Al nuovo Blalock operati anche i bambini di Cosimo Mancini

Al nuovo Blalock operati anche i bambini Il potenziale del Centro passa da 140 interventi all'anno a 700-800 Al nuovo Blalock operati anche i bambini L'opera di Casarotto (in attesa di Morea) : dal 3 aprile 53 operazioni, 3 deceduti - La percentuale di mortalità scesa al 5,5% Entro un paio d'anni Torino avrà probabilmente un grande centro di cardiochirurgia dove nel corso di un solo anno sarà eseguito lo stesso numero di interventi compiuti in precedenza in cinque anni. Saranno operati sia gli adulti che i bambini e i torinesi non dovranno più espatriare per farsi operare al cuore. Che sia un progetto realizzabile lo ha dimostrato il dott. Dino Casarotto che per quattro mesi ha operato nel centro « A. Blalock » delle Molinette con risultati più che soddisfacenti se si considerano le condizioni in cui sono stati ottenuti. Con l'aiuto di un cardiologo, di un assistente e di un anestesista (che ha portato con sé dall'ospedale di Padova) il chirurgo ha abbassato di tre quarti la mortalità del centro. Si può quindi prevedere che in futuro, oltre a un aumento quantitativo, si arrivi ad un ulteriore miglioramento della qualità. « Il potenziale di questo centro — ha detto Casarotto — è di 700-800 interventi all'anno. Se bado essenzialmente alla qualità il numero opportuno scende a 500. Operando molto vengono meno infatti quelle garanzie di asetticità che garantiscono buoni risultati ». Fino ad oggi 700 interventi, al «Blalock», venivano eseguiti nell'arco di cinque anni. Dal 3 aprile a oggi il chirurgo di Padova ha operato 53 volte in circolazione extracorporea: tre pazienti sono deceduti, con una percentuale di mortalità pari al 5,5%. Lo scandalo dei « resuscitati», e l'opera svolta dal dott. Casarotto e dalla sua équipe, hanno dimostrato ai responsabili torinesi della sanità che si poteva evitare di far correre ai pazienti un rischio operatorio superiore a quello di altri centri qualificati. « Le statistiche — ha cercato di minimizzare il dott. Casarotto — non sono molto indicative. Sono i direttori sanitari che devono stabilire se un chirurgo è capace o no ». L'inchiesta della magistratura è servita a spronare le autorità, sebbene siano ri¬ maste alcune ombre. Negli ultimi tempi, ad esempio, la Regione, pur rifiutando di rilasciare l'impegnativa a chi voleva farsi operare a Lione, non rendeva pubblici contemporaneamente i rassicuranti risultati degli interventi compiuti dal dott. Casarotto. La conseguenza è stata che molti sono entrati al « Blalock » quasi con rassegnazione, gli altri si sono recati ugualmente all'estero sobbarcandosi una spesa rilevante perché sembrava che il chirurgo di Padova facesse quasi esclusivamente facili interventi di comunicazione interatriale, considerati cioè « l'appendicite del cuore ». Le operazioni di questo tipo sono state invece soltanto 5. «Ho operato due pazienti provenienti da Novara — dice Casarotto —. Erano stati rifiutati altrove perché presentavano troppi rischi. Così pure due dei tre pazienti morti non avevano alcuna probabilità di sopravvivenza se non fossero stati operati. Ho compiuto anche un intervento di embolia cronica di cui, nella letteratura mondiale, v'è traccia di soli 34 casi ». Per il futuro sembra che gli amministratori del San Giovanni vogliano fare le cose in grande. Il prof. Morea, che dovrebbe assumere la direzione del centro all'inizio dell'anno accademico, esegue anche interventi al cuore sui bambini. Si tratta di interventi più complessi di quelli normalmente compiuti al « Blalock ». In questo tipo di interventi Torino ha già uno specialista, il prof. Margaglia, che è stato aiuto di Achille Mario Dogliotti, e adesso opera al Regina Margherita. Sembra che il progetto sia di unificare ì due centri dì cardiochirurgia operando al « Blalock » sia gli adulti sia i bambini. Della vecchia équipe cardiochirurgica l'unico che ha continuato ad entrare continuativamente in sala operatoria è stato Gino Lavista, il tecnico della macchina cuore-polmone. Altri hanno lasciato per sempre il Centro, mentre due giovani medici sono rien¬ trati da un tirocinio negli Stati Uniti: Ottino da Houston e Costa da Palo Alto. Con questi due e con altri giovani, l'ospedale conta di realizzare una propria équipe cardiochirurgica per non dover più dipendere esclusivamente dall'Università. Cosimo Mancini Il dott. Casarotto al termine dell'intervento «pubblico» effettuato venerdì scorso

Luoghi citati: Houston, Lione, Novara, Padova, Stati Uniti, Torino