Imprenditori e sindacati del Piemonte giudicano il "rapporto" di Whittome

Imprenditori e sindacati del Piemonte giudicano il "rapporto" di Whittome Prime reazioni alla diagnosi del Fondo Monetario Internazionale Imprenditori e sindacati del Piemonte giudicano il "rapporto" di Whittome TORINO — Abbiamo chiesto a due esponenti del mondo imprenditoriale torinese, Sergio Pininfarina e Walter Mandelli, un parere «a caldo» sul rapporto di Alan Whittome sulla situazione italiana e sulle «ricette» che il Fondo Monetario Internazionale suggerisce al nostro Paese perché siano superate alcune difficoltà strutturali dell'economia. SERGIO PININFARINA, presidente Unione Industriale di Torino: Mi pare che nel rapporto si diano dei giudizi acuti e attenti della situandone italiana e vengano indicate ricette opportune. Occorre però tenere sempre presenti alcuni vincoli peculiari del funzionamento dell'economia in questo nostro sistema produttivo; è emblematica in tal senso l'immediata reazione del sindacato, chepuò essere riassunto nel pregiudizio: «La scala mobile non si tocca». Parallelamente a quanto sostiene il rapporto, credo che si possa avanzare un'ipotesi di superamento dei vincoli congiunturali che consideri la necessità di un disegno di politica economica basata sulla decisa espansione della produzione per sanare, dal lato dell'offerta reale, i molti squilibri che indeboliscono la nostra situazione. Mi riferisco alla ricorrente tensione dei prezzi che si manifesta ogni qualvolta la domanda accelera e alla dannosa forbice salari-produttività. Concordo pienamente sulla necessità di ridurre il tasso di inflazione che risente del peso ormai- travolgente del deficit del settore pubblico. Anche questo peso può essere ridimensionato sulla base di un costante incremento del prodotto nazionale lordo. C'è però un aspetto del rapporto che mi sembra non tener conto sufficientemente dei vincoli della situazione italiana, ladoveaffermache bisogna contenere la liquidità per impedire il deflusso di capitali verso l'estero. Con ciò si sottovalutano quelle che sono state le cause del dannoso fenomeno dell'esportazione di capitali: cioè i differenziali di redditività reale per gli impieghi delle famiglie in Italia e all'estero e il grave vincolismo sull'attività d'impresa che crea il vero ostacolo all'investimento produttivo in Italia. WALTER MANDELLI, presidente Federmeccanica: «Ci fa certamente piacere che anche Whittome riproponga argomenti che autorevoli economisti (come Modigliani) e la Federmeccanica, sostengono da tempo. In realtà l'Italia si trova in una strettoia dalla quale potrà uscire solo adottando i suggerimenti che da qualche anno provengono dal Fondo Monetario internazionale: controllare l'inflazione, attraverso la revisione dei meccanismi di scala mobile, decidere investimenti solo in reiasione a progetti concreti, contenere la spesa pubblica, attuare una politica salariale più credibile. «Sono tutte condizioni interdipendenti: non basta realizzarne una, ignorando le altre. Queste condizionipossono essere spiacevoli per molte categorie, come testimonia l'opposizione sin qui condotta dai sindacati, però se non si accettano le restrizioni suggerite dal Fmi non vi è spazio per attuare quegli investimenti che, come l'edilizia abitativa, possono far aumentare sensibilmente l'occupazione...». Il Fondo monetario non si accontenta più di suggerire drastici tagli alla spesa pubblica e al costo del lavoro, ma entra nel vivo dei meccanismi e spiega al governo come deve comportarsi. Che cosa ne pensano i sindacati? Quali problemi pone? .L'abbiamo chiesto ai responsabili delle Confederazioni piemontesi, una delle regioni più «forti» non solo dal punto di vista economico, ma anche sindacale. FERRUCCIO FERRARI, segretario regionale Uil: «Per quanto ci riguarda siamo contrari a qualsiasi modifica della scala mobile: non è un istituto che provoca inflazione, ma difende i redditi. L'abbiamo già detto, facendo anche controproposte riguardanti la modifica del paniere. Non è però un problema che può essere risolto in maniera meccanicistica, ma in un modo sostanzialmente diverso*. Come? «Esaminando nella sua globalità, con la Confindustria e il governo, il costo del lavoro. La nostra posizione è nota: siamo favorevoli ad affrontare il problema della produttività in tutti i suoi aspetti: dall'utilizzazione degli impianti, ai turni di lavoro, al sabato lavorativo. Anche per il deficit pubblico vanno ricercate soluzioni, sapendo però che c'è anche la possibilità di disincentivare l'occupazione'. MARIO MANFREDA, segretario regionale Cisl: «Lo nostra posizione è chiara; ed è quella costruita unitariamente sia all'Eur sia nell'ultimo direttivo unitario. L'intervento di Whittome, in questo momento delicato, pone certamente dei problemi e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Primo fra tutti il governo con i piani di settore. E su questo terreno il sindacato, in questi giorni, è impegnato in tutte le sue strutture. Questo è il discorso prioritario. Un altro momento, centrale sul costo del lavoro, sarà la costruzione dei contratti, le cui linee portanti sono già state delineate. Sono di estrema responsabilità per il grave momento, ma non possono certo presupporre un cedimento nella strategia sindacale*. Il nodo della scala mobile, insomma, scotta ancora e «Whittome — dice Ferrari — sembra voler seguire la strada più breve, ma anche la più pericolosa: quella che, in fondo, finisce per punire soltanto i lavoratori*. r. e. s.

Persone citate: Alan Whittome, Mario Manfreda, Modigliani, Sergio Pininfarina, Walter Mandelli

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino