Chiuso il caffè San Carlo, chiuderà anche il Motta?
Chiuso il caffè San Carlo, chiuderà anche il Motta? Chiuso il caffè San Carlo, chiuderà anche il Motta? "Questa vita pacata di bisbigli,, Così, nella sua Guida sentimentale, Mario Gromo ricorda il suggestivo bar all'angolo con via Santa Teresa - Con la sua chiusura, legata alla vertenza Venchi Unica, è finito tutto un mondo: finirà anche quello legato all'ex Combi di piazza Castello? « Mi daiquiri en la Florldita, mi mojito en la Bodeguita ». C'è un minuscolo locale, consumato dal tempo, nei meandri più antichi dell'Havana, che mostra con orgoglio questa affettuosa dedica di Hemingway. Per il tradizionale daiquiri, per la bicchierata con gli amici nelle calde serate cubane anche il grande scrittore i dall'avventurosa esistenza aveva i suol ritrovi abituali. Nella vita dei Caraibi che rotola molle e lenta, come in quella più convulsa della Torino moderna e di ogni altra metropoli, il caffè preferito diventa spesso un irrinun¬ ciabile punto di riferimento: di volta in volta salotto, palestra di discussione, teatro di sentimentali « tète-à-tète », o semplicemente meta di rendez-vous. Cosi oggi le saracinesche abbassate del San Carlo e le voci di chiusura del bar Motta di piazza Castello mutano un poco, con la fisionomia della città, anche le abitudini di molti fra noi. Coinvolti nelle grandi vertenze sindacali che interessano migliala di lavoratori della Venchi e dell'Unidal, questi due locali erano insieme simbolo ed eredità dell'evoluzione storica di Torino. An¬ tico splendore ottocentesco nel caffè San Carlo, distrutto durante l'ultima guerra e riaperto quindici anni orsono nel palazzo barocco all'angolo della piazza con via Santa Teresa, un tempo salotto del mondo intellettuale torinese. Strutture moderne con acciaio e cristallo nel dinamico bar Motta che, rimpiazzando nel 1R32 il caffè Combi del grande portiere juventino, ha ospitato dagli anni del boom economico 11 frenetico viavai di una metropoli in espansione. Su quest'ultimo, naturalmente, non esiste letteratura. S'intuisce infègesepurim11ovstepddtml invece che cosa significasse 11 caffè San Carlo per i torinesi leggendo una pagina della «Guida sentimentale » di Mario Gromo pubblicata nel 1929; ed è bello ricordarlo in queste Immagini, mentre ancora non se ne conosce 11 destino: « Queste dolcezze di ori e di smalti, di stucchi e di velluti un po' stanchi: quelle insegne di marmi dorati, questi battenti che, sulle porte trapuntate, prediligono ancora le maniglie d'incertato: come nei politeama di provincia... queste basse poltroncine panciute, dal velluto cremisi, che ti ricordano di quando la massima audacia era nella scelta tra tamarindo e amarena: quella luce elettrica che si attenua nei gran lampadari vetusti... questi specchi che si rimandano l'un l'altro, con verdine trasparenze d'acquario, questa vita pacata in questi bisbigli ». La presenza assidua di molti giovani, nel nuovo San Carlo, aveva trasformato i bisbigli di cinquantanni prima in un brusio più allegro e spensierato: ma tornare in quella sala neo-ottocentesca e nell'attiguo salottino impero era un po' ritrovare, ugualmente, la cadenza lenta di un tempo perduto. Con la crisi economica e la vertenza della Venchi Unica (che aveva assunto la gestione del locale) sono calate anche le saracinesche di un caffè tra 1 più amati dai torinesi. E oggi, attraverso la ventilata chiusura del bar Motta, minaccia di perdersi un altro brandello delle nostre abitudini e dei nostri ricordi. Una « morte » decretata per il 31 luglio, che soltanto un accordo in extremis tra Sldolm e Unidail, lunedi prossimo, potrà scongiurare. In via Roma, agghindata a festa per la Sindone, s! spegnerà un'altra luce? Roberto Reale Il bar «Nazionale» di via Po in una foto del 1853: il locale fu distrutto da un bombardamento durante l'ultima guerra
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