Vento di scandalo a Lignano Sabbiadoro In carcere il sindaco e quattro consiglieri di Giuliano Marchesini

Vento di scandalo a Lignano Sabbiadoro In carcere il sindaco e quattro consiglieri Sono accusati di interesse privato in atti d'ufficio Vento di scandalo a Lignano Sabbiadoro In carcere il sindaco e quattro consiglieri Ordine d'arresto anche per due mediatori mentre cinque consiglieri sono stati denunciati a piede libero - Un'area destinata a "verde" con una variante al piano divenne edificabilc DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LIGNANO SABBIADORO — Forte vento di scandalo edilizio a Lignano, nel pieno della stagione turistica. Mentre la cittadella balneare dell'Alto Adriatico è gremita di villeggianti, sono in carcere il sindaco, un assessore e tre consiglieri comunali: l'ordine di arresto, provvisorio, nei loro confronti è firmato dal pretore di Latisana, Celledoni, che ha condotto una serrata inchiesta su un'area destinata a «verde» e diventata edificabilc. E' stato arrestato anche un mediatore, e se ne sta ricercando un secondo, che in questo momento trascorre una vacanza in Sicilia. L'amministrazione comunale di questo rinomato centro balneare è sconvolta: altri cinque consiglieri sono finiti nel cerchio dell'indagine, sono denunciati a piede libero. L'accusa mossa dal magistra¬ to è quella di concorso in interesse privato in atti d'uf- ficio. L'ordine di arresto ha colpito di sorpresa il sindaco, Emilio Zatti, cinquantottenne, medico a Lignano da oltre trent'anni, uno dei maggiorenti della de della zona, di cui è stato anche segretario. Ed ecco il gruppo degli altri amministratori condotti in carcere: Dino Sandri, 39 anni, farmacista, assessore democristiano alla pubblica istruzione; Luigi Moretti, quarantaduenne, insegnante, capogruppo consiliare della de; Remiglio Cividin, 24 anni, taxista, consigliere indipendente proveniente dai ranghi della democrazia cristiana: Vanni Ferlizza, ventinovenne, comunista, consigliere di minoranza. A questi s'è aggiunto Bruno Luvisutti, 49 anni, «mediatore», che ha anche fatto parte della Commissione edilizia. L'uomo che si sta cercando nei i centri turistici della Sicilia, per completare la catena de ! gli arresti, è Lorenzo Baraz- zutti, di Udine, anch'egli mediatore. E questi sono i nomi che compongono la seconda lista, quella delle denunce a piede libero: Lino Corso, 52 anni, vicesindaco democristiano, ex primo cittadino; Carlo Barberis, quarantaquattrenne, indipendente, ex maresciallo della guardia di Finanza e ora assessore alle finanze; Giampaolo Zen, 41 anni, anch'egli indipendente, assessore; Agostino Marcuzzi, quarantaduenne, consigliere comunale, segretario della de a Lignano e titolare di un'agenzia immobiliare; Luigi Grop, 41 anni, consigliere democristiano. In totale, sette ordini d'arresto e cinque denunce. In complesso, mezzo Consiglio comunale coinvolto in questa storia. Davvero una violenta bufera, che investe la lunga striscia balneare di Lignano, dove gli agglomerati di palazzi sono imponenti. Che cosa c'è dietro questa clamorosa vicenda giudiziaria, che s'inserisce tra i più sconcertanti «scandali edilizi» esplosi qui e là nelle nostre località turistiche? C'è un'area di 150 mila mq, davanti la laguna di Sabbiadoro. Il piano regolatore generale la vincolava: doveva essere «zona verde», irraggiungibile dalla speculazione edilizia, che da queste parti è sempre stata molto attiva. Dava un poco di respiro a Lignano, lungo la linea di fitte costruzioni, pareva un argine sicuro contro l'aggressione del cemento. Ma l'area verde non è ri- masta un'isoletta tranquilla tra le schiere di palazzi. Malgrado l'intensità degli insediamenti abitativi, a Lignano, superi già del 30 per cento le previsioni del piano regolatore fino al 1980, questa zona ha subito un radicale mutamento di destinazione, è stata esposta all'avanzare del cemento, che si direbbe inesorabile: la «variante» numero 13 dava licenza di trasformarla in area edificabilc. Questa decisione fu presa in Consiglio comunale nel febbraio scorso: sette voti favorevoli, cinque contrari, dodici astensioni. Poi, uno strascico di polemiche, le proteste ormai vane di gente che credeva di poter conservare, davanti la laguna di Lignano, un pezzo di terra incontaminata. Ma, circa sei mesi fa, una denuncia finì sul tavolo del pretore di Latisana. Adesso, al fondo di questa desolante vicenda, il magistrato dice che c'è stato un «interesse privato». Secondo le contestazioni, la tribolata «zona verde» venne venduta da una signora padovana, lo scorso anno, a una delle tante «società fantasma» che si muovono nel settore edilizio, soprattutto nei centri di villeggiatura. Prezzo: 3 mila lire il metro quadro, dato che il terreno sarebbe dovuto restare verde. Ma ecco, in base a considerazioni secondo le quali Lignano aveva bisogno d'incrementare la sua ricettività, il progetto di urbanizzazione, la proposta di variante al piano regolatore. Su chi abbia spinto in questa direzione, in questo momento di clamore s'accavallano le ipotesi. Si parla con una certa insistenza di una Anonima svizzera, ma non si hanno ancora indicazioni precise, si mantiene in proposito un rigoroso riserbo, dato che l'inchiesta può avere altri sviluppi. Quel che l'indagine ha stabilito è che l'«area verde», una volta lottizzata, costava sulle 24 mila lire il mq. Complessivamente, questa operazione nel cuore di Lignano avrebbe fruttato circa 2 miliardi di lire. Ora il pretore di Latisana chiede conto a mezzo Consiglio comunale della cittadina balneare. L'accusa è grave, i commenti s'intrecciano anche tra i turisti che passeggiano sul lungomare. Giuliano Marchesini

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