Due comitati di coordinamento per fronteggiare l'emergenza

Due comitati di coordinamento per fronteggiare l'emergenza Due comitati di coordinamento per fronteggiare l'emergenza DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DOMODOSSOLA — Lo spaventoso nubifragio che ha sconvolto l'Ossola ha fatto cinquanta miliardi di danni alle sole opere pubbliche: strade, ponti, ferrovie, acquedotti. E' una prima stima, forse ancora prudenziale. L'ha comunicata il presidente della giunta regionale, Aldo Viglione, che da ieri è a Domodossola per coordinare i primi interventi. «Ci vorranno almeno due mesi — ha dichiarato Viglione — per riaprire al traffico, sia pure con una soluzione provvisoria, la statale della Valle Vigezzo; per quella che sale a Macugnaga basteranno invece pochi giorni, forse una settimana: il tempo necessario per gettare il ponte militare in lo- calità Molini dove si è verificata l'interruzione più grave». I militari stanno già operando nella zona, poco dopo mezzogiorno è arrivato a Domodossola il ministro dell'Industria Donat-Cattin accompagnato dall'onorevole Guido Bodrato. In municipio c'è stato un vertice con le autorità regionali e i responsadili delle forze dell'ordine che operano nelle zone alluvionate. Si è parlato anche della situazione delle grosse industrie del fondovalle che rischiano la paralisi produttiva. La violenza delle acque ha letteralmente spazzato via la centrale elettrica della Valle Isorno che alimenta la Sisma di Villadossola, la maggiore industria siderurgica della zona che dà lavoro a quasi duemila persone. E' già stata anticipata la chiusura feriale di molti reparti dello stabilimento ma il problema energetico si riproporrà subito dopo Ferragosto. Anche la «Ceretti» (800 dipendenti) e la Rumi a ne a di Pieve Vergonte hanno avuto le centrali elettriche danneggiate dall'alluvione. Il problema delle industrie è inoltre direttamente legato a quello delle comunicazioni stradali perché la maggioranza degli operai abitano nei centri delle valli. Al municipio di Domodossola sono stati istituiti due comitati di coordinamento per fronteggiare l'emergenza: si cerca di lavorare il più possibile a contatto di gomito con gli amministratori locali. Il presidente del Consiglio regionale, Dino Sanlorenzo, ha smentito con una dichiarazione che riportiamo integralmente che i sindaci si siano dimessi per protestare contro i mancati interventi. Nessuno ha abbandonato il suo posto e tutti si sono rimboccati le maniche ma non si può sottacere che dei quindici miliardi di danni provocati dalla precedente alluvione dell'ottobre 1977 nell'Ossola non si è ancora vista una lira. Le voragini che si erano aperte sulla statale del Sempione sono ancora tutte 11, la linea ferroviaria internazionale a San Giovanni corre sempre su un binario che era stato costruito all'esterno di una galleria franata da oltre due anni. La classica soluzione provvisoria che ha finito col diventare definitiva. E naturalmente anche in quest'occasione il binario e la massicciata che lo sorreggeva sono stati spazzati via dalla furia delle acque: così una delle più importanti linee ferroviarie d'Europa è rimasta paralizzata per l'ennesima volta. Non sempre i drammatici appelli dei sindaci e degli amministratori locali che segnalavano e documentavano situazioni di pericolo sono stati tenuti nella giusta considerazione: cosi anche questa volta si sono visti crollare ponti costruiti da pochi mesi, hanno ceduto, com'è successo a Masera, strade inaugurate da qualche settimana. Interventi di estrema urgenza per proteggere i centri abitati sono stati ritardati per mesi dalla mancanza di un visto o altre formalità burocratiche. Proprio per questa ragione il sindaco di Anzola (uno dei centri della bassa Ossola più colpiti dalle ricorrenti piene: è stato allagato quattro volte nel 1977), Gianni Monti, si era dimesso nei giorni scorsi, prima che si scatenasse il nubifragio, presagendo una nuo¬ va catastrofe. Ed è stato facile profeta. Altrettanto aveva fatto il sindaco di Trontano Alvaro Corradini he ieri aveva detto: «Seppellirò i miei morti e poi mi dimetterò». Di dimissioni, in ogni caso, si parlerà più avanti: per ora i due sindaci rimangono a fianco delle popolazioni colpite. «Non posso certo abbandonare il mio posto in questa situazione», ci ha detto Monti. Tutti gli amministratori locali concordano comunque sulla necessità «una volta superata l'emergenza, di affrontare alla radice il problema idrogeologico dell'Ossola. La nuova inondazione ha dimostrato che la montagna non tiene più. Ad ogni ondata di pioggia appena fuori dal normale rischiamo di dover contare i morti. Il consiglio dei delegati del consorzio del fiume Toce, che comprende i rappresentanti di dieci comuni ossolani ha inviato alla Regione Piemonte un documento in cui esprime «ferma condanna» per le lentezze burocratiche nella realizzazione delle opere di difesa dei centri abitati programmate dopo l'alluvione dell'ottobre 1977». In una conferenza stampa che si è tenuta in serata il ministro Donat Cattin ha annunciato che entro domani «funzioneranno tutti i servizi essenziali (luce, acqua, telefoni) in tutti i centri col piti». Il ministro ha aggiunto che si sta aprendo un passaggio sulla «Centovalli», la strada che dalla Valle Vigezzo scende verso Locamo per sgravare la provinciale della valle cannobina che è l'unica via di collegamento con l'alta valle Vigezzo e rischia di scoppiare. Entro sabato la ferrovia «vigezzina», dovrebbe essere in grado di riprendere le sue corse fino a Orcesco: da qui si conta di istituire un servizio di pullman per l'attraversamento di tutta la valle fino al confine svizzero. Adri nano Velli