Cent'anni fa il Congresso di Berlino

Cent'anni fa il Congresso di Berlino il sapere Cent'anni fa il Congresso di Berlino TREDICI luglio 1878: cent'anni fa si concludeva a Berlino, dopo un mese di riunioni, l'ultimo dei grandi congressi europei che segnarono il secolo scorso. Non bisogna confonderlo con la Conferenza di Berlino, svoltasi dal novèmbre 1884 al febbraio 1885, che fissò «durevolmente» le frontiere coloniali del Continente africano. . Gli anniversari e i centenari sono di moda, ma c'è una ragione essenziale per riflettere su questo centenario: il Congresso rivela, attraverso i rapporti di forza, le alleanze e i problemi risolti a metà, l'immagine e persino il destino dell'Europa. E' l'anno in cui l'impero tedesco, potenza industriale e militare, diventa l'asse d'equilibrio tra i «grandi».- La Francia, battuta a Sedan (1870) d'Austria, a Sadowa (1866), tentano, .la prima la siia riorganizzazione con la Repubblica, l'altra, con una sorta di fuga in avanti, l'avventura balcanica. Assumendo l'amministrazione della Bosnia-Erze-govina la monarchia dell'aquila bicipite forza il proprio destino? Proprio a Sarajevo, capitale di tale regione, l'erede al trono dell'impero sarà assassinato nel 1914. La sua morte segnerà per Vienna l'inizio della fine e per l'Europa lo scatenamento della prima guerra mondiale. Per un .mese, a Berlino, la Germania, la Russia, l'Inghilterra e l'Austria si spartiranno il compito princi¬ pale, con l'obiettivo di fissare il destino dei popoli balcanici e la sorte d'una parte dell'Impero ottomano. Nel 1878 i termini «Balcani» e «balcanizzazione» non erano di moda: si preferiva parlare della '«Questione..d'Oriente». Per l'equilibrio tra le potenze europee,' perché la Russia non realizzasse il suo sogno secolare di uscire nel «mare caldo» (il Mediterraneo), perché la rotta delle Indie restasse libera sotto la bandiera britannica, bisognava che Vita-' pero ottomano, il «grande malato», fosse mantenuto in vita. Le istituzioni hanno orrore dei movimenti popolari. Quando serbi e bulgari, con altri cristiani dei Balcani, insorgono nel 1875 e. nel 1876 e i turchi massacranotrentamila bulgari, soltanto i partiti d'opposizione si muovono. L'opuscolo sugli «Orrori di, Bulgaria», che sarà pubblicato' dal liberale inglese Gladstone. verrà considerato dal governo inglese «una esagerazióne». Tuttavia, di fronte all'indignazione dell'opinione pubblica europea, le grandi potenze devono decidere di agire. Chiedono.al sultano Abdul Hamid II. ma senza fargli troppa premura,: di por fine al genocidio e di accordare «sostanziali riforme» che egli non realizzerà mai. Ma la macchina della guerra è già in movimento. La Serbia e il Montenegro, piccoli principati, dichiarano la guerra all'Impero ottomano. E' l'occasione per i russi d'intervenire. Dopo infruttuose discussioni nel 1877 per portare la Sublime Porta —sostenuta dalla Gran Bretagna —a negoziare la sorte dei cristiani dei Balcani di cui si proclamano «Fratelli in Cristo», i russi dichiarano la guerra al sultano. Battuti, i turchi trattano. Il 3 marzo 1878 è firmato il Trattato di Santo. Stefano (dal nome della località presso Costantinopoli). Tale trattato assicura alla Russia le regioni di Kars e di Batum (in Asia Minore e sul Mar Nero) oltre alla Dobrugia, nel NordEst dei Balcani, che poi la Russia .lascerà alla Romania in cambio della Bessarabia del Sud. E' creata una «Grande Bulgaria» — in realtà un vero e proprio protettorato russo — che va dal Danubio all'Egeo. Per il sostegno dato al sultano durante i negoziati, il governo britannico di Disraeli si fa cedere l'amministrazione di Cipro, che diventerà colonia della corona durante la •prima guerra mondiale. Altro problema che comincia e che, tragicamente, continua ai ' nostri giorni. Con negoziati diretti e separati, e che saranno i preliminari decisivi del Congresso di Berlino. Londra e Vienna ottengono da Pietroburgo la scomparsa della «GrandeBulgaria».Questa