La "buona" moneta metallica scaccia i "cattivi" miniassegni tutti a pezzi

La "buona" moneta metallica scaccia i "cattivi" miniassegni tutti a pezzi La "buona" moneta metallica scaccia i "cattivi" miniassegni tutti a pezzi Molti rifiutano di accettarli, benché le banche continuino a ritirarli - Ma forse la produzione della Zecca non è ancora sufficiente a farli sparire del tutto Accettarli oppure no? L'amletico dubbio, riferito ai mini assegni che a decine di migliaia ancora circolano per Torino, rischiano di sconpigliare i piani piccolocontabili di molti negozianti torinesi. Diciamo « ancora », perché mentre fino a qualche tempo fa i minuscoli e tanto discussi titoli di credito, venivano tranquillamente accettati In tutto 11 Piemonte, ora non piti. O almeno, non più cosi tranquillamente. Torino, la città che ad opera del San Paolo ha visto nascere i primi esemplari di miniassegno e che, a differenza di molte altre città, come Roma o Napoli, ne conta tuttora a migliala (al punto che qualcuno ha ipotizzato un Improbabile riflusso del titoli qui, dal lontano Meridione, dove non venivano più incassati) comincia ora a rifiutare questo sostituto di circolazione divisionaria, simbolo tattile di un'incredibile inefficienza amministrativa e al tempo stesso di una vivida fantasia bancaria. Perché anche qui, dopo Roma e Napoli, il et gran rifiuto »? « Più che altro per una forma di psicosi collettiva — dicono al San Paolo, la "storica zecca" dei miniassegni —, nulla infatti è cambiato rispetto a qualche giorno fa, tranne che per molti assegni si avvicina la scadenza triennale prevista dalla legge. Noi continuiamo ad accettarli — dicono ancora al San Paolo —, i nostri e quelli altrui ». « A priori non li rifiutiamo — dice anche la Cassa di Risparmio, che non ha mai emesso mini assegni neanche attraverso l'Iccri (l'Istituto delle Casse di Risparmio Italiane) che per conto del grande istituto di credito torinese emette i "circolari" —. Cerchiamo comunque di accettare solo quelli che ci portano i nostri clienti e correntisti ». La Cassa tratta cioè i miniassegni né più né meno come ogni banca tratta gli assegni « normali » emessi dalle altre: non 11 paga, se chi li presenta all'incasso non è ir conosciuto » o cliente o correntista. Se le banche, quindi, che sono le naturali destinatarie dei famigerati mlnlassegni, sostanzialmente continuano ad accettarli, perché non dovrebbero più farlo 1 negozianti di Torino? C'è innanzitutto la questione dell'usura. Dopo anni di circolazione vorticosa, 1 fiammanti biglietti di carta filigranata si sono ridotti a brandelli, e in questo caso la banca si rifiuta di prenderli. E' poi entrata in vigore in questi tempi una legge non scritta, ma contrarla a quella di Gresham ben nota dell'economia, per cui « la moneta cattiva scaccia quella buona ». Le monete di metallo (la moneta « buona ») che finalmente stanno cominciando a circolare anche a Torino, scacciano I mlnlassegni considerati moneta « cattiva », ridotti come sono dal tempo e dall'usura, o perché sono emessi da privati e non dallo Stato, o peggio, perché corrono II rischio di essere falsificati. Il « gran rifiuto » che moltissimi commercianti stanno ora facendo a Torino, non è del resto condiviso proprio dal presidente della loro Associazione, Gandinl: « I mlnlassegni sono stati un ponte utilissimo tra le sponde della nostra attività commerciale da un lato e l'inefficienza statale dall'altro. I negozianti di Torino — dice Gandinl — fanno male a rifiutare i miniassegnl dei loro clienti perché il diniego comporta una reazione negativa nel consumatore che torna a svantaggio dell'esercente ». Il presidente dell'Associazione commercianti auspica addirittura che le banche, che per un tacito accordo hanno interrotto l'emissione di assegni, riprendano a stamparli finché la situazione non sia ristabilita. Una preoccupazione travaglia Infatti Gandinl: l'afflusso di milioni di persone per l'ostensione della Sindone: « Se la mancanza di monete continua — dice il presidente — vi immaginate l'imbarazzo dei visitatori e dei negozianti? E' vero che non diamo un bello spettacolo di noi agli stranieri ricorrendo a queste "quasi zecche" private, ma il nulla è peggio di una brutta figura ». Le considerazioni di Gandinl appaiono tuttavia pessimistiche: si ammette infatti concordemente in diversi ambienti che le monetine inviate da Roma comincino effettivamente a circolare. Il fantomatico « treno degli spiccioli » da Roma è arrivato anche qui.