Se abortite, la Giunta va in crisi di Marina Cassi

Se abortite, la Giunta va in crisi Il problema a Mondovì è diventato un "fatto politico,, Se abortite, la Giunta va in crisi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MONDOVI' — Oziosamente adagiata nel cuore della «zona bianca », circondata dai monti, invasa da turisti di passaggio, Mondovì sta vivendo in un clima rovente di polemiche. L'oggetto in discussione è ancora una volta la legge « 194 » sull'interruzione volontaria della gravidanza. Il settantaquattro per cento del personale sanitario dell'Ospedale civile si è dichiarato obiettore; tutta la équipe ginecologica, ad esclusione della anestesista. Fin qui nulla di grave; la legge 10 prevede, in tutto il paese i casi di rifiuto sono moltissimi. Ma a Mondovì l'obiezione dei medici rischia di impedire alle donne di usufruire di un diritto sancito dopo anni di lotte e che, comunque, non è mai esercitato con piacere, ma, al contrario, come estremo, doloroso rimedio. Il consiglio di amministrazione dell'ospedale (3 rappresentanti della de, 1 del psi, un del vescovo ed uno della Confraternita di S. Stefano) non ha provveduto fino a questo momento a stipulare una convenzione che consenta di superare l'obiezione del personale interno. E la polemica non ha tardato a scatenarsi, fino alla denuncia alla Procura della Repubblica per omissione di atti d'ufficio di cinque membri da parte della consigliera di minoranza. Vediamo le tappe che hanno portato a questa situazione di estrema tensione. Il 26 giugno la prima donna (finora sono tre in tutto) viene sottoposta all'interruzione di gravidanza con l'intervento di un ginecologo dell'ospedale di Bra. Nei giorni successivi si susseguono lettere, telefonate, incontri tra 11 dott. Neri, direttore sanitario dell'Ospedale civile e quello di Bra; l'accordo che ne scaturisce è utile ad entrambi: la anestesista di Mondovì andrà a Bra (dove gli anestesisti obiettano) ed il ginecologo di Bra a Mondovì. I due medici interessati sono d'accordo e la soluzione pare semplice. Ma non è così. Il 20 luglio, infatti, la maggioranza del consiglio di amministrazione respinge la proposta di convenzione che il dott. Neri, anche su consiglio della Regione, aveva avanzato. Il presidente, Marocco, invia di sua spontanea volontà, una lettera alla Regione nella quale dichiara l'impossibilità di praticare aborti in ospedale. Da questo momento l'intrecciarsi di lettere diviene frenetico. Il 27 l'assessorato alla sanità della Regione risponde con un telegramma ultimativo: stipulare la convenzione con Bra entro il 31 luglio. Parrebbe tutto finito, ma non è così. Il giorno dopo il consigliere anziano Motta, che sostituisce il presidente in ferie, scrive agli ospedali della zona (Alba, Bra, Savigliano, Fossano, Saluzzo, Cuneo) chiedendo la eventuale disponibilità alla convenzione. Il 31, infine, nuova lettera della Regione che chiede se l'accordo è stato raggiunto. Questa richiesta non trova risposta. A questo punto la tensione è ormai salita alle stelle; le donne del comitato per l'attuazione e la difesa della | « 194 » diffondono volantini in cui accusano l'ospedale e chiedono le dimissioni del consiglio di amministrazione. La professoressa Rolfi denuncia le inadempienze della maggioranza alla procura della Repubblica. Ieri, infine, il signor Motta dirama un secco comunicato: « La Regione non può pretendere che in pochi giorni si stipuli una convenzione, indicandoci anche l'ospedale con cui dovremmo farlo ». «E' un assoluto disprezzo per la minoranza — accusa Lidia Rolfi — ho chiesto più volte di discutere in consiglio ia questione, ma nessuno mi ha risposto ». « E' un semplice problema di applicazione di una legge che è della Repubblica — afferma il direttore sanitario, dott. Neri — non è accettabile che qualcuno decida di non applicarla. Correttamente i medici obiettori non mettono i bastoni tra le ruote: non fanno aborti, ma sono disponibili alla assistenza pre e post intervento. Non si può ribattere, come fa il presidente, che è la Regione che deve trovare una soluzione. Anche perché la soluzione è pronta da tempo con il ginecologo di Bra ». « Tutta questa vicenda si sta trasformando in un fatto politico — aggiunge ancora Lidia Rolfi — la maggioranza del consiglio è de, è contro l'aborto per principio, hanno anche dichiarato in sede ufficiosa che consentire il fun- i zionamento della legge sarebbe di fatto rinunciare alla lo! ro obiezione di coscienza, ma j loro non possono obiettare, ! la legge non lo consente ». i Che la questione ormai, a tuti to disprezzo delle necessità j delle donne, stia diventando ] politica è chiaro; l'assessore j alla sanità del comune, dott. j Aimo, repubblicano (la giunI ta è dc-pri-psdi con sedici vo| ti su trenta) parla chiaro: «E' una questione di coerenza mia personale e del mio partito. Gli amministratori dell'ospedale di fatto sono una emanazione della giunta e contravvengono in modo evidente alla applicazione della legge. Qui non si tratta dì fare una guerra di religione, tutt'altro, si tratta di stare nella legge. Se poi qualcuno vuole drammatizzare, sia chiaro che noi non lo acceti tiamo. Io non ho difficoltà se la situazione non si risolve a dimettermi dal mio incarico». Il signor Motta, raggiunto a casa sua sembra l'unico non sfiorato dalla polemica, ribatte: « Problemi non ne esistono. Le polemiche sono di parte e pretestuose. Abbiamo scritto agli altri ospedali per trovare un medico, attendiamo le risposte ». Marina Cassi Ignazio Aimo Franco Motta

Persone citate: Ignazio Aimo, Lidia Rolfi, Motta, Rolfi, Saluzzo, Savigliano