Hitler era "innocente,,?

Hitler era "innocente,,? Hitler era "innocente,,? Lo storico inglese David Irving sostiene che il Fiihrer ignorò (almeno fino all'ottobre 1943) i massacri avvenuti nei campi di sterminio LONDRA —L'ex Grand'Ammiraglio Karl Doenitz e l'architetto Albert Speer. i due superstiti imputati del processo di Norimberga ai capi del nazismo (il terzo. Rudolf Hess, sconta l'ergastolo nel carcere berlinese di Spandau) prenderanno probabilmente parte a un dibattito organizzalo dalla televisione canadese su uno dei libri più discussi dell'anno. «Hitler's war» ("La guerra di Hitelr") che lo storico inglese David Irving ha pubblicato in Gran Bretagna dagli editori Hodder and Stoiighton. Irving. infatti, sostiene che Hitler fino all'ottobre 1943 fu sempre tenuto all'oscuro dai suoi più alti collaboratori della «soluzione finale», cioè dell'annientamento totale degli ebrei. Lo scrittore, sull'opera del quale sono già state emesse severe critiche da parte di A.J:P. Taylor e Hugh Trevor-Roper. ha provocatoriamente offerto mille dollari di premio per chiunque sia in grado di produrre un qualsiasi documento capace di provare che «Hitelr ordinò o anche era semplicemente al corrente della liquidazione degli ebrei prima dell'ottobre 1943». Sotto la data del 9 novembre 1943 il critico Bernard Berenson' annotava nel suo diario: «I racconti che giungono fino a me sulla caccia agli ebrei di Firenze avvenuta qualche giorno fa mi ricordano quanto lessi alcune decine di anni or sono sulla battuta dei cani randagi di Costantinopoli: radunati e stipati entro apposite imbarcazioni furono trasportati su un'isola deserta o sulla Propomide per mo-" /irvi di fame. Tale, se non peggiore, sarà la sorte degli ebrei, ora presi, ammanettati e spediti in Polonia per esservi fatti morire con igas...». In quel tragico autunno Berenson abitava in una villetta di Fiesole, «i Tatti», e. se sapeva lui dello sterminio degli ebrei (i .trasporti, la Polonia, i gas), certamente non lo ignorava Hitler, capo ^ello Stato tedesco. Ma il punto è un altro, d'ordine più generale. Da un po' di anni fra ehi scrive di storia c'è chi lo fa tenendo eccessivamente d'oc(fhio il più vasto pubblico (per cui ogni tanto abbiamo un libro che sostiene tesi iconoclaste destinate soltanto ad «épater», co-' me quelle dell'americano Bradlev Smith secondo il quale fu Churchill, e non Stalin, a chiedere la giustizia sommaria per i capi nazisti catturati alla fine della guerra) e chi pretende di dare valore assoluto e carattere incontrovertibile al documento o. come nel caso di Irving, al-l'assenza del documento sicché ci sembra abbia ragione il sovietico Lev Besimenskij quando, nella sua ricostruzione delle ul-, time ore di Hitler («Der Tod des Adolf Hitler», Amburgo, 1968) scrive, con sarcasmo, che «secondo il Vangelo del Ventesimo secolo, il principio era il Documento, non il Verbo». Cosi accade che, per un documento esistente, è vero, ma noij sottoposto evidentemente ad una analisi approfondita, uno storico dell'importanza di Liddell Hart («History of the Se-' cond World War». Londra, 1970) afferma che Molotov e Ribbentrop ebbero uri incontro nel 1943 a Kirovgrad, entro le linee tedesche (pagina 685 dell'edizione italiana): cosi un altro storico notissimo, Eric Eyck, scrive nella sua storia della repubblica di Weimar («Geschichte der Weimarer Republik», Zurigo, 1954) che Rosa Luxem.burg «cadde vittima della giustizia sommaria di una folla eccitata» (in realtà, venne assassinata, di notte, dal soldato Otto Runge e dal tenente di marina Herman Wilhelm Suchon, del Corpo Franco «GarkavallerieSchiitzendivision») per non parlare di taluni storici di casa nostra che prendono per buono un diario di Farinacci che Ugoberto Alfassio Grimaldi, il più noto dei biografi del gerarca fascista, fin dal 1972 ha definito «una falsificazione abbastanza grosso- . lana». Né il documento — anche quando c'è e appare chiaro, attendibile e univoco — può da solo costituire prova e testimonianza inoppugnabile se prescinde dal quadro generale della storia. Quando gli ebrei italiani, sotto Salò, vennero rinchiusi, col dicembre 1943. nei campi di concentramento e i nazisti cominciarono a deportarli allo sterminio. Buffarmi Guidi, ministro dell'Interno della r.s.i:, il 20 gennaio 1944 