Parlamento si scomoda la storia? di Pierre Drouin

Parlamento si scomoda la storia? Parlamento si scomoda la storia? Fra circa un anno, il Parlamento europeo sarà eletto a suffragio universale. Quanti cittadini europei si scomoderanno per partecipare a questo storico scrutinio? Ecco la grande incognita La storia si snoda su sentieri ineguali in tutto il mondo. Ciò che succede ogni giorno spesso non basta a lasciare l'impronta nel pensiero politico. A Waterloo, Stendhal non si era reso conto dell'immenso significato della sconfitta di Napoleone. Non si può insomma fabbricare la storia con un invito al voto, peggio ancora se, sullo sfondo di lungaggini e ripensamenti, si parla dell'Europa. Bisognerà quindi inventare nuovi sogni per mobilitare le energie. Parte del compito spetta ai partiti politici per il posto occupato nelle rispettive scene nazionali e per la loro capacità di allargare gli orizzonti proposti agli elettori. Già adesso numerose formazioni si affannano a preparare gruppi e piattaforme comuni o al contrario, come Michel Debré in Francia, per lanciare la campagna sul tema delle elezioni con lo slogan « trabocchetto pericoloso ». Quando i partiti si sbranano, alla gente piace affidarsi ai sondaggi d'opinione. Il test fornito ogni sei mesi dalla Commissione europea, su iniziativa di Jean Rabier, responsabile dell'* Eurobarometro », offre una serie di indicazioni abbastanza curiose. Per lo meno, siamo dinanzi ad una contraddizione: gli abitanti dei nostri Paesi appoggiano caldamente l'idea del parlamento diretto ma, all'atto pratico, sembrano disinteressarsene. Le tre lezioni che si possono trarre dai risultati dell'indagine sono: A Più di sette persone su dieci si dichiarano a favore delle elezioni In particolare, sono fra il 70 e l'80 per cento degli italiani, olandesi, lussemburghesi, irlandesi, tedeschi e francesi, circa il 70 per cento degli inglesi, poco più del 60 per cento dei belgi e la maggioranza (54 per cento) dei danesi. A In tutti i Paesi della Comunità, coloro che si erano espressi per il Mercato comune sono d'accordo sull'opportunità di eleggere direttamente il Parlamento europeo. Ma, anche fra gli indecisi e gli avversari, una fazione importante si è allineata al principio dell'elezione, sia per lealtà democratica che per una specie di conformismo sociale. A Per contro, i cittadini europei si sentono implicati solo indirettamente nella consultazione. Ne consegue che per il grosso del pubblico il futuro parlamento e il suo ruolo attuale sono piuttosto poco conosciuti. Un esempio viene dalla Francia dove l'elezione non è ancora sentita. Fra la primavera e l'autunno 1977 la percentuale di coloro che ritengono si tratti di un avvenimento di grossa rilevanza è scesa dal 58 al 49 per cento. A forza di sentirsi dire e ripetere dalla maggioranza e dall'opposizione che l'elezione « non cambierà nulla », l'uomo della strada ha finito per crederci. Di media, la metà degli elettori non si è ancora decisa a recarsi alle urne. Se si esamina la situazione Paese per Paese, ì cittadini che andranno sicuramente a votare si ripartiscono così: 67 per cento in Italia, 62 in Olanda; 56 in Francia e Irlanda, 50 in Danimarca, Regno Unito e Lussemburgo, 37 nel Belgio (dove il voto è obbligatorio), appena il 31 per cento nella Germania federale. Nelle file degli astenuti dovrebbero confluire i giovani, le donne e gli appartenenti agli ambienti meno istruiti e meno politicizzati, un riflesso dei fattori che caratterizzano di solito le elezioni nazionali. Occorre tuttavia precisare che si tratta di un sondaggio che fotografa un particolare stato d'animo nelle persone interrogate, indicazioni quindi ancora lontane dall'appuntamento al quale si riferiscono. I partiti politici debbono ancora spiegare ai seguaci la posta in gioco. Sapranno vendere F« idea » europea, parlare della nostra storia comune, indicare le possibilità di conquistare maggiore indipendenza rispetto le grandi potenze per preservare un modello culturale originale? In campo economico sociale, molti sviluppi hanno comunque fatto presa. Ricordiamo l'agricoltura (le vacche sono entrate persino nella stanza del Consiglio dei ministri), l'impiego (con la ricorrenza del 10 aprile), le rivendicazioni professionali (con le manifestazioni promosse dai sindacati dei Nove). Adesso diventa necessario dimostrare che l'Europa non è soltanto il trampolino di lancio per interessi immediati, ma il punto di partenza per il concetto della presenza nel mondo, in seno ad una società che merita di dibattere le proprie questioni nella sede più appropriata, il parlamento appunto. Pierre Drouin

Persone citate: Jean Rabier, Michel Debré