza pubolicazione di un rendiconto. Uscendo dalla seduta il premier ha dichiarato che il periodo che si apre dovrà essere un periodo di preparazione intensiva; nel corso del quale «potranno essere prese importanti decisioni». Questa ultima espressione è interpretata nel senso che il governo si accingerebbe a recarsi alla Conferenza su posizioni più possibiliste di quelle che aveva adottato alla Conferenza di Leeds Castle. Ci si rende conto infatti quanto sarebbe pericoloso se gli incontri di Camp David dovessero fallire a causa di Israele. Pertanto lo sforzo israeliano consisterà nel fare il possibile per facilitare un accordo nella riunione tripartita e, se questo non sarà raggiungibile, far sì che la responsabilità non cada su Gerusalemme. Sta dunque per cominciare un periodo di intensa attività diplomatica, nel corso del quale si cercherà di elaborare un piano o di presentare delle idee base, ma anche di coordinare le proprie posizioni con quelle degli Stati Uniti. Si parla perfino di un possibile incontro preliminare tra Dayan e Kamel, ma nel momento attuale appare dubbio che possa svolgersi, dato che la stampa egiziana continua nei suoi attacchi, come se la decisione del summit non fosse stata presa. Si prevede anche che nei prossimi giorni ci saranno pressioni da parte americana perché Israele passi dalla vaga formula «Siamo pronti a discutere su tutto» ad una più precisa accettazione del principio del ritiro dal- ]a West Bank, dato che il Dipartimento di Stato ritie ne che questo punto debba essere incluso nella «dichia razione di princìpi», se si vuole indurre Sadat a firmarla. Zbigniew Brzezinski ha frattanto ripetuto: «Gli Usa non intendono presentare un proprio piano di pace né alla Conferenza di Camp David, né altrove». Questa dichiarazione ha avuto l'intento di calmare le inquietudini suscitate da una frase detta da Vance per dar soddisfazione a Sadat: «Gli Sta ti Uniti svolgeranno un com- pito di collaboratori, nella pienezza del termine, per la ricerca della pace». Il con- sigliere speciale per la sicu- rezza ha inteso ribadire que sto punto aggiungendo che gli Stati Uniti si riservano il diritto di presentare dei suggerimenti se ci si trovasse in difficoltà. L'Egitto si prepara nel frattempo a una grande offensiva diplomatica per spiegare la sua posizione ai Paesi arabi, che hanno in generale male accolto la decisione di tentare il rilancio della trattativa con Israele. In questo senso, e per mostrarsi conseguente, il presidente 'egiziano ha dichiarato che si recherà a Camp David per invito del presidente americano e per incontrarlo; al che Begin ha risposto ieri mattina: «Sadat è libero di scegliere la formula che preferisce, ma sa benissimo che recandosi a Camp David egli non va soltanto per vedere Carter, ma per incontrarmi». La complicatezza dei problemi del momento e la loro indipendenza fanno sperare che prima del 5 settembre non ci saranno ulteriori complicazioni sul fronte libanese, dove la situazione conosce un momento di tregua ma non una schiarita. Continua, infatti, la tensione fra i protagonisti del dramma libanese: ancora ieri mattina ci sono stati bombardamenti alla periferia Sud-est di Beirut. Giorgio Romano
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