Un po' di brivido a Firenze per la minaccia di Shelley

Un po' di brivido a Firenze per la minaccia di Shelley La cerimonia dei Donatello dietro le quinte Un po' di brivido a Firenze per la minaccia di Shelley La Winters temeva che anziché il David (vinto nel '77 e ritirato ora) le consegnassero una targa; "La lascerò cadere sui piedi alla Vitti" FIRENZE — La premiazione del « David di Donatello » finalmente fiorentino, è stata disturbata da un violentissimo temporale, sicché la proiezione del film « L'ultimo valzer » è stata interrotta provocando un fuggi fuggi generale fra lampi e tuoni e la costernazione del minuscolo Scorsese che ci teneva molto alla perfetta acustica del suo film tutto musicale. C'è mancato poco, inoltre, che scoppiasse una bella polemica e che una pesante targa piombasse sui piedi di Monica Vitti. Il pericolo era costituito da Shelley Winters, la robusta attrice americana arrivata con un anno di ritardo (il regolamento lo ammette) a ritirare il riconoscimento ottenuto per « Un borghese piccolo piccolo ». Ma fino all'ultimo non si era ben sicuri se il premio consistesse nel David di Donatello o in una targa. La Winters, che alla statuetta teneva moltissimo, era ben decisa d'imitare l'esempio di Jeanne Moreau se le avessero consegnato una semplice targa: « Qualche anno fa — ha spiegato — facevo parte della giuria di Cannes e dovevamo dividere il premio, una pesante conchiglia dorata, tra la Moreau e un altro attore. Bene, lei arrivò con un sorrisetto ironico, ringraziò, prese la conchiglia, allargò le dita e la lasciò cadere. Io farò lo stesso e so bene quale piede centrerò. Questo è il terzo David che devo avere e credo di meritarmelo ». Perché non venne a ritirarli le altre volte, lei che in Italia è di casa? Shelley — che ha due occhietti azzurri da fanciulla in un faccione da donria matura — ricorda: « La prima volta ero incinta di Vittoria, la figlia di Gassman, la seconda era nel '62, per "Lolita" ma Stanley Kubrick me lo impedì. Stavo girando un altro film con lui. L'anno scorso mio cognato fu colpito da un infarto ». Fortunatamente ieri le è stata consegnata la celebre statuetta che lei si è cullata per tutto il tempo della manifestazione. Per mancanza dì tempo però non era inciso il suo nome sul David. « Non importa, lo farò incidere in America: A Shelley Inverni » scherza l'attrice che sta partendo per gli Stati Uniti. Vi si fermerà poco: deve girare a Berlino il film tratto dal libro « Il mago di Dublino ». Malgrado gli anni, il lavoro non le manca. « Alla mia età non si possono fare dei ruoli assurdi. Ebbi la fortuna di accettare la parte della madre nel "Diario di Anna Frank ", con cui vinsi il mio primo Oscar. Il regista Stevens mi disse: "Non aver paura d'invecchiare. La gente ti vedrà con un occhio diverso; ti ammirerà per il tuo talento e tu potrai lavorare tutta la vita " ». Così è stato: ha appena finito di girare un film di parapsicologia. « Non ci ho capito molto. Sono la governante di un uomo venuto da un altro pianeta a prendere i bambini cattivi». Zoppica ancora per una brutta caduta da un albero dove volteggiava cantando nell'ultimo film di Walt Disney « Il drago di Pete ». Ha scritto un lavoro teatrale per il suo attore preferito, Robert De Niro, che è anche stato il suo miglior allevo all'Actor's Studio dove lei insegna. Qual è il film che vorrebbe fare e nessun regista le ha offerto? « Il ruolo della madre in " Bellissima " ». Ma quante madri ha interpretato? Allarga le braccione soffici: « Tante, tantissime; molte cattive e sanguinarie. Sono stata persino la madre di Monica Vitti in "Mimi Bluette ". E dire che ha pochi anni meno di me... ». Adele Gallotti Shelley Winters

Luoghi citati: America, Berlino, Cannes, Dublino, Firenze, Italia, Stati Uniti