Capolavori fatti di vetro di Andreina Griseri

Capolavori fatti di vetro Capolavori fatti di vetro Il Museo non come esposizione astratta e selettiva di capolavori, o raccolta di curiosità: piuttosto organismo complesso in rapporto alla città e oltre e insieme di scelte significative tra cultura e collezionismo locale; è il filo che emerge da una ricognizione nelle raccolte del Civico Museo di Torino a Palazzo Madama. Ora l'apertura della sorprendente mostra dedicata alle culture tribali dell'Africa. America. Oceania nelle collezioni etnologiche del Museo, ha toccato certo la sezione più"sconosciuta, ma accanto le raccolte dei vetri, smalti e avori, ceramiche e porcellane, possono suggerire altrettanti itinerari inattesi, aperti all'indagine e alla sorpresa. Riconducono alle ragioni della nascita del Museo, costituito nel 1860 per le arti applicate all'industria. Industria equivaleva allora a lavoro manuale. E quegli oggetti, per la parte Più antica e poi dal gotico aiOttocento, a loro volta rimandano con insistenza, oltre gli esemplari d'eccezione, a mediazioni di cultura che sono fatto essenziale per le cosiddette arti minori e le relative tecniche. Storia intessuta di stratificazioni e scambi fra cultura dotta, ambiziosa e cultura popolare, fra cultura esibita con punte sofisticate, maniacali, e cultura applicata al quotidiano: una circolarità troppo spesso sottovalutala, di esigenze, proposte e risultati. Eppure questa prospettiva, sul pensiero e il lavoro umano di sempre, lega gli oggetti delle vetrine di un museo alla storia con un nodo attuale, il dato vissuto, che li aveva sostenuti ai vari livelli, di fronte all'arte religiosa e profana: per dire, niente passato remoto e invece materia tutta da scandagliare. In questo senso si sono mossi i cataloghi del Museo, quelli di Luigi Malie, dal 1963 al '72, per la sistemazione critica dei dipinti, sculture, smalti e avori, vetri e vetrate, mobili e arredi, e soprattutto quello ultimissimo di Silvana Pettenati, per i vetri dorali graffiti e i vetri dipinti (1978). Ma era anche necessario, in questa occasione, ripercorrere le fila di una trama intricata per oggetti di non facile collocazione storica, privilegiati per lo più da eruditi collezionisti amatori. E intanto, vetri a oro: cosa sono e di dove provengono? A tutti i possibili perché e come, la Pettenati risponde con molta attenzione per l'interlocutore, con molta agilità e intelligenza, e con altrettanta erudizione, ricomponendo al rallentatore le tessere di un mosaico affascinante per i 184 esemplari indagati, dalle botteghe d'origine, (e per l'età classica il Museo possiede un ritratto femminile del III sec). alla fioritura del sec. XIII, ai modi del tutto rinnovati dell'età gotica, e la sezione conta capolavori, anche firmati, della coli. Trivulzio, agli esempi del manierismo del '500 fino al sec. XVIII, passati attraverso le maglie romanzesche del collezionismo, un capitolo che per parte della Pettenati illumina in pieno il carattere singolare del Museo di Torino. Quanto alla tecnica, è riportato il testo mirabile del Cennini; la ritiene «vaga e gentile», ma «vuole avere in sé fermo disegno»; i consigli di lui. puntualmente analizzati, dicono molto sul rapporto di allora con l'arte e il mestiere: «Abbi una agugella legala in unaaslicciuola, sì comefusse un pennelletto di vaio...; e col nome di Dio il comincia leggermente a disegnare... e non si vuole lavorare per frena, anco con gran ditello e piacere». Consiglia luce diretta e aggiunge: «Il di che vuoi lavorare nella detta opera, tiene il dì dinanzi la madtstacedcppo(snaH'pqnVtrclripqL«dcRcandvcdsdgssonfsbnpmssqemc mano al collo o vuoi in seno, per averla bene scarica da sangue e da fatica». La perfezione tecnica sarà altrettanto valutata dal collezionismo dell'Ottocento e la raccolta torinese ha origine in questo ambito. Torino aveva allora un collezionista in casa, di livello europeo, il marchese Emanuele d'Azeglio nipote di Massimo, che destinerà al Museo la parte più cospicua delle sue collezioni: porcellane, maioliche e vetri a oro, riunite a Parigi e a Londra (1874 e 1877-90). Circolazione di cultura, con le stesse affinità elettive sottolineate da John Fleming dinanzi al carteggio dell'ambasciatore Hudson, a Torino dal 1852 al '63, che s'intratteneva più sulle porcellane di Vinovo che su questioni politiche. Le vetrine del Museo Civico, nell'ordinamento all'inglese di Vittorio Viale, ora molto rivalutato dalla recente ricerca, paiono risplendere, per questa sezione, come un omaggio al clima illuminato attivo fra .Londra. Parigi e Torino, in anni decisivi per il.Vicloria and Albert Museum. per il Museo di Cluny e per quello torinese. Andreina Griseri Lorenzo Monaco, 1408. Madonna con bambino (cui 13,5 x 203)

Persone citate: Albert Museum, Cennini, John Fleming, Lorenzo Monaco, Luigi Malie, Pettenati, Silvana Pettenati, Vittorio Viale