Craxi: piano triennale del psi per ritrovare iI giusto ruolo di Aldo Rizzo

Craxi: piano triennale del psi per ritrovare iI giusto ruolo Intervista sul disegno socialista nella crisi italiana Craxi: piano triennale del psi per ritrovare iI giusto ruolo "Come traguardo e prova, guardiamo alle elezioni dell'81, dopo quelle europee" - "L'emergenza durerà" esclusa un'alternativa alla maggioranza - Sulla vicenda Moro: "E' diffuso un grande bisogno di verità' ROMA — Siamo alla vigilia della pausa estiva. Si conclude una stagione politica dura, drammatica: il punto di crisi più alto nella storia della Repubblica. Tentiamo un riepilogo di questi mesi difficili (per cercare di capire che cosa ci attende, o può attenderci, nel prossimo futuro) con uno dei protagonisti, per molti versi il più nuovo: Bettino Craxi, leader del psi. Ora si dice il socialismo di Craxi, il partito di Craxi, il craxismo: una « variabile indipendente » della crisi italiana? O un aiuto originale, persino insperato, ad uscirne bene? Ecco le nostre domande e le risposte del segretario del psi. — Onorevole Craxi, sono passati più di sei mesi da quando si aprì la crisi di governo e più di quattro da quando si concluse, con lo « storico » ingresso dei comunisti nella maggioranza (il primo grosso evento del Settantotto italiano). Come valuta, dopo quattro mesi, cioè alla prova dei fatti la nuova formula politica? « Si è chiusa la crisi del Quirinale e si è chiusa fortunatamente nel modo migliore. Un punto all'attivo della vita democratica. Gli altri problemi sono tutti aperti a cominciare dal "caso Moro". Quanto alla formula politica, è un po' presto per fare un bilancio. Sono stati quattro mesi carichi di avvenimenti straordinari ed impre- visti. La maggioranza parlamentare, che ovviamente non è un tutto continuo, ha retto. Ci sono molte insoddisfazioni, alcune giustificate, altre meno, ma non vedo realisticamente le alternative. Credo che si debba lavorare per il suo consolidamento. Va da sé che il consolidamento richiede non solo la buona volontà, ma anche e soprattutto il cemento dei fatti ». — Possiamo fare delle previsioni sulla durata di questa formula di maggioranza? Cioè: quando e a quali condizioni potrà dirsi finita l'emergenza? Ed è, l'emergenza, la sola giustificazione di una formula del genere? «L'emergenza, purtroppo, durerà. Ce lo dicono le prospettive economiche e sociali, che sono inquietanti, e i gravi problemi della finanza pubblica. Non è stata debellata la crisi economica e non è stato debellato il terrorismo. L'attuale formula riflette una evoluzione nei rapporti tra le forze politiche e quindi rappresenta un diverso equilibrio che da tempo si è reso necessario». — Durante la crisi di governo, il psi contribuì a sbloc- care i contrasti tra de e pei proponendo l'ingresso dei comunisti nella maggioranza e non la partecipazione diretta al governo. Fu un atto di mediazione o anche una riserva sulla «legittimazione» del pei a far parte del governo in un Paese democratico occidentale? «Ho visto che Berlinguer insiste nell'errore di valutazione di attribuire ad una nostra presunta rinuncia la mancata formazione di un governo organico di unità nazionale comprendente il pei. Tutti sanno che le cose stanno in modo diverso. Il psi prese atto tempestivamente e con realismo di un rifiuto pregiudiziale che proveniva dalla de, da tutta la de, senza esclusioni. Ricordo una riunione che la delegazione de guidata da Moro e Zaccagnini tenne con noi per discutere della formazione del governo dopo la conclusione degli accordi politici è programmatici che davano vita alla nuova maggioranza. Fu l'ultima volta che vidi Moro. Ci scambiammo all'inizio alcune battute politiche. Gli feci un complimento per l'azione di persuasione che aveva svolto all'interno dei gruppi de. Mi rispose: "Davvero, è stato un miracolo". Gli amici che erano presenti se lo ricordano certamente. Se non si compie un'analisi corretta, si vive di fantasie o si è portati a dare la colpa a chi non l'ha». — I primi due mesi del nuovo governo furono assorbiti appunto dal caso Moro. In quello stesso periodo si manifestò per la prima volta in forma vistosa la nuova autonomia di giudizio e di iniziativa del psi. Ancora oggi molti giudicano che fosse stato scelto il momento sbagliato e il modo sbagliato... «Hanno detto e diranno i fatti se la posizione sociali¬ sta era giusta o sbagliata. Dopo la morte di Moro mi sono imposto una linea di riserbo facendo violenza ai miei sentimenti ed a talune mie convinzioni. Intendo attenermi ancora a questa linea di condotta. Oggi veniamo ancora fatti oggetto di polemiche incredibili e sfrontate. Se si vuole riaprire la questione, o se la questione si riaprirà, come è inevitabile, sotto la spinta dei fatti, noi ci assumeremo ancora una volta e per intero la responsabilità delle nostre convinzioni e dei nostri atti conseguenti. La linea cosiddetta della fermezza è stata la linea della demagogia e dell'impotenza». — Questo è appunto il giudizio del psi, ma non delle altre forze della maggioranza. Tuttavia, come lei dice, può darsi che prima o poi il caso Moro si riapra: non in senso giudiziario, purtroppo, perché è più aperto che mai, ma in un senso più generale, più politico. Il psi prenderà delle iniziative? «Quello che mi sento di dire, anzi di ripetere, è che è diffuso un grande bisogno di verità ». — Procediamo nel riepilogo del Settantotto italiano, cioè di questa sua prima parte. Nello stesso periodo della Aldo Rizzo (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Roma. (A. G. F.)

Persone citate: Berlinguer, Bettino Craxi, Craxi, Moro, Zaccagnini

Luoghi citati: Roma