Beirut nella minacciosa "impasse guerreggiata,, di Giorgio Romano

Beirut nella minacciosa "impasse guerreggiata,, Continuano, confusi, gli scontri in Libano Beirut nella minacciosa "impasse guerreggiata,, NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL.AVIV — La situazione in tutto il Libano, e non soltanto nelle zone meridionali, continua ad essere confusa, contraddittoria ed esplosiva, suscettibile dei più diversi sviluppi. Nella ridda di notizie e d'informazioni che mutano di ora in ora, cerchiamo di stabilire qualche punto fermo: secondo un portavoce delle Nazioni Unite da Beirut il comandante Haddad, capo delle milizie cristiane nel sud del Paese, avrebbe domandato ieri mattina alle forze dell'Onu stazionate a Kaukaba di ritirarsi per consentirgli di attaccare il contingente libanese che si trova in questo settore. L'Unifil ha risposto negativamente e, secondo il portavoce, i caschi blu hanno avvertito il comandante Haddad delle gravi conseguenze che potrebbero derivare da una sua azione. Frattanto, le milizie cristiane continuano in intermittenti tiri di artiglieria in direzione del battaglione libanese: e nella Capitale il comandante supremo parla di impiego di artiglieria pesante. Secondo gli osservatori militari israeliani, i palestinesi bloccano tutte le strade di circolazione nei pressi delle enclaves cristiane, con l'intento di costringere i soldati libanesi a continuare in direzione sud, passando per le zone tenute dai cristiani. Un portavoce dell'esercito libanese ha dichiarato nelle prime ore del pomeriggio di ieri che l'artiglieria israeliana ha bombardato dalle 10,30 alle 11,30 il contingente delle forze regolari nei pressi di Kaukaba e che l'esercito ebraico è in procinto di lanciare un attacco in quest'area. Un esponente dell'esercito di Israele ha dichiarato: « In tutte queste notizie non c'è un briciolo di verità ». Fonti vicine al dicastero degli Esteri affermano che Israele non si oppone più allo spiegamento delle forze regolari libanesi nel sud del Paese (un atteggiamento questo che è guardato con sospetto dai comandanti cristiani), ma che la posizione israeliana resta immutata su un punto: occorre fare il possibile per proteggere le popolazioni cristiane. La questione del sud del Libano potrebbe essere oggetto di un dibattito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'ambasciatore del Libano al Palazzo di Vetro, dopo un colloquio con il presidente Sarkis e con il primo ministro, ha preso l'aereo per New York per incontrare Kurt Waldheim. Dopo la decisione israeliana di non opporsi più allo spiegamento delle forze libanesi, ci si chiede quali possano essere stati i motivi che hanno indotto a mutare opinione. Forse le ragioni sono due: il fatto che l'unità siriana che accompagnava i soldati libanesi è ripartita per il nord; e che si pensa che lo spiegamento del contingente libanese costituisca un passo nella riaffermazione della sovranità libanese sull'insieme del territorio. Inoltre, giova ricordare che martedì, tanto l'ambasciatore americano quanto quello francese hanno fatto un passo presso il mini¬ stero degli Esteri a Gerusalemme dicendo quanto erano preoccupati di un'eventuale lotta aperta tra israeliani ed esercito regolare del Libano. II compito dei soldati di Beirut è di proteggere le enclaves cristiane, ma come potrà avvenire questo se i rapporti tra la Capitale e i comandanti delle milizie cristiane peggiorano di giorno in giorno ed essi fanno orecchio da mercante ai richiami, anzi agli ordini che vengono da Beirut? Esistono notoriamente contatti tra i rappresentanti delle milizie cristiane e quelli dell'esercito libanese, in vista di stabilire lo spiegamento delle rispettive forze, e pare che il capo di stato maggiore dell'esercito abbia dato ordine che un ulteriore contingente parta verso il sud. In attesa che i contatti diano qualche risultato, i soldati dell'esercito regolare restano bloccati a Kaukaba e ci sono sparatorie e il timore di rinnovati attacchi, mentre i caschi blu dell'Onu si trovano a dover affrontare compiti ai quali non erano destinati ed hanno conosciuto sulle loro posizioni, nei pressi di Marjiyoun, qualche tiro di proiettili d'artiglieria. Il ministro degli Esteri libanese Fuad Butros ha avuto, martedì, lunghi colloqui con gli ambasciatori francese e inglese e ieri mattina a Beirut il presidente Sarkis ha avuto un lungo incontro con l'ambasciatore americano Richard Parker. Nella stessa capitale del Libano, nonostante una relativa calma, turbata quotidianamente dalle sparatorie, continua a regnare la tensione: molti abitanti cercano di raggiungere la montagna prima che un più vasto incendio divampi. Anche nelle regioni nord incidenti tra fazioni avverse hanno fatto numerose vittime e tra le organizzazioni palestinesi delPOip, e in particolare quelle del fronte del rifiuto siro-iracheno, ci sono stati scontri gravi nel campo profughi di Badawi, nella zona di Tripoli, con ingenti danni. Ieri, intanto, ha fatto ritorno in Israele, proveniente dall'Egitto, l'ambasciatore itinerante americano Alfred Atherton, che nel pomeriggio è stato trattenuto a colloquio da Begin, al quale ha esposto le impressioni del suo soggiorno ad Alessandria. Giungendo ieri mattina all'aeroporto, Atherton, che aspetterà a Gerusalemme il segretario d' Stato Vance, ha detto: « Sono convinto che il processo della pace continuerà e ci saranno dei progressi ». Giorgio Romano

Persone citate: Alfred Atherton, Atherton, Badawi, Begin, Fuad Butros, Haddad, Kurt Waldheim, Richard Parker