ordinò al proprio capo di gabinetto, Pagnozzi, di chiedere al maresciallo Kesselring di impartire disposizioni affinché tutti gli ebrei rastrellati potessero rimanere in campi italiani. Alcuni storici vedono, in questo documentò a firma di Buffarmi Guidi, una misura volta ad attenuare le persecuzioni: in realtà, quello fu —a dir poco — un gesto inutile perché Kesselring, che in Italia rappresentavala massima autorità militare, nulla poteva per quanto riguardava gli ebrei, la cui «soluzione finale» era affidata alle SS (e, infatti, i rastrellamenti di ebrei a Firenze, cui fa cenno Berenson nel suo diario, erano stati compiuti dalla questura «giusta ordini superiori e di intesa col competente Comando di Polizia /«fesca». Era quindi alle SS. e non a Kesselring. che Buffarmi Guidi avrebbe dovuto rivolgere la propria richiesta). Che, come sostiene Irving, non esista oggi negli archivi un documento a firma Adolf Hitler in cui si ordini lo sterminio degli ebrei europei è possibile (basta pensare a quanti documenti ufficiali vennero' bruciati nell'ultimo mese di vita del Terzo Reich; si'pensi alle tonnellate di carta distrutte, per disposizione di Bormann, sul finire della guerra, alI'Hintersee, il laghetto a occidente di. Berchtesgaden). Che' Hitler fosse stato tenuto all'oscuro della «soluzione finale» fino all'ottobre 1943 è, invece, un falso deliberato. Infatti Irving, nelle 926 pagine del suo libro, omette una serie di documenti che non sono rarità di archivio, bensì bibliografia corrente di chiunque si interessi alla storia del Terzo Reich. 1) Irving non cita le parole di Gbebbels annotate sotto la data . del 27 marzo 1942 del suo diario. Goebbels scriveva che si stava realizzando la profezia di Hitler del 1939 e che lo sterminio degli ebrei appariva così totale che neppure uno di loro sarebbe scampato! E aggiungeva, testualmente: «Anche in questo caso il Fuehrer si è rivelato l'irremovibile propugnatore e interprete di una soluzione radicale»; 2) Irving non cita la «comunicazione al Fuehrer in merito alla lotta contro le bande», n. 51. datata 20 dicembre 1942 e firmata Heinrich Himmler. Dice: «Ebrei eliminati: agosto, 31.246; ' settembre, 165.282; ottobre. 95.735: novembre. 70.948. Totale: 663.211»; 3) Irving non cita l'ordine di Himmler impartito il 1" aprile 1943 al capo della polizia di sicurezza e del SD di preparare per Hitler «una relazione sulla situazione della "soluzione finale"»: 4) Irving non cita una annotazione di Himmler a proposito di un «colloquio presso il Fuehrer del 19 giugno 1943» che riporta l'opinione di Hitler secondo cui la «evacuazione degli ebrei» sia «da condurre in modo radicale, nonostante le ribellioni e i turbamenti che sta provocando». Questi i documenti, diremo così, diretti. Ma gli atti del processo di Norimberga nell'edizione americana («Trials of War Criminal before the Nurnberg Militar)' Tribunal under Control Council Law nr. 10», I volume, pagina 866 e seguenti) riportano una testimonianza di Kurt Gerstein sulla visita che Hitler ed Himmler, nell'agosto \942% compirono a Lublino incon-" trando il capo delle SS e del SD locale, Giobocnik. Quando un membro del seguito di Hitler chiese se gli ebrei morti non dovessero essere cremati anziché seppelliti «perché una generazione futura potrebbe pensarla diversamente su tali questioni», Giobocnik ribatté che «al contrario bisognerebbe mettere piastre di bronzo con un'iscrizione indicante che siamo stati noi, noi che avemmo il coraggio di compiere quesl 'opera gigantesca». Al che Hitler espresse lo stesso parere: «Si, mio buon Glob.ocnik, questa è la parola d'ordine, e questa è anche la mia opinione». Se questi diversi documenti, che siamo andati via via elencando, si collegano poi alla posizione ideologica di Hitler e al fatto che, come capo dello Stato, non poteva essergli stata nascosta il 17 dicembre 1942 la solenne dichiarazione congiunta dei governi alleati 'di fronte «alla politica tedesca di sterminio della razza ebraica» con l'annuncio che «i responsabili non sfuggiranno al castigo», si-può concludere che la tesi di Irving sulla presunta «innocenza» di Hitler è" •improponibile e l'averla tortuosamente argomentata in un libro che si vanta di essere di storia, non fa onore, tutto sommato, alla categoria degli storici. g.in.