Ritorna già il calcio (e tutti contro le torinesi) di Giovanni Arpino

Ritorna già il calcio (e tutti contro le torinesi) Ritorna già il calcio (e tutti contro le torinesi) Da mari e monti, da spiagge e campeggi le tribù vacanziere guardano ai « soldatini del calcio » tornati doveristicamente sotto le armi e controllati dagli occhi vigili di allenatori, medici, « masseurs », faccendieri di club. La grande, imperversante, benedetta estate è già finita per gli uomini del Pianeta Football, che riprendono a correre, sudare, smaltire chili di troppo, comandati dal calendario. Inizia così la stagione che concluderà gli Anni Settanta I della pedata patria. Lo scu- j detto del 1979, con i gloriosi, (speriamo bene) contorni del-1 le Ceppe internazionali, sarà ' l'ultimo di una lunga serie | dominata dalla Juventus e dal | Torino: la prima ha conquistato cinque titoli e due secondi pesti, mentre i granatieri hanno ottenuto uno scudetto e tre mirabili posti di «vice», che naturalmente non li appagano completamente. Dal 1970 ad oggi solo una volta Cagliari, Inter e Lazio hanno incrinato una supre mazia subalpina apparsa fer- ! vida, tonificante, esemplare per il calcio italiano. Come I si concluderanno gli Anni Settanta? Vedremo una ri-1 conferma dei valori torinesi o una sfida più aperta? L'estate dei calciatori si è chiusa con discorsi furbissimi, all'insegna del « parla prima tu che dopo dirò la mia ». Persino il Trap — che in fatto di astuzie non cede 10 scettro a nessuno — dice a chiare lettere che la sua Juve campione parte alla pari ccn Torino, milanesi e chissacchì. E' logica, è prudenza. Nessuno vuol scoprire il fianco, anche verbalmente. Ma che bello: finalmente abbiamo un'estate senza vincitori né vinti né respinti, ma tutti pretendenti. Tranne Castagner che brontola: « Non vedo tre squadre più deboli della mia e quindi già condannate alla Serie B ». Viva la faccia dell'onesto allenatore perugino, « orfano » di Novellino. All'insegna dell'equilibrio, dunque, ci si accinge alla nuova stagione. La Vecchia Signora è davvero vecchia? 11 signor Toro è anch'esso aggravato da nuove responsabilità e qualche anno in più? Le iniezioni di giovinezza (Panna, Verza, Virdis "da una parte, Onofri e quel Greco che vien detto di alto talento dall'altra) non basteranno per ribadire la « signoria » piemontarda? Noi siamo dispostissimi a riconoscere gli arricchimenti e le nuove strategie (sulla carta, per ora) di milanesi, napoletani, fiorentini, romani, per tacer di « Pablito » Rossi vicentino. E' ovvio che bisogna accettare la sfida dei Liedhclm, dei Bersellini («Ho una squadra di Pierini vogliosa di bastonare tutti», ha dichiarato: attento, non molti nerazzurri ci sembrano dei D'Artagnan). Ma si comincerà subito, il primo di ottobre, con Torino-Fiorentina. E' solo un esempio: Carosi viola dichiara che la sua squadra seguirà il «modulo argentino» di Bearzot. Ha imbottito di corridori il cen-trocampo per « sorreggere » Antognoni. E già in quel primo di ottobre l'interno toscano che tanto deluse a Mar del Piata e Baires dovrà spiegar sul campo le intenzioni del neo-allenatore. Prima del campionato parleranno le Coppe, e certo con qualche possibile stonatura: ciò che oggi appare come equilibrio potrà pencolare diversamente sui piatti della bilancia fin da settem bre. Ci sarà da ridere e da soffrire e da scrutare, in que sto '78-'79. Ma tra tante torri che pencolano, nel nostro panorama murario, da quella di Pisa a quelle di Bologna, non ci sembra ancora che la Mole sia direttamente in pericolo. Molto indicative ci appaiono altre « operazioni » nel giro del calcio attuale: le note vicende, con pretori carabinieri e decreto-legge, hanno già disilluso i club nella loro politica dei giovani. I vivai tremano. I possibili investi- j chissà che 1 spogliatoi) menti da impiegare nel « patrimonio dei piedi buoni » mostrano vuoti. E a questo pericolosissimo sintomo possiamo aggiungere la crisi che investe le cosiddette « vecchie glorie ». Si trovano a spasso uomini che godettero di titoli a nove colonne sui giornali, dall'anziano Clerici a Juliano, da Merlo a Gori, da Bedin a Prati, da Maddè a Zigoni: roba da costituire un club apposito, e non di « ex ». La strettoia in cui si trova il nostro calcio è crudele: da una parte elimina personaggi ancora utili, dall'altra stenta a trovar la quadratura per le leve d'avvenire. Siamo entrati in un tunnel che ci si augura breve: perché le possibilità del calcio futuro non sono, oggi come oggi, visibili e traducibili e, anche qui, « c'est l'argent qui fait le football », oltreché la guerra. Dobbiamo sperare che una persona colta, attenta, quell'autentico gentiluomo che risponde al nome di Renzo Righetti, nuovo presidente di Lega, sappia contribuire sia ai bilanci sia ai nuovi indirizzi. Dobbiamo sperare che alla testa della Federcalcio torni Artemio Franchi «granduca», cinico quanto basta, politico di lungo corso. La « pelota » nostrana abbisogna di nuovi studi per sopravvivere senza troppo stento, abbisogna di credibilità, organigrammi e fiducia, non solo dell'occhio benevolo (ma anche avido e miope) dei governanti. Questo la gente deve soppesare, e non fermarsi unicamente alla sfida delle città tutte verso la « capitale » Torino. E' giusto che a ogni eccesso di calura corrisponda, in petti milanardi, una cre| scita di illusioni. « Nonno » Albertosi sostiene che questo ' Milan è da scudetto, altrettanto pensano le tribù neraz\ zurre, si cullano tra rosee nuj vole romanisti e partenopei, ì neppure Pesaola bolognese piange (almeno al caffè, ma lacrimoni negli E' tutto giusto, inevitabilmente. Può anche darsi che la fine degli Anni Settanta si concluda come il suo inizio, illustrando uno « outsider ». Allora fu il Cagliari, che però annoverava certo Giggirriva. Oggi, chi è? Venite avanti, ragazzi: « scippare » uno scudetto sotto la Mole non sarà facile. Però dovete provarvi: siamo qui apposta. Giovanni Arpino

Luoghi citati: Bologna, Cagliari, Torino