Campioni e fantasmi sul circuito di Monza di Luciano Curino

Campioni e fantasmi sul circuito di Monza Il famoso autodromo per ora non si chiude Campioni e fantasmi sul circuito di Monza MILANO — L'autodromo di Monza resterà aperto anche dopo 11 Gran Premio d'Italia di Formula «1» in programma per il 1° settembre prossimo. Lo ha dichiarato oggi l'assessore allo Sport e Turismo della regione Lombardia il quale ha precisato che « non esiste al momento alcun impedimento giuridico dipendente da leggi regionali perché l'attività dell'autodromo continui ». L'assessore ha anche detto che esistono delle proposte di legge per la realizzazione di parchi, tra cui quello del Lambro (che comprende la zona della pista di Monza) ma sono soltanto delle proposte. Se verranno approvate, solo allora l'autodromo risulterà incompatibile con la sistemazione della zona. Per quanto concerne la concessione che scade nei prossimi mesi, la Regione ha precisato che spetta ai Comuni di Milano e di Monza, proprietari del parco, di deliberare o meno la proroga. DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Una vecchia fotografia mostra Felice Nazzaro e Pietro Bordino, i due più famosi piloti dell'epoca, tra gli alberi del parco della vitta reale di Monza, che danno i primi simbolici colpi di piccone per l'apertura di una pista per corse d'auto. E' il febbraio 1922, e l'idea di creare un autodromo è di Arturo Mercanti, dirigente l'Automobile Club di Milano, discreto corridore sotto lo pseudonimo di sapore dannunziano « Frate ignoto ». C'è subito una grana. Dopo pochi giorni arriva dal ministero della Pubblica Istruzione l'ordine di sospendere tutto per « ragioni di valore artistico, monumentale e di conservazione del paesaggio ». Discussioni, trattative, modifica del progetto. Finalmente il nullaosta e a metà maggio i lavori riprendono, con l'impegno di ultimarli entro il 10 settembre, giorno del 2° Gran Premio d'Italia (la prima edizione si era disputata l'anno precedente su un tracciato stradale presso Brescia). Comincia cosi la tradizione, la leggenda di Monza. Domeniche settembrine consumate ai bordi della pista da tre generazioni di appassionati, mentre sull'asfalto del circuito uomini in casco e tuta inseguono un sogno di gloria. Folla. Ci son 150 mila persone alla prima corsa, vinta dalle due Fiat di Bordino e di Nazzaro. Folla festosa e frastornante ogni anno. Una sagra di bolidi e di ombrelli quando piove, una sagra di bolidi e di cappelli di carta quando il sole picchia. Una folla pigiata, arrampicata sugli alberi, spesso imprudente. « Centinaia di persone che invadono la pista, rischiando oltre il limite del lecito, ma perché? » ha scritto Gianni Restelli, direttore della pista. « Per vedere più da vicino i bolidi che sfrecciano, per vedere le reazioni del pilota, le traiettorie e le sottili differenze di stile e di impostazione nelle curve. Gente che fa sacrifici per venire a Monza, padri un po' incoscienti seduti sul guard-rail con i figli, tutto ciò vuol dire vera passione per qualcosa che avvince ». Ogni anno c'è l'appuntamento autunnale a Monza. Dopo una decina di anni la pista si ammala: qua e là l'asfalto cede, si aprono crepe. Diagnosi: i conigli, numerosi nel Parco, scavano gallerie sotto il rettifilo e le curve. Terapia: trappole e battute di caccia con schioppi, cani e furetti. Dal primo tracciato, al percorso Florio, al circuito con « chicanes » i ricordi sono tanti e giocano a confondersi nella memoria. I Gran Premi d'Italia, d'Europa, di Monza abbinato alla lotteria. I Gran Premi delle Dame, delle Vetturette, del Turismo, della Notte. E poi la Coppa del Re, della Fiera di Milano, dei Primi passi. E anche campionati motociclistici. Bordino, Nazzaro, BrilliPeri, Antonio Ascari, Campari, Minoia, Costantini, Materassi, Arcangeli, Nuvolari, Varzi si danno battaglia sulle Fiat, Diatto, Bugatti, Alfa Romeo, Delage, Talbot, Maserati. Dal 1934 al '38 arrivano e dominano le Mercedes e Auto Union con Caracciola, von Stuck e Rosemeyer. I potenti bolidi sbalordiscono un pubblico che qualche anno dopo scopre come le argentee Mercedes e Auto Union erano servite per studiare e apportare modifiche a motori che poi sarebbero stati montati su Stukas e Messerschmitt. La guerra. Altri sono adesso i rombi dei motori, e sono lugubri. Il parco di Monza ospita sfollati e vi sono recinti per le belve dello zoo milanese. Un ciclone nel 1944 schianta alberi e scoperchia fabbricati. Vengono ad accamparsi i tedeschi e poi gli alleati, e scrivono sui muri in molte lingue quello che pensano della guerra. Poi gli americani hanno l'idea di utilizzare il circuito, già malandato, come percorso di prova per i loro carri armati. Dopo di che si servono deliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii l'autodromo come campo Arar, vi ammucchiano residuati bellici. Nel 1948 Luigi Bertet mette mano a quella desolazione e decadenza e riporta l'autodromo alla sua efficienza. Vi tornano le Alfa Romeo e le Maserati, ora ci sono anche le Ferrari. Ritornano Varzi e Nuvolari, Fagioli e Trossi, Wimille e Farina, Alberto Ascari, Fangio, Moss, Clark, Surtees, Stewart, Rindt. I campioni. Ritorna la folla e, dopo avere visto correre a trecento all'ora, impiega tre ore a percorrere i quindici chilometri che portano da Monza a Milano. La storia dell'autodromo ha anche, troppe, pagine nere. La peggiore nel 1928, quando la Talbot di Emilio Materassi esce di pista proprio davanti alle tribune, falciando il pubblico: ventisette morti e de¬ cine di feriti, anche il pilota ucciso. Sivocci muore nel 1923 e Giaccone l'anno dopo, durante le prove. Due spettatori uccisi e parecchi feriti nel 1931 per l'uscita di pista di Etancelin, e Arcangeli vittima lo stesso anno durante gli allenamenti. Nel 1933 escono di pista tutti nello stesso punto e perdono la vita Campari, Borzacchini e Czaicowski. Nel 1955, in prova, si uccide Alberto Ascari. Nel 1961, la tragica fine di von Trips e di quindici persone. Nel 1970 è il campione del mondo Rindt che perde la vita in prova. Ma altre sono le sciagure e recentemente il ragazzo morto precipitando da un'impalcatura pubblicitaria. Sono troppi gli inquieti fantasmi nel vecchio e celebre autodromo. Luciano Curino