I familiari dei deteauti a Cuneo in corteo contro le carceri speciali di Vincenzo Tessandori

I familiari dei deteauti a Cuneo in corteo contro le carceri speciali Protestano e chiedono un progetto che umanizzi la pena I familiari dei deteauti a Cuneo in corteo contro le carceri speciali E' la prima manifestazione dopo l'istituzione delle prigioni di massima sicurezza La riforma si è inceppata: il consigliere di Cassazione, Buondonno, si è dimesso DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CUNEO — Si protesta, per la prima volta con una manifestazione pubblica, contro le carceri speciali. In millecinquecento si danno appuntamento a Cuneo, c'è corteo fin sotto i grigi bastioni di cemento armato della fortezza. Ci sono parenti di detenuti in carceri di massima sicurezza, il deputato Mimmo Pinto di democrazia proletaria, Lotta continua; assenti i radicali e i rappresentanti degli altri partiti. Il corteo si snoda per le vie cittadine dalla stazione al viadotto Soleri e poi al carcere e la città al passaggio sembra ritirarsi e nascondersi. In testa, i rappresentanti dell'Associazione famigliari detenuti comunisti: la moglie di Pasquale Abatangelo (Nap), le mogli di Arialdo Lintromi) e di Giuliano Naria (Brigate rosse), di Sante Notarnicola, che fece parte della banda Cavallero, la fidanzata di Fiorentino Conti, nappista e di Alfredo Buonavita, brigatista rosso. In un documento l'associazione protesta, fra l'altro, per i colloqui con il cristallo antiproiettile «che serve a perfezionare contro i detenuti la tortura dell'isolamento sottoponendo noi ad un trattamento differenziato che ci criminalizza». Sono j mille problemi del carcere che si vorrebbero discutere. Ma dal corteo partono slogan che sembrano respìngere qualsiasi forma di analisi: «L'unica giustizia è quella proletaria, tutti i lager di Stato salteranno in aria», «Da S. Vittore allTJcciardone un solo grido: evasione», «Il carcere delle Vallette è saltato in aria, l'unica giustizia è quella proletaria», «Contro lo Stato nessun cedimento: linea di condotta combattimento»; e ancora: «Nelle galere del padrone ci vanno i proletari ma non ci va Leone», «Agnelli - Dalla Chiesa criminali, vi metteremo voi nei carceri speciali». Così il rischio di un fallimento è fin troppo concreto. Ma nel corteo ci sono frange autonome che invocano la lotta armata, e quando si fermano davanti alle mura del carcere, alcuni, il volto nascosto da fazzoletti urlano: «Dieci, cento, mille Cotugno, dieci, cento, mille Berardi». Mimmo Pinto a questo punto mormora: «L'importanza della manifestazione è far sapere alla gente quali problemi esistono, non provocare l'isolamento come invece iniziative di questo genere fanno. Non è minacciando cosi le guardie ed insultandole che si va alle radici dei problemi: le responsabilità sono ben più in alto». Per due ore il deputato è stato all'interno del carcere, ha parlato con i detenuti, con alcuni politici. Ora accenna al rischio della «spersonalizzazione» corso dai carcerati «per l'isolamento di fatto al quale vengono sottoposti per ventuno ore al giorno. Rispetto alle altre galere, in ogni modo, Cuneo è la meno peggio, ma significa poco: non è tanto importante il luogo dove ti tengono, ma il modo in cui ti tengono». Carceri a maggior sicurezza, è la dizione data dal ministero. Scopo dichiarato non far fuggire i «pericolosi», terroristi o banditi dalla pistola facile e con la passione per il sequestro o l'omicidio. Ma, si disse nel luglio dello scorso anno quando vennero organizzate, in poco tempo, sei carceri «speciali», non è il reato che determina il trasferimento nelle fortezze, soltanto il comportamento tenuto dal recluso; in realtà nei pri¬ mi mesi, quando circa duemila detenuti furono trasferiti con elicotteri e convogli speciali, dietro alle mura degli istituti differenziati finirono anche detenuti con un passato più o meno anonimo e, si disse, qualche arrestato per guida senza patente chissà come inserito negli elenchi speciali. Ciò che soprattutto viene contestato alle carceri di massima sicurezza è il regime estremamente duro. Massimo Maraschi, ex-Brigate rosse, condannato a ventiquattro anni dalla corte di assise di Alessandria per sequestro di persona e per la «strage di Arzello» consumata quando già era in carcere da 20 ore, di fatto ogni giorno passa 21 ore in isolamento, situazione identica a quella dì molti altri reclusi, situazione ritenuta «troppo pesante» dallo stesso ministero di Grazia e Giustizia: all'inizio dell'anno, infatti si è tentato di attuare una serie di modifiche per arrivare, come disse il consigliere di Cassazione Pasquale Buondonno, ^'«umanizzazione della pena». Secondo il progetto le maglie nelle supercarceri, seppur di poco, si sarebbero un po' allargate: un'ora o due in più d'aria al giorno; locali dove i detenuti potessero riunirsi; in casi particolari il colloquio senza il diaframma del vetro antiproiettile. Cuneo era il primo carcere prescelto per la minuscola riforma la quale, se non altro, mostrava segni di buona volontà; poi fu Novara, e via via doveva toccare alle altre fortezze. Ma qualcosa ha bloccato il piano, il consigliere Buondonno ha lasciato, l'incarico, pare per contrasti, e ora del settore si occupa un altro funzionario. Alle 18 il corteo è tornato nel centro di Cuneo, ha attraversato la città da piazza Galimberti al monumento della Resistenza in viale Angeli. Poco prima di arrivare al carcere un gruppo di piovani ha preteso che un operatore della televisione canadese consegnasse loro la pellicola del filmato che aveva appena girato. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Alessandria, Cuneo, Novara