Tutti i seduttori rimasti in città

Tutti i seduttori rimasti in città Le piccole violenze quotidiane cui è sottoposta la coppietta al cinema, la donna vigile, la strillona Tutti i seduttori rimasti in città E' accaduto in occasione del referendum. Il vigile urbano in divisa suona alla porta di un alloggio in zona signorile: « Certificati elettorali », dice. Compare un signore profumato in vestaglia di seta: « Ma prego, si accomodi ». Il vigile dal pianerottolo porge la ricevuta da firmare, ma: « Non ho la penna, venga dentro ». Compare la biro, ma allora mancano gli occhiali, «rimasti di là in camera da letto », e poi il signore in vestaglia di seta rompe gli indugi: « Ma su, vieni dentro! », e afferra il vigile per la cartella dei certificati. Il pubblico tifficiale di fresca nomina, non è che sia un esperto di karaté, ma il piede tra i battenti dove il colpo a sorpresa l'ha trascinato, riesce a metterlo. Poi si sbraccia ed evita lo scandalo riuscendo a suonare un altro campanello sul pianerottolo. Il signore in vestaglia si ricompone, firma con sufficienza e si sbatte la porta alle spalle, offeso. E' accaduto ad uno dei 13 vigili urbani di sesso femminile, entrati in servizio in città già da qualche mese. Il fatto che abbiano la divisa con il casco, il cinturone con la pistola, un grande distintivo con la scritta « Vigili urbani » sopra il toro rampante e il numero, proprio come gli altri colleghi di sesso maschile, non conta nulla. Il signore in vestaglia dì seta solo in casa, aveva solo notato che si trattava di una donna graziosa e sconosciuta che suonava alla sua porta cercando proprio di lui, conseguentemente era certo di poterne approfittare. Gli episodi in questa estate difficile, con buona parte dei cinema chiusi e il 65 per cento di piemontesi che non va in vacanza ed ha pochi soldi in tasca: non si contano. E ciò che può sembrare una manifestazione isolata di gallismo vecchia maniera, è in realtà un costume dilagante che contribuisce a diffondere un'inquietudine strana che, al calar della sera, si muta in paura. Non sono cose gravi, ma ci fanno vivere peggio. Anche una coppia, al momento di decidere se uscire la sera, in questi giorni è perplessa. Diventa difficile anche andare al cinema. Infatti il « gallo » diventa insopportabile quando si muove a branchi e trova nel numero, il coraggio che gli manca da isolato. Sere fa, nella galleria del cinema Ambrosio, una coppia pacifista, perseguitata da un gruppetto di ragazzi, ha dovuto cambiare posto sei volte prima di andarsene. Proiettavano un film serio sulla violenza che non manteneva quelle promesse che evidentemente molti avevano inteso nel titolo: non c'era, insomma, un morto al secondo alternato con biancheria femminile sempre In fase discendente. Così si è reso necessario combattere la noia in sala, fino allo scadere delle due ore per cui si era pagato. La cosa più gentile che si è sentita dire la ragazza in compagnia, è stata: « Perché non vieni con noi al gabinetto? Lui intanto resta qui a guardarsi il film che gli piace tanto ». La cronaca è ricca di questi spunti che ci riportano sempre a quella barzelletta dove si vede Darwin aggrappato al petto prosperoso della cameriera che gli dice: « In tutti i casi, voi mister Darwin, voi non vi siete evoluto per niente! ». Neppure un lavoro pubblico, un compito in divisa, mette la donna al sicuro dalla linea di tiro del « maschio ». Anche quello in erba: « Sono buone come le altre » gridava a Porta Palazzo un gruppo di ragazzini in Vespa, girando come indiani scatenati intorno alla donna-vigile. Ogni camionista che passa, rallenta e: « Vieni su in cabina con me? Ho la cuccetta ». E l'automobilista multato, fronteggia da gallo la situazione. Non mercanteggia e non inventa scuse come farebbe davanti al solito vigile urbano baffuto, perché il suo orgoglio ne sarebbe ferito. Ma puntualmente gli scappa: « Perché non è rimasta a fare la calza? » (che l'avvocato gli ha detto che non fa oltraggio), oppure taglia corto: « Sarà che con voi donne, siamo da sempre abituati a tirare fuori il portafoglio ». Qualche spiritoso porge il denaro con un sorriso perfido: « Cinquemila lire? Ma via, per una donna come lei è poco ». Nessun tipo di lavoro, anche quello più apparentemente innocente, mette la donna su un piano diverso. Neppure vendere i giornali. Domenica scorsa un'insegnante doposcuolistica di 21 anni che si voleva guadagnare qualche soldo per le vacanze, si è messa jeans e camicetta e, con un gruppetto di amici, è andata a Pinerolo a vendere La Stampa agli automobilisti di passaggio. E' stato un calvario. Certo i commenti grossolani, le proposte, sono un fatto quotidiano per una ragazza, ma ci sono parole e parole, anche nella trivialità, e a lei è toccato il peggio. Un ispettore alle vendite che era presente, l'ha definito: « Un turbine, una carica di galli esaltati dal weekend ». Ma non basta. Sembra che non esistano freni inibitori. Ciò che ha messo al tappeto la ragazza, è stato che buona parte degli automobilisti che le domandavano se fosse in vendita anche lei, o la invitava ad una rapida escursione su un prato (sono queste perifrasi, ovviamente), aveva al fianco una moglie o una fidanzata. Qualcuno, sui sedili posteriori, i bambini. La ragazza, in un empito femminista, rifiuta di classificare « ebete » il sorriso sfoggiato dalla gallina assisa al fianco del padrone del pollaio. Ma un'altra parola, una che serva anche a riassumere il tutto, non c'è. Emio Donaggìo

Luoghi citati: Pinerolo