Chi è al mare in attesa del sole parla di Leone e del successore

Chi è al mare in attesa del sole parla di Leone e del successore Chi è al mare in attesa del sole parla di Leone e del successore Dario Fo a Genova: "Noi comici siamo in lutto, Giovanni non è più tra noi" - Riusciti gli scongiuri contro la pioggia, ma di notte per dormire per ora è necessaria la coperta di lana DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GENOVA — Venerdì scorso Dario Fo e la sua troupe hanno recitato sul piazzale della Lanterna, a Genova, su un palcoscenico precariamente o n e e iy i an unleaua a gi, la l i e n: 8 n no' a illuminato a giorno dai riflettori improvvisati, dagli «abbaglianti» dei Tir, dall'occhio del vecchio faro, che ha ripreso luce dopo il rientro dello sciopero dei guardiani. Dario Fo, dopo una eccezionale performance (una favola cinese tradotta in «padano») di autore - attore - mimo, memore del suo passato rivistaiolo ha improvvisato un monologo su Giovanni Leone. «Noi comici siamo in lutto — ha detto con il tono grave di chi commemora uno scomparso — Giovanni Leone non è più tra noi...». Risata ed applauso irrefrenabili, poi una fila di battute, doppi sensi, piroette ed autentiche bordate — senza metafora — ai danni del presidente «dimissionato». Ad un certo punto s'è messo a piovere, ma Dario Fo, recuperato un berrettucciò che lo faceva stranamente assomigliare a Danny Kaye, ha proseguito di fronte ad una selva di ombrelli, immobili sotto la pioggia battente. Non sono mancati i richiami alla scaramanzia, ai gestì propiziatori cari all'ex presidente. Tanto s'è insistito che, dopo un quarto d'ora, la pioggia è cessata. Gli stessi gesti e le medesime invocazioni non sono valsi a nulla per tutta la giornata di sabato, giorno di «giro di boa», darà simbolica del primo grande esodo estivo. Il rito, sia pure senza drammi eccessivi, s'è puntualmente ripetuto. Lunghe, estenuanti code sulla «camionale» Genova - Milano e sull'autostrada «dei Fiori» Genova ■ Ventimiglia. L'esodo (che in genere è il «movimento» dell'avanguardia, cioè delle donne e dei bambini, destinati ai lunghi soggiorni) è avvenuto sotto una spietata pioggia battente, accompagnata da raffiche di vento e da un netto calo di temperatura. Il termometro, in serata, era sceso a 18 gra¬ di: tempo di «gabardine», di «cardigan» da brughiera inglese e di scarpette sfoderate destinate a restar fradice per un paio di giorni. Le vetture, giunte a destinazione, hanno puntato non tanto sulle spiagge, quanto sulle case. Per una mezz'ora si è vissuto il tramestio dei bagagli sfatti e dell'affannosa ricerca di pesanti copriletti di canapa e persino qualche plaid. Il freddo rende casalinghi, la pioggia musoni. L'argomento «elezioni del presidente» ha dominato sul maltempo della prima domenica di luglio di un'estate che s'annuncia, come quella del 1977, abbastanza umida. Nei bar del Tigullio, illuminati a giorno sin dalla metà del buio pomeriggio, non s'era parlato d'altro. Il sole e la spiaggia sono gli alleati dei conversari, forse più fatui, delle donne. Il maltempo, decisamente maschilista, si sposa con gli interessi degli uomini e quindi con la politica. Le schede bianche di sabato e di domenica si sono rovesciate così sugli italiani appena in vacanza, come la pioggia che ha strapazzato le Riviere. «Sarà Leone che fa piovere, per vendetta?» si è chiesto qualcuno. Che abbia levato le sue mani al cielo, in un segno inequivocabile? «La vicenda di Leone — dicevano l'altro giorno molti seri signori lombardi e piemontesi, riuniti attorno ai tavoli dei caffè di Rapallo, celebrati da Sbarbaro e Montale — è "emblematicamente" (dicevano proprio così) all'estate». Ha diretto due governi balneari, nel '63 e nel '68, due estati memorabili. Un uomo che portava il sole e il governo ad un Paese desideroso soltanto di andare in villeggiatura e di non pensarci più. Ora il governo lo abbiamo, ma non abbiamo il presidente. Gli italiani hanno deciso coltacpInubrppddmtgvVmliccgltzlVicantdfvdeI c g pcomunque di partire, pioggia o non pioggia. Il presidente lo seguiremo, ormai è chiaro, tra un bagno e l'altro, oppure al caffè se il tempo resterà inclemente. Se il sole fa i capricci, c'è sempre un astro in Italia, più potente: lo stellone. Basta saper sperare in una buona estate e in un buon presidente e si può stare anche un'ora sotto il temporale, in macchina, per coprire i cento metri che dividono dal casello d'uscita, al di là del quale s'intravede il mare. Paolo Lìngua La bella giornata di ieri ha reso affollate tutte le spiagge della riviera ligure (Foto Alessandro Bosio e Ugo Liprandi) mc

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Rapallo