A pranzo con Mario Sossi "Non ho paura delle Br"

A pranzo con Mario Sossi "Non ho paura delle Br"Quattro chiacchiere con il magistrato genovese A pranzo con Mario Sossi "Non ho paura delle Br" Ma fuori c'è un agente con la "calibro 9" • "Io fascista? Mi batto contro pornografi ed esportatori di capitali, inquinatori e corruttori di giovani" - "Ero contrario alla legge Merlin" DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Non ha nemmeno la guardia del corpo appollaiata sulla spalla: l'uomo con la pistola sta fuori, appoggiato al muro caldo di sole. Sul tavolo prosciutto e melone («Solo un assaggino»), tagliatelle ai funghi e «bistecca alla Gigantino». Il ristorante di via Macaggi è quasi vuoto, nessuno si volta a guardare Mario Sossi, sostituto procuratore, ex sequestrato Br. In un angolo il vecchio Panarello, fondatore della dinastia dei panettoni alla genovese, alza appena la testa in un saluto. Quattro chiacchiere con l'uomo in toga più chiacchierato d'Italia, che sequestra i film porno, che arresta gli evasori fiscali, che incrimina I il seno nudo di Livia Cerini, ' che sbatte dentro un medico a doppio impiego, che è coraggioso, che è vile, che è liberale, che è fascista, che è codino, che è nell'occhio del ciclone. Siamo arrivati qui sull'auto del giornale, lui davanti, io dietro, tra due gorilla armati (calibro «nove lungo» a cane alzato) e la sensazione di viaggiare con un bersaglio inchiodato alla schiena. Dunque, Mario Sossi, chi è lei? «Un servo dello Stato, come ho detto più volte e come voglio ribadire». Più che dello Stato, dicono del potere. Come fa a riconoscersi in questo Stato? «Non in "questo". Io mi riconosco nello Stato come continuità storica, perché ritengo di dover superare l'evolversi dei partiti. E' questo che intendo, quando parlo di Staio». Resta il fatto che le hanno appiccicato un'etichetta di destra, di gretto conservatore. «E' facile dare definizioni categoriche, fascista... Io mi batto e mi sono battuto contro gli esportatori di valuta, contro gli inquinatori, contro gli evasori fiscali: sono progressista? Mi sono battuto e mi batto contro i pornografi d'ogni specie, contro i corruttori di giovani, contro chi vuol stravolgere ciò che chiamiamo senso della pubblica moralità. Sono reazionario? Sono un magistrato, e come tale lavoro». E' cambiato, il suo lavoro, dopo il sequestro? Ha mai pensato di smettere? «Smettere no. Cambiato sì, inevitabilmente. Quando si acquisiscono nuove esperienze, e che esperienze, si diventa più attenti a tutto, si tende ad approfondire cose che prima. magari, si consideravano più superficialmente. Ma nessuna spinta, né a destra, né a sinistra, è scaturita dal mio dramma personale, se è questo che vuole sapere». Lei si è lanciato, ultimamente, in una campagna di «buon costume», e si è guadagnato l'ennesima etichetta: puritano. «Qui si è perso il senso delle cose. Esiste una minoranza di intellettualoidi che tende a mistificare la posizione dell'uomo della strada nei confronti della moralità. Questa élite tende ad identificarsi con il cittadino medio, il che non è vero. C'è una frattura fra la popolazione e chi invece tende a pubblicizzare e liberalizzare l'erotismo più spinto. E, mi creda, la gente, qui, mi vuol bene, mi approva. Certamente sarebbe di estrema superficialità chiamare in causa solo la pornografia, per spiegare alcuni fatti di cronaca, ma che l'influenza di certa cosiddetta letteratura, come di certo cinema o di certi spettacoli teatrali, abbia un effetto criminogeno è ormai accertato ed accettato a tutti i livelli». Ma le strade pullulano di prostitute, di travestiti. Altro che spettacoli teatrali... «Infatti quando venne promulgata la legge Merlin io ero favorevole. Oggi ci ho ripensato e non lo sono più. E' una legge demagogica, come quella sui manicomi, come quella sulle mutue. E' il siste ma di abolire un problema eliminando la conseguenza. Basta con i matti? Aboliamo i manicomi. Basta con la prostituzione? Via le case chiuse. Le mutue sono un caos? Eliminiamo le mutue. Con quali risultati? Il caos al cubo». Ma le leggi son quel che sono, e ne fanno sempre di peggiori, una contraddice l'altra. Prenda la legge Reale... «La legge Reale è la necessaria conseguenza di un eccessivo addolcimento della normativa precedente. A un certo punto la situazione è sfuggita al controllo e il legislatore ha dovuto far marcia indietro. Comunque da qui ad affermare che il nostro codice è ancora quello Rocco ce ne corre. Ci sono state modi fiche tali da renderlo completamente diverso. Io, però, vedrei bene alcuni cambiamenti: per esempio l'abolizione dell'istituto del giudice istruttore, il che snellirebbe tutti i processi. Inoltre occorrerebbe un rafforzamento dei poteri di polizia giudiziaria e del pubblico ministero. Allargherei i casi di processi per direttissima. Per la tutela dell'imputato proporrei il ricorso immediato al collegio giudicante». Tutte queste modifiche le sono state suggerite dalla sua esperienza di sequestrato? Insomma, cosa ha ricavato lei dall'«incontro» con le Br? Come si trova, pensando a Curdo e agli altri? «Ho ancora forti dubbi. Non ho ancora capito se siano fanatici convinti, disposti a giustificare ogni loro azione con la fede, come quelli che sacrificavano a Kalì, nel caso sostituita da Lenin e Marx, oppure se siano gli attuatori di un freddo calcolo politico, di un giuoco internazionale manovrato dall'Unione Sovietica». Ma lei è convinto che siano proprio «rosse» queste brigate? «Ho la massima certezza, su questo. Sono convinto che, modificando l'assetto dello Stato, magari con un primo spostamento nell'area non impegnata, essi mirino a soddisfare anche ambizioni personali di potere». Senta un po', ma sua moglie, le sue figlie, che cosa ne pensano di queste sue idee? «Beh, sa come sono le donne, mi dicono che sono un avventato. Ma è la caratteristica principale che distingue l'uomo dalla donna: l'uomo rischia di più, la donna è prudente. Io ne ho tre... «. Torniamo un attimo alla politica. Per chi vota, lei? «Uhm, preferirei non rispondere.. Diciamo che ho cambiato spesso voto, sempre nell'arco del centro-destra. Per esempio trovo abbastanza valida la posizione di Bozzi, fra i liberali, più che di altri... Ma lasciamo perdere, non entriamo in particolari che diventerebbero personali...». Un'ultima domanda, procuratore capo «supplente» Mario Sossi. Ha paura? «Non più di lei o di chiunque altro...». Sì, ma lei si guarda attorno, ai mattino, quando scende da casa? «Beh, sì». Siamo al caffè, fuori, nel sole, l'uomo con la pistola aspetta. L'ha chiesto lei? «No, me l'hanno assegnato, io non ho chiesto, né rifiutato». Il pranzo è finito, Mario Sossi se ne va, sotto l'ala «calibro nove» del suo angelo custode. Mauro Benedetti

Luoghi citati: Genova, Italia, Unione Sovietica