viene divisa in tre pezzi: uno Stato libero al Nord, la Rumelia al centro eia regione litoranea al Sud, sotto l'Impero ottomano. Regolare i destini dei Balcani consisterà per i «grandi» nell'accordare un po' di respiro al «grande malato», nell'impedire alla Russia di raggiungere il Mare Egeo e nell'impadronirsi di qualche pezzo di territorio, ma soprattutto nel guadagnare influenze, preservando l'equilibrio europeo non senza avere attizzato il nazionalismo dei po-' poli balcanici. In questo «vasto programma» gli attori sono: Bismarck anzitutto, il «cancelliere di ferro» e grande arbitro del Congresso: per la Russia Gorciacov. per il quale la parte essenziale del lavoro è stata fatta dagli ambasciatori Ignatiev a' Costantinopoli e- Shuvalòv a; Londra, Waddington svolge un. compito limitato per la Francia, come il conte Corti, per l'Italia; Andrassy otterrà per l'AustriàUngheria la Bosnia-Erzegovina; Karatheodori Pascià, un greco, islamizzato, rappresenta con successo la Sublime Porta: last bui noi least, Disraeli, diventato Lord Beaconsfield,cheviveilsuo momento di gloria. Questo Congresso è quasi interamente opera sua. Affiancato da un ministro ancor- più reazionario di lui, Lord Salisbury, egli saprà trarre, il massimo dei risultati per la regina Vittoria e per il suo impero. Dà quella data^ i nazionalismi della Grecia, della Serbia e della: Bulgaria, ma pure della Roma-: nia, del Montenegro (ih attesa di quello albanese) prendono tino sviluppo incontrollabile, irrazionali, ma di radici profonde, con obiettivo la liberazione dei territori e l'identità nazionale da formare, tali forze diventano «contagiose» per certi gruppi d'avanguardia dell'Impero ottomano. Si concretizzano i primi germi della rivolta dei «giovani tur-, chi», la presa di coscienza nazionale di questo impero islamico, che diventerà dopo mezzo secolo uno Stato laico. Qualche anno dopo, nel 1889 sarà creato il primo comitato «Unità e progresso». L'Impero ottomano si apre cosi lentamente all'occidentalizzazione. Di tale evoluzione le cancellerie dell'Europa centrale e occidentale credono di tenere i fili. Non sanno ancora che il gioco sfuggirà loro di mano per la forza degli avvenimenti. Creando degli insoddisfatti con lo sconvolgimento dell'ordine nei Balcani, senza peraltro crearne uno nuovo, i diplomatici del Congresso di Berlino. Disraeli in testa, ipotecavano il futuro. Da quel. momento si mettono in moto nuove alleanze. Anzitutto i «grandi»: la Russia si riavvicina alla Francia e. qualche anno dopo, con la Gran Bretagna si formerà l'Intesa», cioè il principale avversario degli imperi centrali — Germania e Austria-Ungheria — ai quali si alleeranno l'Impero ottomano e la Bulgaria. All'intesa dei «grandi» si af-. fianca l'intesa dei piccoli: Grecia, Romania, Serbia e Monte-' negro si batteranno, nella prima, guerra mondiale, a fianco della, Francia e della Gran Bretagna. L'antagonismo dei grandi accompagnato dall'antagonismo dei piccoli segnerà la nascita d'una parola nuova: la «balcanizzazione». 11 Congresso di Berlino, dando spàzio soltanto alle influenze e agli interessi dei grandi e senza avere vere prospettive «europee», aboliva una certa idea dell'ordine europeo, nato dalle, grandi assise internazionali del passato. Congresso della Realpolitik dietro la facciata di grande incontro al vertice del diciannovesimo secolo, avrebbe poi attizzato i peggiori aspetti, del nazionalismo nell'Europa■sud-orientale e dato dell'Occidente un'immagine rapace, per non dire cinica. L'amoralità politica, gli intrighi diplomatici, l'aggressività dell'imperialismo si sarebbero rivolti in definitiva contro gli Slati europei. All'orizzonte "si profila allora il loro destino, si realizza la profezia di Tocqueville: gli Stati Uniti e la Russia, dopo la doppia sconfitta tedesca, domineranno il secolo seguente, quello in cui viviamo. Dimitri T. Analis (Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa)