Del Fanfani pubblico e privato

Del Fanfani pubblico e privato Spunti per un dibattito sull'uomo di cui si parla Del Fanfani pubblico e privato 11 senatore Fanfani, dunque, è rimasto assente dall'apertura del Consiglio Nazionale della de, come aveva annunciato in una lettera al segretario Zaccagnini, nella quale minacciava anche « decisioni più gravi » (le dimissioni da presidente del Senato?), che l'inora non sono però seguite. Le sollecitazioni dello stesso Zaccagnini e quelle del candidato alla successione di Moro, l'onorevole Piccoli, uomo garbato e suadente cui non è tacile dire di no, non sono bastate a fargli cambiare avviso. Fanlani aveva spiegato le ragioni del suo gesto dichiarandosi offeso da taluni collaboratori di Zaccagnini e da alcuni membri del governo, colpevoli a suo dire di aver moltiplicato allusioni e promosso «carapagnette di stampa » in cui si accusava lo stesso Fanfani, secondo lui ingiustamente, di avere criticato segreteria de e governo in un discorso a SaintVincent. Da ciò il suo prender cappello e il tirarsi in disparte per non dover pubblicamente rispondere ai «calunniatori». Tutta questa, si dirà, è una vicenda interna democristiana che va lasciata ai democristiani: basterebbe forse osservare che la sola lode calorosa al senatore Fanfani per il suo gesto è venuta dall'impetuoso De Carolis, il che non può non dar da pensare al presidente del Senato sulla saggezza del suo agire. Avventuriamo tuttavia qualche considerazione sull'episodio, per due ragioni. La prima è generale, ed è che tutto quanto riguarda la de, e un importante politico come il senatore Fanfani, riguarda tutti. La seconda ragione è che, pur avendo avuto in passato (chi non le ha avute?) alcune occasioni di scontro e screzio col senatore Fanfani, abbiamo sempre sentito una viva personale simpatia per lui. Consideriamo che egli abbia un insieme di virtù politiche rare in Italia: grande vitalità, concretezza, capacità di affrontare i problemi in modo diretto, doti cospicue di uomo di governo. Sarebbe quindi una perdita per la de e per la nostra vita politica se il senatore Fanfani, già assai isolato nel suo partito (le simpatie di personaggi « antipartito » alla De Carolis sono sospette e pericolose), finisse per rimanervi del tutto isolato o per trovarsene fuori o per indirizzare le sue grandi energie a suscitare rot- ture. Di queste la de non ha certo bisogno, mentre di talenti non ne ha tanti da poter far a meno di quello che rimane pur sempre uno dei suoi pochi veri uomini di Stato. Detto tutto questo (e non dimenticando quelli che furono a nostro avviso i gravi errori commessi dal senatore Fanfani, il più grave di tutti la fatale, anacronistica battaglia contro il divorzio), osiamo avanzare una osservazione che è indirizzata principalmente, e non certo con spirito ostile, al senatore Fanfani. Ci sembra che egli, come Otello, fra tante virtù abbia sempre avuto un difetto, anzi un vizio che sovente è costato caro a lui e ad altri: ed è quello di usare, nel parlar pubblico, una lingua radicalmente diversa da quella che usa in privato. Non ci si fraintenda: non affermiamo che in privato Fanfani sostenga una tesi, e in pubblico quella opposta. No, dice in pubblico e in privato la stessa cosa: ma la dice con linguaggio totalmente diverso e i risultati sono a dir poco sorprendenti, sovente spiacevoli. Il fatto è che il gran pregio del Fanfani privato, come ben sa chi lo abbia incontrato a tu per tu, è il suo parlar schietto e franco, molto toscanamente dicendo pane al pane e vino al vino, senza peli sulla lingua. Per chi conosca solo il Fanfani pubblico e il suo ragionare perifrastico e peripatetico, il Fanfani privato è una gradevolissima sorpresa; la sua schiettezza, più l'indubbio vigore e sincerità delle opinioni, lo rendono assai simpatico anche a chi la pensi in modo opposto i<\ suo. 11 Fanfani privato può essere spietato, questo sì; può essere anche un po' incostante, da vero politico, nelle sue opinioni, sostenendo oggi quello che , qu'aiche mese fa era per iui ana. tema, risultando pragmatico ai limiti dell'opportunismo, capace un giorno di predicare la più netta chiusura al pei e qualche mese dopo