La visita di Carter in Germania di Tito Sansa

La visita di Carter in Germania La visita di Carter in Germania (Segue dalla 1' pagina) de Berlino, all'altezza del Potsdamerplatz. Negli Anni Trenta era questo il quadrivio più animato del continente europeo, oggi è uno squallido angolo di terra battuta, con una zona minata, cavalli di frisia, fossati anticarro, torrette di mitragliatrici, l'interminabile « muro ». Per renderlo meno opprimente, nella notte squadre di operai della Germania comunista l'avevano dipìnto di bianco, cancellando scritte di estrema destra e di estrema sinistra. Durante il « town meeting » nella sala dei congressi di Berlino Ovest (costruita con capitale americano) Carter ha risposto a ventitré domande diverse. Quasi tutte riguardavano il problema specifico di Berlino città divisa, Jimmy Carter ha capito (come ha ammesso alla fine) ciò che sta a cuore alla popolazione della città divisa, molto meglio di quanto non avesse compreso finora da informazioni di seconda mano. Ha capito di trovarsi in un'isola, nell'avamposto dell'Occidente, in una città nella quale, come in nessun altro posto, il confronto tra libertà e oppressione, tra democrazia e dittatura, è quotidiano, diretto, epidermico. Rispondendo alle diverse domande che riguardavano Berlino e il tema preferito dal Presidente americano — quello della distensione — Carter ha sempre detto di impegnarsi per la libertà, ha dovuto tuttavia ammettere di non essere in grado di fare alcunché di concreto per i dissidenti che vengono perseguitati nei Paesi dell'Est europeo. Interessante è stata poi la risposta alla domanda di un'anziana signora la quale voleva una sua valutazione sull'eurocomunismo. « Anzitutto devo premettere — ha detto Carter sorridendo — che mi auguro che il comunismo rimanga il più piccolo possibile. Premesso ciò, ammetto di avere fiducia nella capacità di giudizio degli uomini liberi nelle società libere. Abbiamo visto in Italia, in Francia e in Spagna che alle elezioni la gente prende le decisioni che ritiene giuste. Possiamo affrontare il comunismo nelle democrazie, sviluppando le democrazie stesse, prendendoci cura di coloro che soffrono, creando insieme un mondo migliore, mediante la collaborazione politica, economica e anche militare, per superare le differenze esistenti ». Carter ha poi aggiunto: «In Francia i più duri critici ai processi contro i dissidenti nell'Unione Sovietica sono stati i comunisti. Non vogliamo che il comunismo diventi più grande. Debbo però dire che l'eurocomunismo non appartiene alla struttura monolitica del sistema sovietico. Vi è la speranza che i buoni influssi di questi comunisti europei avranno effetti ». Il pubblico berlinese ha applaudito. « Ho capito i problemi di voi berlinesi », ha concluso Carter, prima di andare nel centro di Berlino, sul famoso Kurfuerstendamm, dove centinaia di migliaia di berlinesi lo hanno applaudito con frenesia. Un trionfo, non solo per il Presidente americano, ma anche per Helmut Schmidt, in piedi accanto a lui nella vettura corazzata. Le difficoltà del colloquio politico ed economico che si ripresenleranno forse stamattina al vertice economico di Bonn sembravano dimenticate. Forse lo sono davvero, grazie all'abbraccio dei tedeschi all'ospite della Casa Bianca. Tito Sansa Wiesbaden. Mentre Carter parla alle truppe della base statunitense di Erbenheim, la piccola Amyj annoiata dai discorsi di papà, chiacchiera sotto il podio con la bimba di un militare americano che timorosa stringe la sua caramella (Telefoto Ansa)

Persone citate: Helmut Schmidt, Jimmy Carter