Capri: c'è un po' di "vernice,, tedesca di Mirella Appiotti

Capri: c'è un po' di "vernice,, tedesca L'elettrizzante passato e il futuro della piccola splendida isola Capri: c'è un po' di "vernice,, tedesca L'industriale Grundig (quello dei televisori) ha acquistato per oltre quattro miliardi (c'è chi dice 7) uno dei più grandi e lussuosi alberghi dell'isola, il "Quisisana" - Si dice che abbia il progetto di ospitarvi, in autunno c in inverno, buona parte dei suoi 30.000 dipendenti, ma pochi ci credono - Il ricordo degli "snob" DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CAPRI — In piazzetta, una granita di coffe; nelle vetrine di via Camerelle, le solite borse di Vuitton; elefanti di corallo, non propriamente regalati dai gioiellieri il cui party del 4 di luglio, in onore dei munifici ospiti americani, rischia di rimanere il massimo avvenimento mondano dell'estate nell'isola. Poi, da « Gemma » la pizza « rustica », o alla « Pigna » gli gnocchi ripieni di formaggio. Che hello, che pace, e che noia quest'anno a Capri, se non ci fossero il vecchio Grundig e la defunta dottoressa Moor, il « colpo » da 4 miliardi (ma non sono 7?) del tycoon tedesco per comprare il Quisisana e le pazze memorie, pubblicate da Mondadori, della viennese disinibita che per quarantanni adottò Capri e dai capresi fu amata con tenerezza e ironia. Naturalmente Capri vive « ancora » di altro, oltre che di sé e della sua bellezza miracolosamente salva: l'antico piacere delle arditezze non pare del tutto perduto, sembra soltanto meno esposto, segue la linea più segreta delle piccole strade che portano alle ultime grandi ville non ancora vendute per farne costosissimi residences (90 milioni per una monocamera a Villa Capricorno, ex dimora regale dell'elegantissimo Bob Hornstein), o non ancora strette nell'assedio senza volto del denaro del contrabbando e del sequestro. Il gusto di vivere anche qui si è un po' appannato né potrebbe essere altrimenti da quando gli snob sublimi sono moni, Edda Ciano con i capelli rossi a: riva e subito scompare accompagnando Chantecler, stanco di diamanti e ammalato; la miseria principesca del barone von Shack è ormai solo leggenda, Monica Mann vive isolata davanti ai Faraglioni e, come dice Marcello, uno dei barman italiani che hanno visto tutto e tutti, « nessuno più, da vent'anni, è stato bello come Rita Hayworth quando approdò con Ali sulla terrazza del Quisisana ». Lontana l'epoca del corvo sulla spalla, le armi che il settantenne Grundig ha usato per smuovere l'atmosfera dell'isola portando via la scena anche agli splendidi e consueti ragazzi in fiore (quest'anno con l'orecchino di brillanti e grandi e ispidi baffoni), sono aspre e adatte ai tempi: marchi e paura. Calato pochi mesi fa dal suo impero radiotelevisivo a braccetto dell'amico Braun, ha fiutato insieme i gelsomini e il buon affare comprando albergo, edifici annessi, ampio terreno e chiedendo a gran voce la disponibilità temporanea della Certosa per usare il tutto, debitamente restaurato e ristrutturato (compreso il progetto di ripristinare l'elicottero), in un'operazione in grande stile di rilancio di Capri che si presenta abile, ghiotta e paternalistica quanto basta per suscitare vivaci reazioni. Una camera a due letti per centomila lire al giorno, naturalmente esclusa la piccola colazione; 280 mila per una suite nell'attico costruito da Felix Meshoulam, il precedente padrone che ricorda certi personaggi di Singer: tutto questo è ancora lecito oggi? « Certo che sì — dice ovviamente il nuovo amministratore del Quisisana, Cattaruzza —. Il Quisisana vive dal 1910, vi sono passati nomi che fanno storia. Churchill e Goering, Eva Braun e Edoardo Vili sino a Onassis, lo Scià, i Kennedy. Il suo fascino è ancora forte, perché non sfruttarlo a favore di un'isola fondamentalmente povera? ». I capresi sono occupati in media sei mesi all'anno, agricoltura e pesca non costituiscono supporti sufficienti, il turismo spicciolo pendolare è in continuo aumento, quasi due milioni di persone nel '77, ma porta complessivamente troppo poco denaro, soprattutto non abbastanza posti di lavoro. « Gli albergatori di Capri dicono che i ricchi sono necessari all'economia dell'isola, per loro il Quisisana anziché concorrente è un indispensabile elemento trainante ». « I miti che non si possono ricreare devono essere difesi », sintetizza Achille Ciccaglione, considerato un superesperto dell'isola. Lapidario il sindaco Lembo, indipendente di sinistra: « Se muore il Quisisana, muore il turismo a Capri. E' l'ultimo ancora aperto degli alberghi che hanno vissuto la grande stagione di Capri dopo che il "Manfredi Pagano " ha chiuso un paio d'anni fa. Sono stati un punto di riferimento come non ne esisteranno mai più per l'Europa importante di questo secolo e anche per i grandi americani ». Sorridendo compiaciuto, con l'affettuoso distacco dei meridionali, l'ultimo della dinastia Pagano, Teodoro, 85 anni, la curiosa intelligenza di un giovanotto, può davvero sciorinare un secolo e mezzo di fotografie, album, firme di coloro che sono stati ospitati nella sua casa: e ci sono tra gli altri Blucher, il maresciallo prussiano che ha vinto Napoleone a Waterloo, Andersen, Caruso. Ma, se fosse vero, come si teme, che Grundig volendo allargare al tardo autunno e anche all'inverno la stagione di Capri, ha il progetto di far passare al Quisisana una buona parte dei suoi trentamila dipendenti? Pochi realmente ci credono, al Quisisana certo smentiscono, non ci crede neppure Gracie Fields, la cantante inglese che è venuta mezzo secolo fa a Ca¬ pri, ne ha fatto la propria casa inventando « La canzone del mare », il più celebre stabilimento dell'isola che Grundig voleva comprare offrendo un assegno con sette zeri ma che la Fields e Boris, il suo terzo marito bulgaro, hanno rifiutato. Anche lei ottantenne, longeva ilare come in genere i capresi, Gracie è stata una grande amica di Elisabeth Moor le cui memorie raccolte in libro da Graham Greene, anacaprese d'adozione, e intitolate «Una donna impossibile» sono l'altro modesto «scandalo» dell'estate. Qualcuno dice che si sia esagerato nel racconto delle avventure, soprattutto degli amori che la stravagante dottoressa « dei poveri » collezionò dalla più tenera infanzia sino alle soglie della morte, nel '75. Anche a questo, Gracie Fields non crede. « La storia di Elisabeth è stata molto più scandalosa di quanto si legge — dice divertita —. Altrimenti, non sarebbe diventata uno dei grandi personaggi di Capri ». Mirella Appiotti

Luoghi citati: Capri, Europa