Fuggono dal tonfino 2 brigatisti condannati al processo di Torino

Fuggono dal tonfino 2 brigatisti condannati al processo di Torino Nadia Mantovani, amica di Curcio, e Guagliardo Fuggono dal tonfino 2 brigatisti condannati al processo di Torino La corte aveva loro inflitto cinque anni, ma erano liberi per decorrenza dei termini Due brigatisti rossi condannati al processo di Torino a 5 anni per costituzione di banda armata sono scomparsi dal soggiorno obbligato dove si erano recati dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini avvenuta il 24 giugno. Sono Nadia Mantovani, che era stata arrestata con Curcio a Milano il 18 gennaio 1976, e Vincenzo Guagliardo, catturato sempre a Milano lo stesso giorno. Quando erano usciti di carcere, la Mantovani si era recata al paese natio: Bastia di Sustinente nel Mantovano; Guagliardo aveva scelto San Pietro Val Lemina, nel Pinerolese, residenza della moglie, ma anche località dove fu catturato per la prima volta Curcio col suo luogotenente Franceschini. Avevano l'obbligo di firmare ogni sabato un registro presso la locale caserma dei carabinieri. Così hanno fatto sino al 22 luglio. La fuga di certo susciterà grosse polemiche: scarcerati il 24 giugno, proposti dalla pubblica sicurezza al soggiorno obbligato, soltanto il 29 luglio la magistratura torinese aveva emesso l'ordinanza di « confino ». Quando i carabinieri si sono recati dalla Mantovani e dal Guagliardo per notificare loro l'atto, non hanno più trovato nessuno. Ora c'è chi asserisce di aver visto ieri la moglie del brigatista scomparso, Silvia Marchesa Rossi, a Bastia di Sustinente, nella casa dei genitori di Nadia Mantovani: i due latitanti si sono incontrati? Quali piani hanno? Gli inquirenti a Roma sono convinti che la loro « sparizione » non sia dovuta a iniziativa personale, il loro compito sarebbe quello di ricucire le posizioni del nucleo storico delle Br con quelle assunte dalla « direzione strategica » nel caso Moro. I due brigatisti avevano sempre condiviso durante le 54 udienze del processo di Torino l'atteggiamento dei loro compagni e sottoscritto i comunicati e le dichiarazioni lette in aula. Anzi, fu proprio Nadia Mantova¬ ni a leggere una parte dell'ultima dichiarazione con la quale le Br proclamavano « di assumersi come combattenti comunisti collettivamente e per intero, la responsabilità presente, passata e futura delle Brigate rosse ». I due hanno saputo in anticipo che stavano per essere sottoposti a più rigorosa sorveglianza? E se sì chi li ha potuti avvertire? Perché c'è stato tanto ritardo nell' ordinanza di soggiorno obbligato? Avvertiti che il con¬ trollo avrebbe tolto loro la possibilità di spostarsi tutti i giorni dove volevano, avrebbe quindi limitato enormemente i loro movimenti, la Mantovani e Guagliardo sono fuggiti. L'ex tranquilla ragazza di campagna, diventata amica di Curcio, brigatista, ora è ricercata in tutta Italia, insieme con l'ex operaio della Magneti Marelli di Milano, datosi alla clandestinità dopo pochi anni di lavoro. (A pagina 8 i servizi dei nostri inviati). Vincenzo Guagliardo e Nadia Mantovani in aula durante il processo di Torino