Trento: drammatica notte di paura per una "nube tossica" sulla città

Trento: drammatica notte di paura per una "nube tossica" sulla città Per l'esplosione di un deposito di barili di sodio Trento: drammatica notte di paura per una "nube tossica" sulla città Dopo le 22 di venerdì, durante un violento temporale, la pioggia ha allagato una fabbrica di piombo tetraetile L'acqua, a contatto coi barili di sodio, avrebbe provocato un forte incendio - La città è stata subito coperta da un "fungo" - Per molte ore si è temuto il peggio: fare sgomberare interi quartieri - Poi, all'alba, il cessato pericolo TRENTO — Trento ha trascorso una notte d'incubo. Durante un violento temporale, è scoppiato un incendio in un deposito di barili di sodio alla « Sloi », una fabbrica di piombo tetraetile impiantata in periferia: fiamme altissime, o una gigantesca nube tossica che s'è distesa sulla città. Per ore si è vissuti in uno stato di emergenza, si è persino presa in considerazione l'eventualità di uno sgombero totale della popolazione. E' stato un groviglio di telefonate ai centralini dei vigili del fuoco, della polizia e dei carabinieri, mentre le autorità sanitarie si consultavano e la gente sbarrava porte e finestre. Poi, verso l'alba, l'allarme è rientrato, la nuvola s'è sfrangiata sotto la spinta della brezza. Nella tarda mattinata, pareva che ogni residuo di pericolo si fosse dissolto. Si avanza l'ipotesi che il rogo sia stato provocato da un fulmine. Ma qualcuno ritiene più probabile che il disastro sia dovuto ad una reazione chimica prodotta dalla pioggia: invadendo lo stabilimento, l'acqua avrebbe raggiunto i 200 barili allineati nel deposito, l'idrogeno avrebbe « bruciato » il sodio: una esplosione, fiammate che raggiungevano una temperatura di quasi 800 gradi. Poi, il levarsi del « fungo », composto da idrossido di sodio, che ha messo la città sotto una cappa di paura. Ancora una volta, si mostra drammaticamente il rischio che deriva per l'intera Trento dalla « Sloi », un'industria che è già stata sottoposta a tre processi, per omicidio colposo e lesioni gravi: quelle vicende giudiziarie rievocavano la tragedia di una decina di operai inesorabilmente intaccati dalle esalazioni del piombo tetraetile, di altri per i quali le intossicazioni avevano avuto pesanti conseguenze. Adesso la gente definisce questo stabilimento sinistramente: la « fabbrica della morte ». L'altra notte altra angoscia per la minaccia proveniente dalla «fabbrica della morte». Poco prima delle 22, s'abbatte sulla città un furioso tem- porale. Gli scrosci invadono le strade, qua e là si formano piccoli torrenti, in periferia e verso la campagna. Il capannone della « Sloi » dove c'è la fila di barili di sodio è in breve allagato. E qualche istante dopo che il diluvio è cessato, si alzano dallo stabilimento le prime impressionanti fiammate. Vien dato immediatamente l'allarme, accorrono i vigili del fuoco con ogni mezzo. Si vede subito il pericolo che incombe sulla città: ampie spirali formano la nube tossica. Dapprima il nuvolone sembra spostarsi verso il fondovalle, poi è risospinto indietro. Cessato il vento, resta immobile sopra Trento. Davanti alla fabbrica in preda al rogo, si radunano centi¬ nntlltpbnrtdlbj S| vi lj èi mI dma naia di persone, che non sanno ancora del velo inquinante che va stendendosi sulle loro teste. In pochi minuti, la gente della zona circostante lo stabilimento avverte i primi effetti dell'esalazione: bruciore agli occhi, irritazione delle prime vie respiratorie e della pelle. Molti si rintanano in casa, e tempestano di telefonate i comandi delle forze dell'ordine. Altri abbandonano i propri alloggi, j Si dice, fra l'altro, che la nu| vola intacchi la vernice deli le auto: così, in diverse vie, j è un febbrile rimuovere di i macchine lasciate in sosta. Di fronte all'enorme incenI dio della « Sloi », ci sono momenti di estrema tensione anche per i pompieri, mentre si attendono rinforzi da Bttvvlspfsbdrpdrtcps Bolzano e da Rovereto. I getti degli idranti, evidentemente, non farebbero che aggravare la situazione, e intanto va aumentando il rischio che l'incendio raggiunga i depositi di piombo tetraetile, un prodotto che viene impiegato come additivo nelle benzine. Il comandante dei vigili del fuoco di Trento, Salvati, risolve infine l'angoscioso problema: decide di sequestrare due cisterne cariche di polvere di cemento, di una ditta poco lontana dalla «fabbrica della morte». Sotto le valanghe di polvere di cemento, il rogo va lentamente attenuandosi, viene circoscritto. Ma cala, in gran parte della città, il velo di sostanza tossica. Qualcuno la scambia per leggera foschia, e non vi fa gran caso. Ma le autorità di Trento sono in allarme: ci sono febbrili consultazioni, si va a chiedere il parere dei medici, e a un certo momento ci si domanda se non sia il caso di predisporre uno sgombero completo. Verso ieri mattina, con il disperdersi della nube, mentre l'incendio allo stabilimento è quasi completamente domato, la tensione si allenta. Non esistono, a quanto sembra, pericoli di altri danni alle persone. E non si sono registrati, per fortuna, ricoveri in ospedale per effetto delle esalazioni. Qualcuno ha invece dovuto ricorrere alle cure dei medici perché in stato di choc. Ieri mattina, le autorità sanitarie ripetevano che la situazione era sotto controllo e che non c'era motivo perché si destassero altri allarmi. Nel palazzo della Provincia, s'è tenuto un «vertice» cui hanno preso parte il presidente della giunta Grigolli, il dottor Franciosi, del laboratorio chimico, l'ingegnere capo Armani, il comandante dei vigili del fuoco, il medico provinciale Riccamboni. A quanto ci riferiscono, si stanno effettuando prelievi nelle acque dell'Adige, si sono esaminate ripetutamente le bocche degli impianti di depurazione degli acquedotti. Secondo gli esperti non sorgerebbero preoccupazioni. «Alla diga di Mori, ad esempio — dice uno di loro —, non è venuto a galla nessun pesce, segno che il fiume, in piena in questo periodo, ha smaltito la pioggerella di idrossido di sodio». Dopo una notte drammatica, l'ansia sembra dunque svanire. Ma, mentre la procura della Repubblica apre un'inchiesta, resta l'inquietudine per quello stabilimento che sta alle spalle della città: è bastato un temporale per mettere in affanno tutta Trento. «Io credo — dice il medico provinciale — che guanto è accaduto stanotte sia come un rintocco di campana a morto per quella fabbrica». Giuliano Marchesini Trento. Vigili del fuoco davanti all'ingresso dello stabilimento Sloi (Telefoto Ansa)

Persone citate: Armani, Franciosi, Giuliano Marchesini Trento, Salvati, Trento ? Trento

Luoghi citati: Bolzano, Mori, Rovereto, Trento