l'opportunità di un governo d'emergenza col pei, senza apparente pentimento e anzi sostenendo a spada tratta di essere totalmente coerente nei suoi mutamenti tattici. Non si può però negare che le tattiche diverse rimangono comunque finalizzate a un bisogno di fare che è l'essenza vera del politico, e a una indiscutibile lealtà verso il suo partito. Insomma, noi non abbiamo mai trovato il Fanfani privato troppo « ideologo » o troppo coerente (ma pochissimi lo sono, nel grande «partito nazionale» fatto di impasti così diversi, nel quale tutti sono stati di volta in volta destra e tutti sinistra); ma è comunque, ad ogni incontro, un uomo chiaro e preciso e forte nei suoi giudizi su uomini, partiti, problemi. Purtroppo, il Fanfani pubblico, per ragioni che non sappiamo, si esprime con tutt'altro linguaggio. Usa perifrasi, allusioni, parole preziose ed oscure, aggettivazioni plurime e ambigue, ammiccamenti, strizzate d'occhio, che per esser compresi hanno sempre bisogno di un'esegesi autorizzata. Probabilmente, in tal modo, Fanfani è convinto di essere astuto, e passa infatti in generale per essere un politico machiavellico; mentre a noi, se non si offende, è sempre sembrato un politico tutt'altro che furbo, in un partito che di furbi ha invece grande dovizia. Questo curioso vezzo del politico Fanfani ha lasciato la sua impronta su tutta la sua gran carriera, è in buona parte all'origine di taluni suoi inspiegabili fallimenti, e, a noi sembra, spiega anche quest'ultimo curioso episodio. Soltanto l'oscurità allusiva e presumibilmente piena di reconditi significati delle sue parole di Saint-Vincent (incongruamente concluse col dire <;penso d'esser stato chiaro») ha infatti consentito ai soliti interpreti autorizzati di convincere alcuni giornalisti del fatto che quelle battute tra enigmatiche e sospette fossero altrettante bombe e mortaretti. Insomma, la prima colpa delle «campagnette di stampa» risale ai vezzi linguistici del Fanfani pubblico, e non al malvolere altrui. Il punto vero è però un altro: perché il senatore Fanfani non avrebbe dovuto usare in pubblico quel bel parlar schietto eh 10 rende così attraente come conversatore privato? Che male ci sarebbe stato se, forte della sua autorità e dei suoi anni, avesse pronunciato qualche vi gorosa pubblica critica ad Andreotti o a Zaccagnini? Opinioni del genere, dette apertamente in un contesto di partito, sarebbero state assai meno esplosive, e assai più costruttive, di quanto non siano apparsi gli enigmi e indovinelli all'origine di quest'ultimo scontro. Il senatore Fanfani si ritiene un valido candidato alla presidenza del Consiglio? E perché no? I suoi titoli non sono certo inferiori a quelli di nessun altro; lo dica, e nessuno se ne scandalizzerà. Ritiene Andreotti un operatore politico abile, ma un uomo di governo poco produttivo? Perché non dirlo, se è questo che pensa, visto che anche altri lo pensano? Se poi le allusioni e gli accenni «fraintesi» significavano tutt'altra cosa, attendiamo che Fanfani ce lo spieghi, con quel bel parlar chiaro che è proprio del suo esser «privato». Per concludere vorremmo fare un'osservazione più generale: la vita interna della de, e tutta la politica italiana, non soffrirebbero certo, anzi molto si gioverebbero, di qualche bella battaglia. La passione per l'unanimismo, la paura di «rompere le uova nel paniere», cominciano ad essere soffocanti. La de è abbastanza forte, la società politica italiana è abbastanza forte, da sopportare qualche bello scontro. Non ci si fraintenda: non auspichiamo affatto rotture di questo «quadro politico», di queste alleanze di governo, le sole possibili in questa nostra emergenza; auspichiamo però assai più vivaci dibattiti. Perciò ci dispiace che uno dei più podetosi ed efficaci polemisti, e dei più vigorosi statisti che 11 nostro Paese abbia prodotto, e cioè il senatore Fanfani, si stia, poco alla volta, tirando in disparte e neutralizzando da solo, per il fatto di non saper trovare, nel suo parlar pubblico, quella giusta e facilmente comprensibile lunghezza d'onda che così facilmente gli riesce nel suo parlare privato. i

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