Moro: si torna a parlare di comptotto e inchiesta

Moro: si torna a parlare di comptotto e inchiesta La tesi dell'Unità e la posizione de Moro: si torna a parlare di comptotto e inchiesta ROMA — Nel cortile della sede de allTSur due grandi casse sono nascoste da teloni. Oggi si sarebbe dovuto inaugurare il monumento ad Aldo Moro, donato al partito dai democristiani della Sabina con in testa il senatore Vittorio Cervone. Ma la scoperta del busto in bronzo dello statista assassinato, poggiato su un basamento di marmo raffigurante i cinque uomini della scorta massacrati dalle Br, è stata rinviata alla ripresa dei lavori parlamentari per dar tempo ad un architetto di curare, insieme allo scultore Cotigni, l'installazione dell'opera. Nell'occasione il senatore Cervone ha dichiarato che il più bel monumento che la de potrà erigere ad Aldo Moro è, da una parte, seguirne l'esempio; dall'altra scoprire la verità e fare luce intorno alla tragica vicenda. «E' mio dovere di coscienza — ha aggiunto — riportare all'attenzione del partito l'iniziativa della inchiesta parlamentare. Non ci si è dimenticati di ciò ma si è voluto attendere che gli organi preposti ci dessero aiuto a comprendere; mancanti questi, è ora che sia il Parlamento a fare luce». Una nuova uscita degli amici di Moro nel giro di pochi giorni, con una critica piuttosto esplicita all'opera fin qui svolta da magistratura e polizia per assicurare alla giustizia colpevoli e mandanti dei sei omicidi e di un rapimento politico che non ha paragoni nella storia contemporanea del nostro Paese. Cervone rilancia la proposta dell'on. Fracanzani per l'apertura di una indagine parlamentare e si augura che l'iniziativa sia fatta propria dall'intero partito. Sul tavolo di Zaccagnini la proposta elaborata anche con l'aiuto di esperti è arrivata ieri accompagnata da una lettera del deputato de. Una indagine politica per «scoprire la verità e fare luce intorno alla tragica vicenda»: sono parole che presuppongono l'ipotesi di qualcosa di oscuro dietro l'iniziativa delle Brigate rosse. Si torna a parlare di complotto. Le dichiarazioni di Cervone si riallacciano a prese di posizione di altri morotei (Zamberietti e Fracanzani) e sono arrivate ieri dopo Che anche il giornale del pei era uscito con un articolo non firmato a fondo pagina per riepilogare le inquietudini e le ipotesi che si addensano sulla terribile fine del presidente della de. L'«Unità') rifletteva particolarmente su un punto: l'uinterrogativo caI pitale», cioè il perché dell'uc¬ cisione di Moro, non ha avuto finora risposta. L'organo del partito comunista aggiungeva che finché non sarà capito fino in fondo il «movente vero» dell'efferato delitto, «la nostra democrazia navigherà se non cieca certo insicura». L'organo del partito comunista mette in risalto i 3 punti più inquietanti d: recenti dichiarazioni rese da esponenti democristiani: 1) la possibilità che Moro sia stato ucciso nel quadro di un disegno di destabilizzazione anche europea in base a strategie globali che vogliono rendere decadente e periferica quest'area del vecchio continente; 2) quale relazione esiste tra il tentativo di decapitare la de del «confronto» e nuove prospettive inteme e internazionali?; 3) è vero che vi furono pressioni estere perché Moro abbandonasse la politica? Il pei chiama in causa dichiarazioni di Zamberietti, Piccoli e Fracanzani. Di Flaminio Piccoli cita un lungo passo di un suo scritto: «C'è chi non vuole che gli italiani facciano politica da loro, cerchino vie proprie e autonome per risolvere conflitti e difficoltà? Forse il quesito si riporta alle ragioni ultime per cui un giorno di marzo fu rapito, e quindi ucciso, il politico più indipendente d'Italia?». L'«Unità» ripropone allora all'attenzione la tesi del «complotto», che non può esFabrizio Carbone (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

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