Thorpe, «scandalo» o vittima di complotto internazionale? di Fabio Galvano

Thorpe, «scandalo» o vittima di complotto internazionale? L'EX LEADER LIBERALE ACCUSATO DALL'INDOSSATORE Thorpe, «scandalo» o vittima di complotto internazionale? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LONDRA — «Non mi dimetterò ». Arrestato venerdì, con l'accusa di tentato omicidio, e nel giro di pochi minuti rimesso in libertà provvisoria su cauzione, il deputalo ed ex leader del partito liberale inglese Jeremy Thorpe ha finora resistito a tutte le pressioni di chi vorrebbe fargli abbandonare la vita politica per timore che il clamoroso caso di cui egli è protagonista possa danneggiare il partito alle prossime elezioni. Thorpe è slato accusato di « avere cospirato con altri», fra il 1" ottobre 1968 e il 1° novembre 1977 (una indicazione temporale un po' lata, come è nell'abitudine della giurisprudenza inglese quando non si conoscono date precise), per uccidere Norman Scott, l'uomo che in anni recenti aveva dichiarato di aver avuto in passato una relazione omosessuale con l'ex leader liberale. Anzi, era stato proprio nel clamore di quelle scandalo, due anni fa, che Thorpe s'era visto costretto a rinunciare all'importante carica che ricopriva da nove anni. Le accuse d'oggi, infinitamente più gravi, lo porteranno il 12 settembre sul banco degli imputati, insieme con quelli che la polizia ha indicato come complici della « cospirazione ». Sono David Holmes, ex vice-tesoriere del partito liberale, amico intimo di Thorpe e suo testimone di nozze; George Deakin, facoltoso proprietario di un locale notturno e commerciante di macchinette a gettoni; John Le Mesurier, ex commerciante dì tappeti, ora agente d'assicurazioni. Anch'essi, come Thorpe, sono stati rilasciali dopo il pagamento d'una cauzione di 5 mila sterline (circa 8 milioni di lire) a testa. Non è ancora chiaro — e lo si saprà solo al processo — come la polizia inglese sia giunta a fa mutare un'accusa così grave, che per Thorpe e per gli altri tre imputati potrebbe anche significare, se riconosciuti colpevoli, la condanna all'ergastolo. Neppure i giornali osano fare congetture: la legge inglese, particolarmente severa con chi infrange il segreto dell'istruttoria, è stata un deterrente molto più concreto delle decine di querele con cui Thorpe va colpendo la stampa, non solo inglese, che ha pubblicato, dandole per scontate, le vicende del suo presunto passato omosessuale. Ma l'argomento è oggi sulla bocca di tutti: il tassista che mi porta all'aeroporto non sembra avere nient'altro di cui parlare; giornali, radio e televisione seguono passo per passo i movimenti dell'eccezionale imputato. Ma il Thorpe di oggi, a 49 anni, non è più il dinamico Thorpe di ieri, quello che a 26 anni entrò nel direttivo del partito, che a 30 era deputato (anche suo padre lo era stato, ma conservatore) e che a 37, quando fo Grimond sì dimise, diventò leader del partito. Per lui le aspirazioni ad un grande futuro politico, a una rinascita liberale che ad un certo punto non era parsa impossibile, cessarono il 10 maggio del '76, sull onda dello scandalo. Già all'inizio degli Anni Settanta Norman Scott, ex fotomodello e ora allevatore di cavalli, l'uomo che — secondo la polizia — Thorpe e gli altri tre avrebbero cercato di uccidere, aveva. « rivelalo » certi passati legami omosessuali col leader liberale. Il partito aveva fatto un'inchiesta, la faccenda era stata ridimensionata, poi dimenticata. Ma nel febbraio del '76 Scott ripetè le sue accuse in tribunale, dal banco dei testimoni, nel corso di un processo ad un certo Andrew Newton, soprannominato « Gino », un ex pilota civile che aveva ucciso il cane di Scott, un danese gigante. Thorpe continuò a negare. Ma all'inizio dell'anno scorso, appena uscito di prigione, lo stesso Newton rivelò in un'intervista ad un quotidiano che c'era stata una « cospirazione » per uccidere Scott; la magistratura, nell'ottobre, decise di riaprire le indagini. In tutto la polizia ha lavorato su questo caso per quasi tre anni, faticando a trovare un valido legame tra tutti i protagonisti, coinvolti in una vicenda da cui il mondo politico inglese, memore delle ripercussioni del « caso Profumo » all'inizio degli Anni Sessanta, preferiva tenersi a distanza. Ma la politica ne è stata coinvolta; lo stesso Harold Wilson, quando era primo ministro, intervenne ai Comuni dichiarando che Thorpe era stato vittima di un raggiro dei servizi segreti sudafricani, interessati a diffamarlo. Ancora giovedì la polizia è stata da Wilson, che non è più primo ministro ma in compenso è diventato « Sir », probabilmen¬ te per approfondire la « pista » del complotto internazionale. Il « caso Thorpe » è ormai un giallo di qualità, anche se, proprio per le implicazioni politiche, molto poco è dato di sapere sul suo intreccio. La verità — nessuno sembra avere dubbi — verrà a galla. E intanto, con ima apprensione che sa talora di compassione, in altri momenti di ammirazione per l'uomo che ne è al centro e che spavaldamente respinge le accuse rifiutando dimissioni « onorevoli », si attendono con curiosità le rivelazioni che potrebbero fiorire nelle prossime ore. Norman Scott, ritratto dai fotografi in sella ad uno dei suoi cavalli nella campagna del Devoti, dichiara: « Uno scandalo nazionale era l'ultima cosa che avrei voluto. Per quanto mi riguarda, il passato è passato ». Incuriosiscono queste parole: per un uomo che con le sue « confessioni » sulle presunte peculiarità sessuali di Thorpe ha già causato tanti guai, c'era da aspettarsi ora qualcosa di più. Dopo tutto, secondo la polizia, il morto avrebbe dovuto essere lui. Fabio Galvano Londra. L'ex indossatore Norman Scott (Telefotc Ap)

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