Il processo Lockheed se ne va in vacanza di Guido Guidi

Il processo Lockheed se ne va in vacanza Sospeso per cinque settimane Il processo Lockheed se ne va in vacanza ROMA — Il processo per lo scandalo Lockheed va in vacanza per cinque settimane: tra qualche giorno (al più tardi, venerdì) l'aula del Palazzo della Consulta viene chiusa per essere riaperta soltanto il primo martedì di settembre con l'inizio della discussione. Il Presidente della Corte, Paolo Rossi, il vice Presidente, Leonetto Amadei, ed il giudice relatore Giulio Gionfrida, in verità, hanno tentato, timidamente, di proporre che s'andasse avanti con una brevissima interruzione, magari, a cavallo di Ferragosto: è stato un tentativo inutile anche perché (e l'argomentazione non è priva di una sua logica) gli avvocati e gli accusatori, dopo la conclusione della istruttoria dibattimentale, hanno bisogno di qualche settimana per riordinare gli elementi raccolti, per coordinarli e per discuterli. Il programma, con questa sospensione, prevede la sentenza a fine ottobre sempre che i 29 giudici (sin dall'inizio la Corte ha rinunciato ad Oggioni per le sue condizioni di salute mentre ha sostituito con l'avv. Salerni il prof. Giacchi, dimissionario) riducano le riunioni in camera di consiglio a soltanto cinque o sei giorni. Infatti, commissari d'accusa e difensori (sono ventisei gli avvocati che interverranno nel dibattito) hanno previsto di parlare per sei settimane e, se la Corte non dovesse decidere di lavorare anche nel pomeriggio, questo significa che la discussione potrà essere conclusa sì e no nella prima decade di ottobre. Rimane, poi, il problema della camera di consiglio che non è stato ancora risolto: dove, cioè, pensano di riunirsi i giudici per pronunciare la sentenza. La legge prevede che la camera di consiglio non possa essere mai interrotta: i giudici, cioè, non hanno alcun contatto con l'esterno dal momento in cui cominciano a discutere fra loro. Come dire, cioè, che la Corte deve rimanere bloccata nel luogo dove si riunisce sino a quando non avrà pronunciato la sentenza. «A Palazzo della Consulta non possiamo assolutamente riunirci perché mancano le attrezzature indispensabili per ospitarci », hanno osservato taluni giudici e soprattutto quelli più anziani. Allora, si è pensato di trovare un altro edificio dove andare: ma quale? Che effettivamente il Palazzo dove è stato celebrato il dibattimento non sia ospitale è fuori di dubbio a meno che non lo si adatti alle nuove esigenze: ma non è facile. Non esiste una foresteria se non per il Presidente ed il vice Presidente: il resto è costituito da uffici. Per i giudici ordinari della Corte Costituzionale il problema potrebbe non esistere: ciascuno, infatti, ha un suo studio nel quale dormire (i carabinieri hanno offerto delle brandine); ma per i giudici aggregati che sono 15 bisogna trovare una sistemazione nuova. E non è un problema facile sempre che non si decida di requisire una intera ala del Palazzo e tutte le stanze necessarie per ospitare i giudici: ma anche in questo caso non si deve dimenticare che la Corte Costituzionale ordinaria continua il suo lavoro normale che sarebbe, così, bloccato da agosto sino alla sentenza per due o tre mesi. La ipotesi di un trasferimento fuori del Palazzo è più realizzabile, ma con qualche difficoltà. E' stata scartata, almeno per il momento, l'idea dell'albergo e viene presa in grande considerazione (la Corte, comunque, decide fra domani e giovedì), invece, quella di chiedere ospitalità al Consiglio Superiore della Magistratura che dispone di una villa a Grotta)'errata dove organizza seminari giuridici e corsi di aggiornamento per i giudici. L'edificio è attrezzato per alloggiare numerosi ospiti, è isolato e quindi tranquillo: potrebbe essere la soluzione ottimale. Guido Guidi

Persone citate: Giacchi, Giulio Gionfrida, Leonetto Amadei, Oggioni, Paolo Rossi, Salerni

Luoghi citati: Roma