Appende al chiodo i sorrisi degli umoristi di Paolo Bertoldi

Appende al chiodo i sorrisi degli umoristi Mercoledì si aprirà a Bordighera il festival della caricatura Appende al chiodo i sorrisi degli umoristi A colloquio con Cesare Perfetto, l'uomo che ha inventato e che da trentun anni organizza la più divertente rassegna BORDIGHERA — A Bordighera niente è più serio del Festival dell'umorismo, nato trentun estati fa con quindici concorrenti e cento opere. Ora i disegni da selezionare sfiorano i novemila e i partecipanti dall'Est e dall'Ovest superano i quattrocento, li «personaggio più personaggio» resta però l'inventore. Cesare Perfetto, romano estroverso e falsamente pacioccone. Appare come la fotocopia ingrassata di Maurizio Costanzo quando si diverte a mettere in crisi gli ospiti di «Bontà loro», ma gli occhi sono ancora più pungenti, se lo sguardo rende l'idea. Cesare ha moglie e due figlie, che l'aiutano nel lavoro del Festival ed è dominato dal nipotino Fabrizio, dittatore di soli sei anni. La fortuna di questo romano «nato nonno» è un sincero anticonformismo nell'Italia del 1947, per reazione a un certo tipo di austerità impe¬ riale, i concorsi di bellezza si erano diffusi a contagio come U morbillo. Quando ne hanno proposto uno a Bordighera, Perfetto si è ribellato. Ha lanciato l'incontro degli umoristi facendo presto centro con Raymond Peynet. «Per far conoscere la cittadina ligure — dice — la trovata è stata più utile della regina Margherita». Raymond, l'anno in cui vinse la Palma d'Oro, abitava in Costa Azzurra e non aveva il passaporto. Potè presentarsi alla cerimonia perché trovò un poliziotto «in gamba» che gli disse: «Se lei è Peynet mi faccia un disegno». I fidanzatini sono stati il primo lasciapassare dell'Europa unita. La regola del premio «da ritirale di persona altrimenti niente» è ferrea. Quando si affermarono i russi, anche Viktor Veselovski, austero direttore della Literaturnaja Gazata, si trasferì a Bordighera, primo caso di lunga tra- sferta letteraria da parte di un sovietico. Per lo stesso motivo un americano ha percorso in ventiquattr'ore il tragitto New York - Italia e ritorno. Gli autori di tutti i continenti si trovano uniti di fronte all'umorismo e al clima particolare che la manifestazione crea. Tutti gli anni Nazareno Fabretti celebra la messa per i concorrenti. Non manca nessuno, indiani, giapponesi, turchi o filippini compresi. Per evitare attriti, il Festival è regolato da leggi fondamentali. Ognuno può «sfottere» i governanti, purché appartengano al suo Paese (ovviamente per evitare che la rassegna diventi un insieme di caricature feroci degli americani contro i russi e viceversa); sono vietati gli insulti alla religione e il nudo erotico. L'umorismo deve rimanere di qualità, solo così diventa una forza. Un successo nel Festival vale una laurea. Luciano De Crescenzi aveva venduto duemila copie del suo «Così parlò Bellavista». Dopo la Palma d'oro è passato a 135 mila e la salita continua. Per ogni edizione c'è un concorso a tema fisso. «Destinazione Luna», lanciato nel '69 con alcuni mesi di anticipo sullo sbarco effettivamente avvenuto, fece sensazione. Quest'anno, dal 26 luglio al 30 agosto saranno di scena gli Ufo, nel settore a soggetto prestabilito. Ma i concorrenti potranno spaziare in tutte le altre branche della competizione. In trenta Festival, Perfetto ha conosciuto l'elite dell'umorismo mondiale, dall'indiana Ciandra Liri a Schulz, papà di Charlie Brown, dal nostro Marino al cecoslovacco Born, al giapponese Setsuo Takya, da Guareschi a Dario Fo. Non dice chi preferisce, anche se due personaggi gli sono molto vicini: Quino, creatore della contestatrice Mafalda, per una simpatica affabilità, e Peynet, che ovviamente è uno dei pilastri della manifestazione. Dopo la vittoria del '52, riportata in finale su Vighi, il caricaturista francese, delicato precursore del sexy-romantico, ha regalato al suo amico italiano un disegno e una splendida dedica: «Au signor Cesare, le poète de l'amitié», dove non si sa chi sia maggiormente poeta dell'amicizia, incertezza che aumenta il fascino del gesto gentile. Nei suoi cinquantanove anni di vita, Perfetto è stato giornalista, arbitro di basket, cronometrista, ufficiale pilota in guerra, compagno di scuola di Andreotti. Attualmente possiede una libreriaemporio - biblioteca, cenacolo di ogni autore che scriva o disegni sorridendo. Dall'aviazione non ha avuto neppure una medaglia, nonostante le sue azioni su Gibilterra e altre imprese. «E dire — commenta — che ho visto perfino un collega decorato con la motivazione "per aver seguito con il pensiero l'azione dei compagni"». E' humor da Palma d'oro. Con Andreotti ha frequentato le elementari alla Palombella e il ginnasio-liceo al Collegio Romano. Chi dei due abbia affinato le doti umoristiche dell'altro non è certo. «Andreotti — osserva Gigia, la figlia più giovane — ha la battuta pronta anche in politica. Mio padre, da parte sua, andava a scuola con l'umorismo a tracolla». Paolo Bertoldi L'organizzatore del Festival Cesare Perfetto con la famiglia

Luoghi citati: Bordighera, Europa, Italia, New York