Per la tutela della cultura
Per la tutela della cultura Per la tutela della cultura TORINO —Il Consiglio Regionale Piemontese ha approvato, con due sole astensioni, la legge-quadro n. 258, inerente ai beni e alle attività culturali, proposta dalla Giunta Regionale e unificata attraverso l'accettazione di proposte di un parallelo disegno di legge presentato dal gruppo della de, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il mondo della scuola, attraverso i Distretti scolastici. Avvalendosi dei trasferimenti di competenze da parte dello Stato, non solo per quanto concerne i musei e le biblioteche di interesse locale (il che è già avvenuto nel 1972), ma anche le istituzioni, gli enti, le associazioni culturali di interesse regionale e, più in generale, le attività di promozione culturale sul territorio (D.P.R. 616 dello scorso anno), la Regione Piemonte ha cosi scelto la strada dell'approccio «globale» alla materia, come punto di riferimento e inquadramento per la successiva attività legislativa settoriale. Anzi, la stessa seduta registrava l'approvazione all'unanimità della legge specifica sulle biblioteche di interesse locale e sui sistemi bibliotecari. Gli aspetti fondamentali della legge sono due. Da un lato abbiamo l'istituzione di una triplice struttura, costi¬ tuita da una Consulta regionale (formata da esperti, da rappresentanti degli Enti Locali e dei Distretti Scolastici, di istituzioni come il Teatro Stabile e il Regio, i Conservatori e l'Accademia delle Scienze, le società storiche, da rappresentanti dell'Università, dei sindacati, delle Commissioni Diocesane per l'Arte Sacra); da un Servizio dipendente dall'Assessorato ai Beni e Attività Culturali — assorbente in sé il personale e le funzioni della Soprintendenza Bibliografica già statale —; da una Commissione per i musei e le biblioteche, organo tecnico costituito dai direttori dei maggiori musei e biblioteche locali dichiarati, con apposito provvedimento, «di interesse regionale» (il che coinciderà,'per le biblioteche, con l'essere centro di sistemi bibliotecari estesi, in prospettiva, a coprire tutto il territorio regionale). Dall'altro, attraverso questa struttura, l'amministrazione regionale si pone «al servizio» delle potenzialità e deUa produttività culturale della comunità, sia favorendo e appoggiando ogni iniziativa degli enti locali e di istituzioni e associazioni locali pubbliche e private, sia coordinandole attraverso il filtro della presentazione di piani annuali di attività e di tutela da parte di questi referenti primari ai i Comprensori, e da questi alla Consulta e all'amministrazione regionale. D'altra parte, enti e istituzioni di alta cultura, di rilievo nazionale ma comunque operanti in Piemonte, sono abilitati dalla legge a presentare analoghi piani direttamente alla Regione (pensiamo alle fondazioni Einaudi e Agnelli, agli istituti Gramsci e Pannunzio), mentre a sua volta la Consulta ha funzioni propositive, oltre che consultive. La «filosofia» della legge è dunque quella, non certo di «programmare» la cultura regionale e di «guidarla» nelle sue forme e contenuti, ma all'inverso di porre riparo, con un corretto uso delle risorse (notoriamente ben scarse rispetto allo sfacelo materiale dei beni, alla degradazione del tessuto sociale e dei suoi valori ideali e tradizionali, alle distorsioni consumistiche della «cultura di massa» e dell'«industria culturale»), proprio a questo sfacelo, a questa degradazione, fattore gravissimo della nostra attuale situazione, da tutti lamentato, ma più a parole che con fatti. Ciò tanto più vale per il Piemonte, dove gli squilibri sociaU e culturali, che storicamente caratterizzano la storia nazionale, si sono costantemente aggravati, prima con l'impoverimento « interno » (anche di valori, tradizioni. I creatività locali) a favore del centro torinese, poi, in questo dopoguerra, con le ondate immigratorie nella conurbazione torinese. E' U punto essenziale: non «programmare» la cultura, non imporre dall'alto modelli e soluzioni, non indulgere in vieti privilegi di «alta» cultura tradizionale ma nemmeno al populismo dell'autonomia culturale delle classi subordinate: bensì dare concretezza ad un vero concetto di democrazia e libertà culturale, nel senso di favorire eguali opportunità di approccio conoscitivo, di appropriazione dei beni culturali (tradizionali e attuali), di conseguente creatività ideale, da parte di ogni componente della comunità e di ogni aggregazione sociale, e di favorire l'incontro e il confronto fra le diverse culture. fra diverse tradizioni. Le migliori forze della cultura piemontese, di ogni corrente ideale, possono ora valersi, se ne hanno la volontà, di qualche migliore strumento per il compito non facile di riaggregazione e ricostituzione unitaria di una cultura regionale, come valore trainante — come già in campo economico —della cultura nazionale: con una centralità, una vocazione europea che da secoli è privilegio e caratteristica del Piemonte. Marco Rosei
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