Tra Egitto e Israele riparte il negoziato di Igor Man

Tra Egitto e Israele riparte il negoziato Dopo l'incontro Sadat-Weizman in Austria Tra Egitto e Israele riparte il negoziato Che cosa dicono gli ultimi "piani" del Cairo e di Gerusalemme Improvvisamente la macchina del negoziato si è sbloccata, proprio quando sembrava che non fosse più possibile uscire dall'impasse, Non più tardi di qualche giorno fa il settimanale egiziano Ottobre rivelava che Sadat si sarebbe rifiutato di ricevere Dayan al Cairo, dichiarando di non volersi « mai più » incontrare con Begin o con « i suoi emissari ». Eccolo, invece, il Raiss, a Vienna per un incontro con Peres, capo dell'opposizione israeliana, e ancora, giovedì, assistere, a Salisburgo, a un incontro tra il ministro della Difesa egiziano Gamassi e Weizman, ministro della Difesa di' Israele. Giorno 18, infine, Dayan e Kamel, ministro degli Esteri egiziano, si incontreranno a Londra per un « vertice » presieduto dal segretario di Stato americano Vance. Non è tutto: mettendo da parte, una volta tanto, l'arroganza che gli è solita, Dayan in una conferenza stampa dichiara addirittura come a suo avviso esistano « punti di contatto » tra le proposte avanzate e dall'Egitto e da Israele. Non c'è da stupirsi: la storia del Medio Oriente è un susseguirsi di alti e bassi, di momenti di storica euforia (vedi l'inimmaginabile viaggio di Sadat a Gerusalemme nel novembre scorso) e di acuto pessimismo. E così come le guerre sono sempre scoppiate all'improvviso, forse un giorno la pace « scoppierà » quando meno ce l'aspetteremo. E' chiaro, a questo punto, come alla vigilia del vertice di Londra nessuno se la senta di stilar pronostici, nonostante l'aria di buona volontà che sembra spirare un po' da tutte le parti. Si può solo tentar di inquadrare gli argomenti che verosimilmente verranno posti sul tappeto a Londra. Esiste un « piano » israeliano in 26 punti, di cui tutti parlano ma che pochi conoscono nei suoi termini esatti. Esistono proposte egiziane in sei punti, avanzate il 5 luglio. Sia il « pia- no » che le « proposte » sono stati respinti vicendevolmente. E tuttavia è su questi due documenti che si lavorerà a Londra e, forse, se il barometro volgerà al bello, a EI Arish in un tempo successivo. Il « piano » israeliano in realtà non è un vero e proprio piano di pace, riguarda essenzialmente il problema della Cisgiordania e di Gaza, (Ma non si può arrivare alla pace se non si sblocca questo problema, non fosse altro perché investe in pieno la cosiddetta questione palestinese). Quello che per praticità chiameremo il « piano Begin », non chiarisce cosa avverrà dopo i cinque anni di autonomia amministrativa proposti per la Cisgiordania, definita coi nomi biblici di Giudea e Samaria (per motivi negoziali secondo gli uni, per affermare anche polemicamente un principio, secondo altri). Aldilà della sgradevole insistenza nel chiamare con gli antichi nomi ebraici territori arabi, abitati in maggioranza da arabi palestinesi, secondo gli Igor Man (Continua a pagina 2 in settima colonna)

Persone citate: Begin, Dayan, Peres, Sadat, Weizman